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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Pestaggio nel carcere di Foggia: le reazioni, dai commenti di condanna al tentativo di giustificare le azioni violente

Le dichiarazioni rispetto al pestaggio dell'11 agosto 2023 avvenuto nel carcere di Foggia nei confronti di due detenuti, per il quale sono astati arrestati dieci agenti della polizia penitenziaria

Sulle violenze avvenute nel carcere di Foggia e l'arresto (ai domiciliari) di dieci agenti della polizia penitenziaria, tra cui un ispettore e una vice ispettrice, non sono mancate le reazioni del mondo politico (pochissime) e i commenti di qualche sindacato (pochi). Sulla questione si sono espressi i radicali e Antigone. 

Maurizio Turco e Irene Testa, segretario e tesoriere del Partito Radicale, hanno evidenziato come "il sovraffollamento strutturale, i malati psichiatrici e non, ristretti e non curati adeguatamente, il carcere preventivo, gli ergastoli bianchi, i tanti, troppi suicidi, i pestaggi, come quello di Foggia, sono la cifra della strage di diritto e di vite umane che si consuma nelle carceri italiane. Strage che è di Stato, nelle mani del quale le persone detenute e detenenti sono affidati”.

Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, in merito alle torture, ha sottolineato come si tratti dell'ennesimo caso emerso nelle cronache da quando, nel 2017, è stata approvata la legge che punisce i torturatori, "che ha aiutato a superare quel clima di impunità che, troppo spesso, si registrava. Sono diversi gli agenti penitenziari in questo momento indagati, imputati o già condannati nei primi gradi di giudizio per tortura". 

Gonnella ha lanciato l'allarme rispetto all'eventuale modifica dell'attuale legge, come il Ministro della Giustizia Carlo Nordio avrebbe dichiarato e ribadito essere nelle sue intenzioni e in quelle del Governo: "Tutte queste indagini e processi potrebbero saltare. Per questo difenderemo strenuamente l'attuale impianto normativo".

"Questi casi si inseriscono in un clima che in alcune carceri è sempre più teso a causa della crescita del sovraffollamento e una popolazione detenuta che nel tempo sta cambiando sempre di più e richiede una gestione che gli operatori, a causa dell'assenza di aggiornamento professionale e del loro ridotto numero, non riescono a garantire. Per questo crediamo che il Governo dovrebbe impegnarsi urgentemente su questi fronti. Le inchieste nulla tolgono all'impegno di quei tanti operatori penitenziari che si muovono nel solco della legalità e che avrebbero bisogno di una mano per continuare a farlo".

Così il capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra nella commissione Giustizia della Camera, Devis Dori: "Chiediamo di accertare subito le responsabilità dei gravi fatti avvenuti nel carcere di Foggia dove dieci agenti penitenziari sono accusati di tortura per le violenze contro due persone detenute. Un fatto scioccante che fa tornare di attualità anche il tentativo del Governo, confermato dal Ministro Nordio, di rivedere l'attuale legge che punisce il reato di tortura che per noi di Avs non va toccata. Sarebbe un segnale devastante di impunità e tolleranza verso crimini insopportabili".

Sulla vicenda è intervenuta la depurata del Movimento 5 Stelle Carla Giuliano, componente della commissione Giustizia della Camera: "Quanto sarebbe accaduto nel carcere di Foggia è grave e inquietante, è indispensabile che si faccia piena chiarezza per accertare fatti e responsabilità, parliamo della violazione di diritti fondamentali della persona, che devono essere sempre sacri e intoccabili".

La pentastellata di San Severo ha aggiunto: "La faccenda assume ulteriore gravità dal momento che, secondo l'accusa, gli indagati avrebbero anche tentato di nascondere le loro responsabilità falsificando atti d'ufficio. Per questo motivo viene contestato loro anche l'abuso d'ufficio, quel reato che secondo Meloni e Nordio è inutile e da cancellare al più presto".

"Il carcere di Foggia è una realtà particolarmente critica, con una grave carenza di organico della Polizia Penitenziaria e con una tipologia di detenuti estremamente problematici, forse questa grave vicenda giudiziaria sarà utile per destare l'attenzione del Governo, che fino a ora si è solo distinto per chiacchiere e per aver rivendicato gli investimenti in assunzioni fatti dai governi precedenti".

Non si è fatta attendere l'osservazione della senatrice dell`Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi: "Atti falsi, minacce e promesse di ritorsione. Gli anni passano ma la cultura ed i metodi restano sempre gli stessi. E sempre ai danni dei più deboli. Ma anche ai danni della Polizia Penitenziaria. La storia terribile dei dieci agenti della Polizia penitenziaria, accusati di tortura per le violenze contro due detenuti, sarebbe potuta rimanere, come tante altre, coperta dal silenzio.

Dieci persone contro due detenuti inermi. I responsabili hanno creduto di poterla fare franca, forti del senso di impunità delle tante inchieste mai aperte. Invece no. Stavolta a Foggia i magistrati sono intenzionati ad andare fino in fondo nell`accertamento delle responsabilità rispetto a quanto sarebbe accaduto nel carcere di Foggia.

La legge è uguale per tutti. Se mai ce ne fosse bisogno, questa è l'ennesima dimostrazione dell'importanza di aver approvato nel 2017 una legge che punisse la tortura. Le tante inchieste e i tanti procedimenti in corso dimostrano come il reato di tortura sia necessario e non si può modificare.

