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Lunedì, 29 Aprile 2024
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La sorgente di San Nazario, le acque termali che custodiscono antichi miracoli

Il culto delle acque miracolose è antichissimo. Le leggendarie virtù terapeutiche dell’acqua, sia come purificatrice sia come fonte di vita, sono molteplici. Nel passato sorgenti e fonti erano considerate magiche e il luogo dove esse sorgevano era meta di pellegrinaggi

Le acque termali del fiumicello Caldoli sono legate alla cappella del vicino santuario di San Nazario Martire di Poggio Imperiale, raggiungibile dal casello della A14, percorrendo dopo Apricena, la superstrada a scorrimento veloce del Gargano. Sulla strada è visibile il santuario, mentre poco lontano, fra i cespugli, tra i comuni di San Nicandro Garganico e di Poggio Imperiale, si può notare la sorgente che conserva una temperatura tra i 16° e i 26°.

Il culto di San Nazario Martire

Prima che fosse eretto il santuario di San Nazario, il luogo era dedicato al dio medico Podalirio, guaritore di mali. Lo scrittore M. A. Fiore, scrive che un geografo greco affermò che «…in prossimità di questo luogo scorre un corso d’acqua che è universale rimedio a tutte le malattie degli animali".

L’imperatore romano Teodosio I il 27 febbraio 380, con l’editto di Tessalonica, vietava i culti pagani e, successivamente, il cristianesimo come religione di stato. Fu proprio durante questo periodo che molti templi, dedicati al culto di divinità pagane, furono consacrati al culto di santi e di martiri della persecuzione pagana, come è stato per il santuario di San Nazario.

Nei santuari dedicati al dio Asclepio, l’acqua rappresentava un punto determinante per le terapie da applicare. Infatti, era una presenza indispensabile la fonte o sorgente, la cui acqua veniva utilizzata per purificare il malato, contribuendo alla sua guarigione mediante idroterapia, che veniva applicata sulle membra malate oppure ingerita.

Alfonso Chiaromonte afferma che di San Nazario Martire si sa molto poco. Sicuramente era di origine milanese, figlio di Africano, pagano, e di Perpetua, invece cristiana. Nazaro, chiesto e ottenuto il battesimo da S. Lino papa, cominciò a predicare la fede cristiana. Vendette i suoi beni e ne distribuì il ricavato ai poveri.

In alcune raffigurazioni appare in divisa da soldato, come la statua che è custodita nel santuario di Poggio Imperiale. Il prefetto Anolino lo condannò insieme a Celso al supplizio: entrambi subirono il martirio con la decapitazione fuori Porta Romana. La persecuzione risale al periodo 303-304, epoca in cui gli imperatori Diocleziano e Massimiano emisero quattro editti contro i cristiani.

Nell’Occidente vi sono molte chiese a lui dedicate fino dai tempi di Sant'Ambrogio. Nell’anno 400 il culto del santo si è propagato in tutta Italia. Il dott. Lombardi, come si evince in 'Cenni storici e geologici delle proprietà fisiche, chimiche e mediche delle singole sorgenti sulle acque minerali d’Italia', di Guglielmo Jervis, sperimentò che "l’acqua del fiumicello Caldoli, agisce come potente diuretico, e l’impiegò interamente nelle idropsie, nelle itterizie non accompagnate da malattia organica del fegato, come pare nelle affezioni gottose; esternamente poi è ottima per tutte le piaghe atoniche, tranne quelle che sono sostenute da cacchessia palustre".


Le acque del fiumicello Caldoli

Il culto delle acque miracolose è antichissimo. Le leggendarie virtù terapeutiche dell’acqua, sia come purificatrice sia come fonte di vita, sono molteplici. Nel passato sorgenti e fonti erano considerate magiche e il luogo dove esse sorgevano era meta di pellegrinaggi. Le virtù dell’acqua, individuate e celebrate sin dall’antichità classica hanno avuto, nel corso dei secoli, alterne vicende dove l’immaginario collettivo, mescolato alla fantasia, le ha associate a procedure terapeutiche per le più svariate patologie in cui spesso riesce difficile definire il confine tra scienza e rituale magico.

Nei pressi del Santuario di San Nazario, non molto distanti dalle acque del fiumicello, anticamente sono stati ritrovati dei reperti romani di età repubblicana ed imperiale. Pertanto, si è pensato che questo fiumicello fosse utilizzato dai Patrizi per le cure termali. I crociati, di passaggio dalla terra Santa e soggetti a frequenti distorsioni, immergevano i piedi e le braccia ferite nelle acque calde del fiumicello. Una leggenda racconta che il Santo, perseguitato, sia passato dalle nostre parti stanco e piagato e si sia seduto su un macigno situato nei pressi del fiumicello Caldoli per riposarsi e per lavarsi le piaghe di cui aveva infetto le gambe. Proprio perché queste acque hanno proprietà terapeutiche, alcune guarigioni di devoti sono attribuite al Santo.

Il motivo della tiepidità di alcune sorgenti, tra cui quella del Caldoli, va ricercata nelle pubblicazioni del Manicone e di De Leonardis, i quali la spiegano in questo modo: "Il dotto signor Luigi Izzo, allora vicario Generale della regia Badia di San Giovanni in Lamis, nel febbraio del 1795, all’alba e al tramonto vedeva sollevarsi una densa colonna di fumo per circa venti palmi in linea retta. Il fumo sollevandosi prendeva la forma di un ombrello e poi in vari trapezi si disperdeva per l’aria». Questo fenomeno, mai veduto prima, spaventò garganici e pugliesi. Luigi Izzo, mosso da curiosità, si recò sulla bocca del Monte Granata, a circa sei miglia da San Marco in Lamis e udì provenire dal fondo come uno strano macinare di mulino e dalla bocca venire fuori vapori acquei, esalazioni aeriformi, emananti una strana puzza. Queste sono le osservazioni fatte dopo la visita alla bocca: Osservò che il fumo era di colore bigio; Osservò che il fumo, disperdendosi per l’aria, lasciava una piccola puzza; Osservò che ponendo le mani sulla buca, quando mancava il fumo, potevano resistere piacevolmente al calore. La stessa buca somministrava calore come un forno spento da poco; Osservò che quando avvicinava l’orecchio alla buca, si sentiva molto bene un fragore simile al flusso e riflusso delle onde del mare; Infine posa sulla bocca (della buca) un foglio di carta, otturò eventuali fori esterni e dopo dieci minuti lo ritrovò tutto bagnato".

Da queste osservazioni Manicone ha dedotto che non esiste nessuna vulcanicità del Monte Granata e che le correnti sotterranee d’acqua calda sono quelle che alimentano alcuni rivoli della zona, tra cui il Caldoli, che scorre nei pressi della cappella di san Nazario. In questa zona zampillano alcune fonti d’acqua termale, già analizzate da chimici che vi hanno riscontrato proprietà terapeutiche assai efficaci perciò spesso quando si passa nei pressi del Santuario di S. Nazzaro è frequente imbattersi in gruppi di persone di qualunque età che si bagnano nelle acque del fiumicello Caldoli.

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