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Domenica, 28 Aprile 2024
Salute

Il paradosso degli ex malati oncologici: guariti per la medicina, ma non per banche e assicurazioni

La presidente dell'Andos Foggia ci spiega perchè è importante che sia approvata la legge sull'oblio oncologico

A Mary (il nome è di fantasia) una ventina di anni fa è stato diagnosticato un tumore al seno. La malattia l’ha costretta a sottoporsi ad una mastectomia, a cure e controlli, ma alla fine ha vinto lei: è guarita. E così, messa in soffitta “la bestia”, ha deciso di realizzare il suo sogno di aprire un negozio a Foggia, ma la banca le ha negato il mutuo: “il passato da malata oncologica era un fattore di rischio per un prestito a lungo termine” ci spiega. Oggi Mary il suo negozio ce l’ha, ma grazie al compagno che le ha fatto da garante.

Mary non è un caso isolato in un paese come l’Italia che fa delle pari opportunità lo stendardo da tirare fuori in pompa magna alla bisogna. Sì, perché nel Belpaese richiedere mutui, prestiti, assicurazioni e persino adozioni, per un ex paziente oncologico significa fare i conti con il passato. E il lieto fine non è per tutti. Eppure oggi il numero di chi vive dopo una diagnosi di tumore cresce del 3% l’anno e per alcuni tipi di cancro, come quello alla prostata o al seno, il tasso di sopravvivenza è intorno al 90%. Lo sanno bene paesi come Francia, Olanda, Belgio, Lussemburgo, Portogallo e Romania che hanno da tempo provveduto ad emanare una legge per il diritto all'oblio oncologico.

In Italia, invece, il disegno di legge ha avuto all’unanimità il primo ok – quello della Camera – soltanto qualche settimana fa (probabilmente anche per effetto della campagna di raccolta firme ‘Io non sono il mio tumore’ con in testa l’Aiom). “Una situazione paradossale – ci dice Elisabetta Valleri, presidente del comitato foggiano dell’Andos (Associazione Nazionale Donne Operate al Seno) – perché se non hai recidive, dopo 5 anni non godi più dei diritti della legge 104, ma economicamente continui ad avere questa sorta di marchio che non ti permette di accedere ai prestiti”.

Insomma, lo stendardo ‘a tempo’ di cui sopra. Per questo si è resa necessaria la battaglia per l’introduzione del diritto all’oblio. La legge appena passata alla Camera prevede, infatti, il diritto a non fornire informazioni né a subire indagini in merito alla pregressa condizione patologica a seguito di guarigione, per accedere a servizi bancari, finanziari e assicurativi, a procedure concorsuali, al lavoro, alla formazione professionale e alle adozioni. Diritto che si applica “qualora il trattamento attivo si sia concluso, senza episodi di recidiva, da più di 10 anni alla data della richiesta o dopo 5 anni nel caso in cui la patologia sia insorta prima del compimento del ventunesimo anno di età”. A vigilare sull’applicazione delle disposizioni di legge sarà il Garante per la protezione dei dati personali.

Noi associazioni siamo fiduciose che la proposta passi anche al Senato – continua la Valleri – ma allo stesso tempo abbiamo paura. C’è il rischio che si faccia un unico grande calderone dell’oblio dove far finire anche altri diritti come quello alla mammografia annuale o alla lista ‘attenzionata’ per quanto riguarda visite ed esami. Come a dire: visto che le banche non devono ricordarsi della tua malattia, la cancelliamo anche per la sanità. Ma è pericoloso”. Perché se è vero che una persona viene definita ‘guarita’ dal tumore quando il rischio di decesso per la neoplasia è ormai pressoché nullo e il soggetto torna ad avere le stesse aspettativa di vita di chi – a parità di età e sesso – non ha mai avuto il cancro, è altrettanto vero che “recidive e metastatizzazione sono spauracchi sempre dietro l’angolo e, quindi, i controlli periodici sono fondamentali” ci spiega la presidente.

Tuttavia, che una legge a tutela degli ex malati sia urgente lo confermano anche i numeri incoraggianti degli ultimi anni. Dati Airc alla mano, oggi la percentuale di guarigione per singola neoplasia varia dal 60% (seno, utero, prostata) a punte di oltre l’80% (tumore alla tiroide e melanoma). Merito di ricerca e prevenzione. Insomma, la ripresa di una vita normale è possibile e l’oblio oncologico sarebbe una ulteriore garanzia per il milione di Italiani che oggi è ufficialmente guarito e per i circa due milioni e mezzo che hanno avuto una diagnosi di cancro e che si stanno avvicinando alla soglia dei dieci anni senza malattia. Ne hanno diritto.

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