Il Governo e la maggioranza di destra non pensino di toccare il reato di tortura che punisce gli abusi commessi dai pubblici ufficiali. Sarebbe una cosa gravissima che rischierebbe di ostacolare, se non bloccare, i tanti processi in corso".

Le reazioni dei sindacalisti

Questo il commento di Federico Pilagatti segretario regionale pugliese del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria:

"La notizia degli arresti dei colleghi di Foggia ci ha molto colpito anche se da mesi giravano notizie circa un inchiesta della magistratura. Ci chiediamo a cosa sono serviti gli arresti dei poliziotti se poi hanno tranquillamente lavorato per mesi? Fatti gravi non possono essere scusati in nessun modo se confermati ma saranno i poliziotti a dare la loro versione quando avranno la possibilità di difendersi. Non è il primo caso che dopo il clamore iniziale si sgonfia.

Una cosa comunque ci sentiamo di dire, i poliziotti di Foggia non si alzano la mattina e non vanno al lavoro per picchiare i detenuti e trarne godimento. Chi afferma ciò dovrebbe passare una giornata in carcere per rendersi conto della realtà e del contesto in cui lavorano i poliziotti di Foggia. La correttezza e la professionalità degli stessi è dimostrata anche dagli ultimi ritrovamenti di materiale proibito, droga e telefonini, nonché alcuni arresti.

Noi conosciamo uno per uno i poliziotti arrestati, persone serie con grande esperienza che in trenta anni di servizio hanno ricevuto lodi e complimenti da parte dei detenuti. Purtroppo il clima di violenza presente nel carcere nonché lo stress determinato da 12-16 ore di lavoro al giorno portano in alcuni momenti a perdere la lucidità e fare cose che non si farebbero mai.

"Uno stress voluto dall'amministrazione penitenziaria che costringe un manipolo di poliziotti a gestire oltre 700 detenuti per la metà dei posti disponibili".

"Il Sappe dice basta a questo clima per cui scatta il reato di tortura per ogni evento critico che avviene in carcere anche per difendersi. Siamo vicini ai colleghi arrestati convinto che la verità verrà a galla. Nei prossimi giorni organizzeremo una grande manifestazione silenziosa davanti al carcere di Foggia per far sentire la nostra vicinanza ai colleghi .e per chiedere che si faccia luce al più presto su questa vicenda e su altre che abbiamo denunciato di cui non si è mai saputo nulla".

Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria, dichiara: “Ci risiamo. Ancora presunte violenze nelle carceri e pesantissime accuse nei confronti di appartenenti alla Polizia penitenziaria, che emergono proprio nel giorno in cui il Corpo compie 207 anni dalla fondazione.

Naturalmente, da donne e uomini dello Stato, riponiamo incondizionata fiducia negli inquirenti e auspichiamo che si faccia piena chiarezza sull’accaduto nel più breve tempo possibile, sperando peraltro che gli operatori coinvolti possano dimostrare la correttezza del loro operato. Al di là di quale sarà l’esito della vicenda penale, tuttavia, emergono ancora una volta la totale disfunzionalità del sistema penitenziario e la persistente emergenza mai affrontata compiutamente dalla politica.

Accuse come quelle di Foggia vanificano il sacrificio quotidiano e infangano la straordinaria professionalità di 36.000 donne e uomini del Corpo di polizia penitenziaria che quotidianamente, in sottorganico di 18mila unità, fanno del loro meglio per tentare di garantire la sicurezza dentro e fuori le carceri e costituiscono al tempo stesso l’ultimo e talvolta l’unico baluardo di umanità negli infernali gironi penitenziari, connotati ancora da suicidi (25 detenuti e 3 operatori si sono tolti la vita nel 2024), omicidi, stupri, violenze fisiche e morali, traffici illeciti, sovraffollamento e sofferenze di ogni genere.

"Chi sbaglia va individuato, isolato e perseguito, ma se le indagini per il reato di tortura sono ormai decine e interessano carceri diverse in tutto il Paese con centinaia di agenti indagati, probabilmente, c’è molto di più di qualcosa nell’organizzazione complessiva che non funziona e da correggere",

In altre parole, pur essendo convinti che la stragrande maggioranza degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria coinvolti riuscirà a dimostrare la propria innocenza, appare evidente che vi sia un problema di sistema: o il reato di tortura è costruito male o significa che l’organizzazione complessiva dei penitenziari non regge neppure sotto questo profilo; in tal ultima ipotesi, non si può evidentemente pensare solo alla repressione, ma bisogna prevenire le degenerazioni mettendo compiutamente in sicurezza le carceri, chi vi è ristretto e chi vi lavora, sotto ogni aspetto.

In verità, noi siamo convinti che ricorrano entrambe le circostanze: il reato di tortura è costruito male e l’organizzazione carceraria è pessima.

Al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e al Governo Meloni chiedo di aprire un tavolo di confronto permanente per discutere di riforme, organici, equipaggiamenti, sovraffollamento detentivo e, non ultima, di dotazione di body-cam per riprendere interamente le operazioni di servizio della Polizia penitenziaria, la quale in massima parte non ha nulla da nascondere, ma che continua a essere sovraesposta e vessata dall’inefficacia del sistema”.

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