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Domenica, 28 Aprile 2024
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Gaetano Fania, l'interprete di 'Cristo' nella 'Passione' in scena a Foggia: "Questo è il mio modo di pregare"

'La Passione' di Cristo: l'intervista a Gaetano Fania

Dopo il successo registrato con la sua rappresentazione teatrale de 'La Passione', abbiamo incontrato Gaetano Fania e scambiato due chiacchiere.

Fania, lei come si è avvicinato alla rappresentazione della figura di Gesù?

“Quando ero più giovane cantavo nel gruppo corale della chiesa di Sant’Alfonso. Una sera, durante le prove, rimasi più del dovuto in Chiesa ad ascoltare la canzone che mi era stata assegnata per l’interpretazione da solista. Ad un tratto mi rivolsi all’enorme crocifisso sulla parete della chiesa e gli domandai “Ma tu che vuoi da me?”. Venendo da una famiglia di catecumenali, mi trovai a frequentare le chiese sin da bambino. Quella sera, però, sognai mio padre morto una decina d’anni prima che mi disse proprio le stesse parole che Gesù disse a Giuda “Quello che devi fare fallo presto!” Inizialmente non capì a cosa si riferisse mio padre con questa espressione”.

Quando ha compreso che dovevi rappresentare la Passione di Cristo?

“Una sera una mia amica mi propose di mettere in scena la via crucis. Inizialmente fui molto perplesso da questa sua proposta, ma ci pensai. Tornato a casa guardai la 'Passione di Cristo' di Zeffirelli. Questa versione mi piacque, soprattutto per le musiche ed in particolare per la rappresentazione di Pilato che continuo ad utilizzare. Poi, tra le varie ricerche casuali di YouTube ho visto la scena della flagellazione di 'The Passion', film del 2004 che non avevo mai visto, e mi incuriosì tanto da vederlo tutto. In seguito, decisi di accettare la proposta della mia amica, spinto anche da un ricordo di infanzia: con mio padre prendevo parte sempre alla processione pasquale a Foggia"

La prima volta a quando risale?

La prima volta che decisi di rappresentare 'La Passione' fu nel 2012 con la parrocchia Sant’Alfonso in versione musical. La parte recitata l’ho curata tutta io e il copione era il Vangelo: ho preso i testi e li ho uniti in modo da formare una prosa. Nel 2014, con un gruppo di amici, abbiamo rappresentato la Passione tutta rievocativa, sul piazzale davanti al teatro Umberto Giordano.

Poi arriva il 2018, quando lei si trasferisce vicino la Chiesa Gesù e Maria

"Esatto, la prima cosa che ho fatto è stato quello di far benedire la mia casa. Il parroco ha visto le fotografie e mi ha chiesto dove avessi rappresentato la Passione, gli risposi alla chiesa di Sant’Alfonso, ma che ora facevo parte di Gesù e Maria e che sarei stato disponibile a replicarla anche nella nuova parrocchia. Così nel 2018 iniziammo il percorso a Gesù e Maria ma eravamo in tre: io, la ragazza che faceva il demonio e l’altra che faceva la Maddalena, che è l’unica cantante del gruppo. Non è stato facile".

Tuttavia, il progetto è proseguito. In che modo?

"Una sera, tramite un mio amico, mi sono ritrovato nella compagnia teatrale 'Scena Aperta' di Tonio Sereno a cui ho proposto il mio progetto senza scopo di lucro. Nel giro di un anno aderirono circa 80 persone. Dopo la pandemia, quando ho lanciato il link per 'Passione ‘23' ho registrato il tutto esaurito in poco tempo”.

Cosa prova mentre interpreta questo ruolo?

“Una sensazione fortissima, come rivivere la vita di un’altra persona, quando non sai nemmeno come l’ha provata lui. Non voglio imitare Mel Gibson ma è l’immedesimarsi in quello che il Cristo ha sofferto, anche per un centesimo di secondo. Non è una semplice immedesimazione, per me significa molto più di questo perché è il mio modo di pregare. Questo modo di recitare è una forma di preghiera, di devozione nei confronti di Dio dedicando anima e corpo, soprattutto corpo. Ognuno di noi che rappresenta con me la Passione s’identifica nel personaggio".

Ci spieghi perché uno spettatore dovrebbe assistere all’interpretazione della sua 'Passione'.

"Sembra tutto realistico e lo spettatore viene catapultato in questa scena, si rende conto che effettivamente quello che è letto nel Vangelo lo vediamo. E se nel Vangelo dice “Gesù venne frustato con 5 mila frustate” si vede. Lo spettatore della nostra Passione potrebbe sentirsi tanto coinvolto da pensare che sia troppo crudele, perciò sono stato molto criticato per il mio modo forse troppo cruento, crudo, reale. Io rappresento la realtà delle scritture. Sono per l’iperrealismo perché comunque alla fine è quello che si vede in cui si crede, il difficile sta nel non vedere ma credere".

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