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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Lo Stato c’è, l’antimafia sociale pure ma non fa ‘Sistema’. Maresca: “Effervescenza è clima di salute”

Il magistrato napoletano autore della cattura del boss Zagaria è stato l’ospite di quello che è stato definito il primo vertice antimafia,  organizzato - in veste di comuni cittadini - da Antonio De Sabato e Antonio Colasanto. Presenti i vertici di Provincia e Comune e i referenti di 'Libera' e associazione 'Panunzio'

A poche ore dalla cattura del boss viestano Marco Raduano e del suo braccio destro Gianluigi Troiano, nonché dell’ufficializzazione del percorso di collaborazione con la giustizia dei fratelli Ciro e Giuseppe Francavilla, le diverse anime e realtà dell’antimafia sociale di Foggia e provincia sono state chiamate a fare il punto della situazione, per 'fotografare' lo stato dell’arte e capire i margini di impegno futuri.

Perché se è vero che lo Stato sta facendo la propria parte nella lotta alla mafia, è altrettanto vero che la ‘rivoluzione’ deve ora passare nelle mani del tessuto vivo della città. “Non dobbiamo limitarci a combattere la mafia, dobbiamo impegnarci per eradicarla dal territorio, dalla nostra testa e dalla nostra cultura”, spiega il magistrato antimafia Catello Maresca, che nella sua carriera ha firmato la cattura del boss dei Casalesi, Michele Zagaria.

Autore del volume ‘Lo Stato vince sempre’, Maresca è stato l’ospite di quello che è stato definito il primo vertice antimafia,  organizzato - in veste di comuni cittadini - da Antonio De Sabato (referente legalità per Aics) e Antonio Colasanto (scrittore). L’incontro, moderato dal giornalista Massimiliano Nardella, direttore delle testate FoggiaToday e BariToday, ha visto in apertura i saluti del presidente della provincia di Foggia e sindaco di Vieste, Giuseppe Nobiletti, e della sindaca di Foggia, Maria Aida Episcopo, ed è proseguito con un confronto - schietto e a tratti anche duro – tra l’autore del volume ‘Favugne. Storie di mafia foggiana’, Federica Bianchi, referente provinciale di 'Libera' e Dimitri Lioi presidente dell’associazione ‘Giovanni Panunzio’.

Il vento dal mare arriva a Foggia | Il punto di partenza del confronto non poteva non essere il risultato raggiunto dalla Squadra Stato con l’arresto eccellente del boss Raduano. “Oggi è accaduto qualcosa di straordinario”, ha spiegato in Nobiletti. “Oggi festeggio questo importante risultato che ha ridato serenità ai viestani e al Gargano, ma festeggio anche il pentimento dei fratelli Francavilla”, precisa. “Quel vento che è partito dal mare, con la costituzione dell’associazione antiracket di Vieste, sta prendendo anche la città di Foggia. E tutto questo è fondamentale per il riscatto del territorio, per cambiarne finalmente la narrazione. Oggi si torna a respirare”, conclude. Con lui c’è anche la sindaca Episcopo che, a due mesi dall’insediamento in Comune, precisa: “La parentesi commissariale ha fatto sì che le paventate infiltrazioni mafiose non sono avvertite. Forse si è capito il contesto, si è compreso che che con la nuova generazione di eletti - parlo di maggioranza e opposizione -  è cambiato il modo di fare e agire”. E passa agli esempi concreti: “A breve faremo dei passi importanti”, anticipa. “Nel prossimo consiglio porteremo la Carta di Avviso Pubblico, che sono certa sarà accolta favorevolmente. Si tratta di un Codice deontologico che ci inchioda e vincola tutti a comportamenti retti. Ma proporrò anche l’adesione alla Stazione Unica Appaltante e, sono sicura, che tutto questo allontanerà ancor di più eventuali occhi invadenti sul nostro agire amministrativo”, continua. Per il Terzo Settore ha preso la parola Cesare Gaudiano, presidente dell’Aics provinciale. Il suo auspicio è comune all’intera cittadinanza: “Che sparisca non solo la mafia, quella dura e violenta, ma anche la mentalità mafiosa, quella per la quale il più forte prevale sul più debole”, precisa.

Mafia e cittadinanza distratta | “Le mafie si sono sviluppate anche secondo la capacità di reazione dimostrata dallo Stato”, precisa il magistrato Maresca, ex candidato sindaco della città di Napoli e attualmente consigliere comunale oltre che giudice civile alla Corte di appello di Campobasso. “Si tratta di fenomeni che vanno combattuti non solo in Tribunale ma anche nelle scuole, come noi proviamo a fare, arrivando anche ai bambini delle scuole elementari, che hanno già una loro sensibilità, spesso una struttura. Cosa facciamo? Cerchiamo di trasmettere loro la cultura antimafia, una forma di cultura che non è quella della legalità (oggi forse anche inflazionata) ma è voglia e necessità di prendere posizione”.

