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Il portiere sbaglia, Ogunseye ringrazia: primo atto al Foggia, battuta la Juve

Termina 2-1 la gara di andata della semifinale di Coppa Italia. Rossoneri avanti al 4' con carambola Huijsen-Ogunseye; al 21' il pari per i bianconeri di Poli. Nella ripresa, l'estremo difensore Raina sbaglia il rinvio e regala a Ogunseye il gol del 2-1

La speranza è che al ritorno il Foggia sia più attento in difesa e cinico avanti. La ricetta per difendere il piccolo vantaggio costruito tra le mura amiche. Vince la squadra di Gallo, con un po' di fortuna (specie per il regalo del portiere bianconero in occasione del secondo gol) e con molti più rimpianti per le tante occasioni (potenziali ed effettive) non capitalizzate nella seconda frazione. Bene la Juventus Next Gen solo nel primo tempo, durante il quale la formazione di Brambilla si è fatta preferire per qualità del palleggio e bontà di idee. Nettissimo, invece, il calo nella ripresa.

PRIMO TEMPO - Fa freddo allo ‘Zac’, per tutto il prepartita piove anche, prima che il cielo si rassereni. L’auspicio dei presenti è che la partita contribuisca a rasserenare anche gli animi della squadra di Gallo. Senza Rizzo e Kontek, il tecnico rossonero decide di lanciare dal 1’ Rutjens. È lui il braccetto sinistro, con Leo a presidio del versante opposto e Di Pasquale di nuovo al comando della retroguardia. Per il resto, uomini annunciati. Brambilla sposa lo stesso modulo, anche se l’interpretazione è assai differente. La Juve prova ad arrivare dalle parti di Nobile sempre attraverso un palleggio prolungato che si velocizza quando la sfera rotola sulla trequarti avversaria. Possibile, quando si schierano due giocatori offensivi come Iocolano e Sersanti mezzali. Davanti, c’è il solo Pecorino a esplorare l’intera area di rigore per aprire spazi agli inserimenti dei compagni, perché Sekulov gli orbita alle spalle, trequartista a tutto campo e ‘molestatore’ di Petermann. Alla fine dei conti, volendo giocare con i numeri, quello della Juve è un 3-1-4-1-1, perché il direttore d’orchestra Barrenechea agisce davanti al terzetto arretrato e una decina di metri alle spalle delle due mezzali. Sulle fasce Mulazzi e Ake spingono e parecchio, il che è un problema per i quinti del Foggia. Perché la Juve concede spazi che i satanelli non riescono a sfruttare a dovere e attaccando con il numero necessario di uomini. Il vantaggio rossonero, infatti, nasce quasi per caso: un lancio lungo pesca Peralta sulla linea del fuorigioco, l’ex Ternana calibra un cross birichino, sul quale Huijsen arriva prima di Ogunseye, ma tirandogliela addosso, cagionando una letale carambola. La Juve non perde lucidità e tranquillità: continua a esercitare dominio sul possesso e a professare i propri concetti. Il caso vuole che il pari arrivi su calcio piazzato (imperiosa incornata di Poli, su perfetto cross di Iocolano, sugli sviluppi di un corner) e non al termine di una delle tante azioni imbastite. Il canovaccio del match resta il medesimo fino alla fine della frazione. Il Foggia sta basso, anche troppo, trovando raramente i tempi giusti per le ripartenze oltre alla qualità delle scelte. Il solo Ogunseye prova a destreggiarsi, alternando buone giocate ad anticipi subiti con troppa passività; Schenetti si accende pochissimo, mentre Petermann si scopre improvvisamente impreciso nei suggerimenti. Dall’altra parte la Juve crea qualche grattacapo, anche se i brividi più grossi il pubblico li prova sui disimpegni di Rutjens, molto più a suo agio sulle palle alte.

SECONDO TEMPO – Al di là della clamorosa topica di Raina, che regala a Ogunseye il più facile dei gol, nella ripresa si vede un’altra Juve. Il calo della squadra di Brambilla è evidente sin dalle prime battute e diventa lapalissiano dopo il raddoppio rossonero. Ed è forse in quella fase del match che si consumano le colpe dei rossoneri, incapaci di sferrare il colpo che metterebbe definitivamente k.o. gli avversari, per non parlare del peso specifico in ottica ritorno. Peralta ha sul sinistro per due volte la palla del tris e se sulla prima conclusione – al termine di un pregevole uno-due con Ogunseye – incide la posizione sfavorevole, sulla seconda calcia a colpo sicuro centrando in pieno Iocolano appostato al centro della porta. De Graca e Compagnon sono le prime scelte in corsa di Brambilla, che poi si affiderà anche a Turicchia, Savona (per l’infortunato Poli) e Besaggio. Le minori risorse offerte dalla propria panchina, consentono a Gallo di cambiare solo il duo d’attacco (dentro Iacoponi e Beretta) e Schenetti (dentro DI Noia). Con i ritmi più bassi e le squadre sempre più lunghe, il Foggia avrebbe altre potenziali occasioni, ma viene a mancare la lucidità nella scelta finale. Il che finisce per essere una buona notizia solo per la Juve.

FOGGIA (3-5-2) Nobile; Leo, Di Pasquale, Rutjens; Garattoni, Schenetti (31’st Iacoponi), Petermann, Frigerio, Costa; Peralta (31’st Di Noia), Ogunseye (34’st Beretta). A disposizione: Illuzzi, Dalmasso, Sciacca, Peschetola, Battimelli, Odjer, Capogna. Allenatore: Gallo

JUVENTUS NEXT GEN (3-5-2) Raina; Riccio, Poli (28’st Savona), Huijsen; Mulazzi, Sersanti, Barrenechea, Iocolano (34’st Besaggio), Ake (28’st Turicchia); Sekulov (21’st Compagnon), Pecorino (21’ De Graca). A disposizione: Daffara, Zelezny, Savona, Nzouango, Zuelli, Cudrig, Verduci, Bonetti, Lipari, Ntenda, Palumbo. Allenatore: Brambilla

Arbitro: Cavaliere di Paola

Assistenti: Bartolomucci di Ciampino – Monaco di Termoli

Quarto ufficiale: Ubaldi di Roma 1

Marcatori: 4’pt Ogunseye (F), 21’pt Poli (J), 9’st Ogunseye (F)

Ammoniti: Costa (F), Beretta (dalla panchina) (F), Barrenechea (J), Garattoni (F), Frigerio (F)

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