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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Agente intercettato dopo il pestaggio in carcere: "Non c'è una prova, quel video è stato cancellato..."

Le intercettazioni come prova ulteriore, oltre al video, per dimostrare il pestaggio avvenuto l'11 agosto in carcere e il coinvolgimento di altri agenti della polizia penitenziaria

Un contributo importante ai fini delle indagini sulle aggressioni degli agenti della polizia penitenziaria di Foggia nei confronti di due detenuti, di cui uno invalido, avvenute in una cella e nella stanza telefono del carcere di via delle Casermette, è arrivato dalle intercettazioni, atteso che Flenisio Casiero, uno dei poliziotti penitenziari indagati, alla notifica dell'invito a rendere interrogatorio aveva contattato telefonicamente Massimo Folliero per riferirgli di aver ricevuto la notifica con l'informazione di garanzia, lasciandosi andare a un commento "significativo", che ha consentito di ricondurre, nella vicenda, altri colleghi indagati.

"Siamo solo tre persone, e quegli altri quattro dove sono?"

In quella conversazione entrambi hanno ricollegato la vicenda al pestaggio dei due detenuti. La stessa sera, Giovanni Di Pasqua, l'ispettore che fino a quel momento non era ancora stato menzionato nei fatti oggetto d'indagine, aveva ricevuto una telefonata da parte di una persona che lo invitava a raggiungerlo presso la sua abitazione:. "Probabilmente per quell'episodio che mi hai fatto cenno stamattina...ho sotto mano io l'avviso di garanzia se vuoi venire un po' qui...vieni un po' a casa così parliamo meglio".

Il giorno successivo l'agente Nicola Calabrese, nonostante non fosse ancora menzionato negli atti notificati, telefonava alla stessa persona per chiedergli cosa stesse accadendo. Nel corso della interlocuzione sarebbe emerso il chiaro coinvolgimento degli agenti della polizia penitenziaria nel pestaggio dei detenuti, in considerazione del fatto che Calabrese avrebbe lasciato intendere di aver assistito a qualche scene di violenza: "...e quello là mi sembra che qualche scappellotto se lo è preso...non so da chi forse da Di Pasqua".

Ciò nonostante, sottolinea il Gip, avrebbe utilizzato l'accortezza di mentire anche sulla sua partecipazione alle violenze. nonostante le inequivocabili immagini  registrate dall'impianto si videosorveglianza, "il tutto facendo, tra l'altro, riferimento alla versione già concordata e trasfusa negli atti falsi" scrive il Giudice.

"quello ha visto il fatto del tempo che si apriva la cella ha preso il secchio e lo ha buttato dentro, io così ho letto la relazione, hai capito?",

Calabrese avrebbe ammesso di aver ottenuto dai sanitari delle certificazioni mediche da poter utilizzare per la difesa: "Ma io so che questo qua ci ha fatto il certificato, non c'era scritto niente"

Anche questa conversazione, secondo il Gip, sarebbe emblematica dell'elevato rischio di inquinamento probatorio rappresentato da coloro che si sono messi a disposizione degli indagati per coordinare le difese: "Glielo ho detto come si devono comportare in sede di interrogatorio, io li ho indottrinati bene ora", pur a fronte delle ammissioni dell'utilizzo di violenza dei detenuti e dei depistaggi: "L'elemento del video non c'è perché è stato cancellato, quindi sono delle dichiarazioni che fanno i detenuti a lui e non sono supportate da certificazioni e da niente", e sono giunti persino a formulare ipotesi su chi dei loro colleghi potesse essere stato a denunciarli: "Sicuramente sarà frutto di una relazione che ha fatto lui là". 

Dalla captazione emergerebbe anche il ruolo di Giovanni Di Pasqua nella vicenda, che non solo si sarebbe posto a capo del gruppo della spedizione punitiva, ma avrebbe proposto un unico legale per tutti gli agenti coinvolti. 

"Appare utile rimarcare, da parte di questo giudice....quella frase che a un certo punto Calabrese pronuncia: "E scusa com'è quelli là sono stati così, e chi è che lo ha dato non gli è arrivato niente, com'è? O non si sa?.

Per il Gip quel 'lo ha dato" equivale a dire 'Colui con il quale lo ha percosso".

Il Giudice per le Indagini Preliminari Carlo Protano sostiene che gli interlocutori si siano preoccupati di capire come il Comandante lo avesse saputo e che prove fossero rimaste a loro carico:

"Lui come ha fatto a risalire a questi colleghi? e si vedeva chiaro però poi quel video è stato cancellato il 22 è stato cancellato...non c'è una prova video..stanno le telecamere...che vuoi fare? Non puoi fare niente...non puoi fare assolutamente niente...meno male che quelli le hanno cancellate perché se non cancellavano il video là qualcosa si vedeva mi ha detto Giovanni che lui le ha viste. Lui il 21 o il 22 è andato a consultare le telecamere e ha notato che c'erano delle scene di violenza". 

Hanno screditato l'accusatore: "...e questo potrebbe essere un elemento utile per una buona difesa...hai capito questi fatti che sia psichiatrico che sia labile" e si sono preoccupati che fossero colpiti i veri responsabili: "Ora stai a vedere che chi ha fatto qualche cosa non viene chiamato per niente e noi che non c'entriamo niente che siamo arrivati

Nelle carte dell'inchiesta viene ripresa l'osservazione del Pubblico Ministero, rispetto alla conversazione tra Calabrese e un'altra persona, ovvero che almeno uno dei dottori sarebbe stato indotto dagli indagati ad attestare falsamente l'assenza di lesioni.

I due, dopo essersi rallegrati per la ritenuta assenza dei filmati di videosorveglianza si chiedevano come fosse possibile contestare le lesioni personali nonostante il medico avesse rilasciato in loro favore - "ci ha fatto il certificato", un'attestazione dell'assenza di lesioni

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