Si è aperto quindi il dibattito tra le realtà del territorio per comprendere, come ha sottolineato il direttore Nardella e come era nelle intenzioni degli organizzatori, “se esistano le condizioni per creare un modello unico di antimafia sociale, ovvero se le varie anime di associazionismo e società civile possano costituire una sola voce, seguendo una formula o un metodo che possa essere più performante e inclusivo”.

E’ Antonio Colasanto, premio ‘Libro scomodo 2023’ dell’Omcom - Osservatorio Mediterraneo Criminalità Organizzata e Mafia della Fondazione Caponnetto, a portare sul tavolo le difficoltà di chi vuole contribuire alla causa evidenziando possibili criticità del sistema attuale. E guardando al percorso che ha portato al recente scioglimento per mafia del Comune di Foggia ha spiegato: “Credo sia mancato il ‘filtro’ che il sistema di antimafia sociale doveva operare in via maieutica tra società e istituzioni coinvolte”, aggiungendo che, a suo modo di vedere, “la logica della memoria è fondamentale sì in questa città, ma non può essere l’unico strumento per arrogarci il ruolo di filtro società e istituzioni. Serve altro, serve un osservatorio per fare il punto su situazioni che restano rarefatte”. Tutto questo, secondo Colasanto, avrebbe creato “una faglia nel sistema, un distacco e non una cooperazione verso il fine comune. Al fine di commemorare le vittime non si può prescindere dai nomi dei carnefici”, ha concluso.

La memoria attiva e la retorica della rete | L’intervento ha chiamato in causa i referenti delle associazioni ‘Libera’ e ‘Giovanni Panunzio’, nonostante la premessa del moderatore: “Questo tavolo di confronto non vuole essere un processo all’antimafia, ma alla mafia”. Sia Bianchi che Lioi respingono l’idea di un modello unico. “Il sistema antimafia non esiste e non so cosa voglia dire”, spiega Bianchi. “Libera è una rete di singoli e associazioni che mette insieme volontari, e non ha un modello univoco semplicemente perché è espressione dei vari volontari che sono diversi ovunque. Quello che facciamo, avviene senza clamore agendo nei quartieri ‘a rischio’, provando a pungolare le istituzioni e mettendo in campo attività che consentano di declinare il nostro impegno e i nostri valori. Alla base del nostro impegno c’è la memoria, e tutto quello che i familiari delle vittime di mafia ci hanno insegnato. E’ la memoria che ci deve proiettare verso il futuro, con i piedi ben saldi nel presente. Non siamo dei nostalgici", puntualizza. "Il nostro obiettivo – conclude – è rendere la comunità davvero libera”.

Più piccato è stato l’intervento di Lioi: “Io la memoria la faccio e la rivendico. E deve essere un esercizio di memoria attiva, rompiscatole”, puntualizza. “Mi sembra di essere incappato in un discorso circolare dove quello che si deve dimostrare viene messo in premessa. Personalmente aborro l’idea di un modello unico e di un sistema unitario. Basta con la retorica del fare rete: io decido di fare rete nel momento in cui sento di poter condividere obiettivi, metodi e modelli. Non è una scelta, è un processo”. 

L’associazione ‘Panunzio’ è una realtà piccola, siamo quattro gatti. Ma ci siamo posti un obiettivo folle: fare domande, cercare risposte. Chiedere e scavare, ad esempio, il perché dell’omicidio Marcone, il perché dell’omicidio Panunzio. Chi ha potuto gestire un omicidio così complesso, quale può essere stata la regia” puntando il dito, più che alla cittadinanza distratta, a quella cieca e sorda. 

L'elaborazione del lutto e il 'Sistema buono' | “Siamo in piena fase di elaborazione del lutto, dopo lo scioglimento per mafia”, ha spiegato Antonio De Sabato. “Dirò una cosa che può sembrare impopolare, forse, ma dopo un lungo periodo di ‘sospensione’ derivante anche dal Covid, mi mancava il conflitto, il confronto anche aspro: è indice di una società che vuole andare a fondo. È nel silenzio che si generano i mostri e oggi invece vedo una città che ha deciso di non delegare agli altri la lotta alla mafia”. Sul punto si è ricollegato l’assessore comunale alla Legalità Giulio De Santis, che ha anticipato la volontà di “creare un cartellone variegato di iniziative per parlare di legalità e cultura alla legalità”.

“L’effervescenza è clima di salute”, ha chiosato il magistrato Maresca. E congedandosi dall’incontro ha suggerito: “Siamo tutti dalla stessa parte e dobbiamo essere in grado di creare un sistema buono contro quello cattivo. Sarà la nostra capacità di ‘fare sistema’ a segnare la risposta contro il malaffare”, conclude.

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