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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Tentato omicidio al boss Roberto Sinesi: stretto il cerchio su un uomo al 41 bis

Il fatto risale al settembre 2016, quando il boss, in auto con figlia e nipote di 4 anni, furono sorpresi da una sventagliata di colpi esplosi con un kalashnikov e una pistola semiautomatica 9x21

Svolta nelle indagini per l’agguato al boss Roberto Sinesi, avvenuto nel 2016, al Rione Candelaro, durante il quale rimasero feriti anche la figlia e il nipotino. Questa mattina, i carabinieri del Nucleo  investigativo del Comando provinciale di Foggia hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, a carico di Giuseppe Albanese (leggi chi è), attualmente detenuta al regime penitenziario differenziato del 41 bis, ritenuta – allo stato del procedimento – gravemente indiziata dei gravi reati di tentato omicidio plurimo e pluriaggravato dal metodo mafioso e al fine di agevolare la compagine criminale del clan Moretti-Pellegrino-Lanza, porto illegale di armi da fuoco, anche da guerra, e ricettazione.

In particolare, gli investigatori dell’Arma, nell’ambito delle complesse e prolungate attività d'indagine svolte su diretto coordinamento della Dda di Bari, sono arrivati a un’importante svolta nel violento tentato omicidio di matrice mafiosa dello storico capo clan Roberto Sinesi,  al vertice della batteria 'Sinesi-Francavilla', avvenuto in pieno giorno, a Foggia, al Rione Candelaro, il 6 settembre 2016, mentre lo stesso si trovava in auto con la figlia Elisabetta e il nipotino all’epoca di soli 4 anni.

Nonno e nipote rimasero feriti nella sventagliata di colpi di arma da fuoco, esplosi con un fucile d’assalto AK 47, un kalashnikov, e una pistola semiautomatica calibro 9mmX21, utilizzando un’autovettura di provenienza illecita, così come ricostruito in maniera certosina attraverso un sistema integrato d'investigazioni tradizionali e tecniche, nonché il qualificato contributo di alcuni collaboratori di giustizia interrogati dalla Dda di Bari.

Sempre in quella circostanza, come incontrovertibilmente stabilito da una recente sentenza passata in giudicato dopo il pronunciamento della Suprema Corte di Cassazione, Sinesi rispose al fuoco contro i killer di questo agguato sempre di matrice mafiosa, sparando verso di loro diversi colpi con un’arma, che in quel momento portava illegalmente al seguito, motivo per il quale è appunto condannato a 5 anni di reclusione.

Secondo quanto riscontrato dagli inquirenti nella fase delle indagini preliminari, la violenta azione è ragionevolmente da inquadrare nel solco della nota guerra di mafia, risalente al 2015-2016, tra l’altro mai sopita, tra le batterie della Società Foggiana, nell’ambito delle complesse dinamiche criminali del capoluogo riguardanti il controllo egemonico del territorio e delle relative attività illecite, principalmente nell’ambito dello spaccio di sostanze stupefacenti e delle attività estorsive.

Lo scorso 2 scorso marzo, lo ricordiamo, a Nettuno già un altro nipote minorenne di Roberto Sinesi, il 15enne Mario Francavilla, è rimasto gravemente ferito, insieme al padre Antonello, in un altro agguato di matrice mafiosa, per il quale, a seguito di mirate indagini di magistratura e forze dell’ordine, sono poi conseguiti altri provvedimenti cautelari.

"Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e Carabinieri del Nucleo Investigativo di Foggia hanno così dato, ancora una volta, una determinante risposta - in termini di legalità e sicurezza - su un grave fatto di sangue riconducibile alle composite e pluriennali dinamiche delittuose delle batterie dell’associazione a delinquere di tipo mafioso nota come “Società foggiana”, come pacificamente riconosciuto da plurime sentenze giudiziarie già passate in giudicato".

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