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Cronaca San Marco in Lamis

Strage di San Marco in Lamis: per il basista Caterino la pubblica accusa chiede la conferma dell'ergastolo

La sentenza del processo di secondo grado il 15 novembre. Giovanni Caterino era stato condannato all'ergastolo per il suo ruolo da basista nel quadruplice omicidio del 9 agosto 2017 in cui furono uccisi il boss Romito, suo cognato e i fratelli innocenti Luigi e Aurelio Luciani

Mancano pochi giorni alla sentenza del processo di secondo grado in corso di svolgimento presso la Corte d'Assise d'Appello a Bari, a carico di Giovanni Caterino, il presunto basista della strade del 9 agosto 2017 a San Marco in Lamis, quando nell'agguato compiuto al boss Mario Luciano Romito di Manfredonia, furono assassinati anche il cognato Matteo De Palma che era in macchina con lui e i fratelli Luigi e Aurelio Luciani, ritenuti dai sicari testimoni scomodi dell'accaduto. 

Arrestato il 16 ottobre 2018 (guarda il video), secondo la pubblica accusa - che ha chiesto la conferma dell'ergastolo del 30 novembre 2020 - nei giorni precedenti alla strage di mafia e il giorno del quadruplice omicidio, avrebbe pedinato il boss Romito. Tuttavia il manfredoniano si era proclamato sempre innocente. La sentenza il 15 novembre. Il 12 febbraio dello stesso anno era stato vittima di un tentato omicidio per il quale, uno anno dopo verrà arrestato il nipote di Rocco Moretti. I mandanti - come è emerso dalle carte dell'inchiesta Omnia Nostra - sarebbero Matteo Lombardi e Pietro La Torre (continua a leggere).

La vicenda era stata ricostruita tenendo conto delle intercettazioni ambientali, dei tabulati telefonici, delle analisi gps sulla Grande Punto e del percorso tracciato da una quindicina di telecamere (l'approfondimento qui).

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