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Salute San Giovanni Rotondo

Tumori cerebrali maligni: studio di Casa Sollievo della Sofferenza accende una speranza

Il team di ricercatori coordinato dal neuroscienziato Angelo Vescovi ha identificato un nuovo e promettente farmaco biologico contro le staminali del glioblastoma multiforme

Da Casa Sollievo della Sofferenza arrivano buone notizie riguardo la lotta ad uno fra i più tumori del cervello più aggressivi e comuni (40.000 nuovi casi all'anno nel mondo e un'aspettativa di vita alla diagnosi di soli 14,5 mesi), il glioblastoma multiforme.

Una ricerca internazionale ideata e coordinata dal neuroscienziato Angelo Vescovi, direttore scientifico dell'IRCCS di San Giovanni Rotondo ha identificato un nuovo e promettente farmaco biologico contro le staminali del cancro.

Il suo nome è hrBMP4: si tratta di una proteina ricombinante umana, dimostratasi in grado di agire sulle cellule staminali tumorali del cervello, bloccandone la crescita, senza tossicità a carico dell'organismo. Questa proteina potrebbe inaugurare un approccio terapeutico del tutto inedito per questa neoplasia. Ora l'obiettivo non è più cercare di uccidere tutte le cellule del cancro, ma focalizzarsi, come bersaglio, solo sulle cellule staminali carcinogeniche, vero motore dello sviluppo tumorale. Non si cerca di ucciderle, come avviene con i trattamenti attuali, ma, agendo su di esse per farle diventare mature e differenziate, le si rende incapaci di moltiplicarsi e sostenere la crescita del tumore.

La nuova terapia si è dimostrata essere sicura e molto ben tollerata in una popolazione di pazienti affetti da glioblastoma recidivante (con aspettativa di vita media di 5 mesi). La proteina ha inoltre iniziato a dare prova della sua efficacia nel bloccare, e in alcuni casi eliminare, la neoplasia.

Durata oltre 3 anni, la sperimentazione ha valutato in 15 pazienti affetti da glioblastoma recidivante la somministrazione della proteina hrBMP4 all'interno e nei pressi della massa tumorale, tramite una particolare tecnica di lenta infusione cerebrale, con un dosaggio crescente del farmaco. I risultati hanno mostrato l'assenza di seri effetti collaterali e l'eccellente tollerabilità del farmaco, anche alla dose massima impiegata, e una promettente evidenza di efficacia. Il 20% dei soggetti ha risposto alla terapia: in due pazienti la lesione è completamente scomparsa in assenza di altri trattamenti concomitanti, e un terzo paziente, con risposta parziale, è sopravvissuto fino a 27 mesi (circa 4 volte il tempo medio di comparsa delle recidive). Inoltre, nei soggetti ‘non-responder’, la recidiva si è manifestata quasi esclusivamente nelle aree cerebrali non irrorate da hrBMP4.

"Se si considera che lo studio è stato condotto su soggetti già molto compromessi da una patologia in stadio avanzato e che le terapie standard, a fronte di notevole tossicità e pesanti effetti collaterali, allungano solo di 5 mesi l'aspettativa di vita dopo una recidiva - spiega il professor Angelo Vescovi che da alcuni mesi è Presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica - i risultati ottenuti rappresentano una speranza concreta per iniziare a cambiare la storia di questo terribile tumore cerebrale".

"E c'è di più: un dato fra i più sorprendenti della ricerca – prosegue il neuroscienziato – ci arriva anche dai soggetti che non hanno risposto alla terapia. In questi pazienti, infatti, abbiamo osservato che il tumore è tornato a crescere soltanto nelle aree del cervello in cui non siamo riusciti a far arrivare il farmaco, a causa dei limiti delle tecniche di infusione nel coprire con precisione la lesione cancerosa. Viceversa, i 3 pazienti responder sono tra quelli in cui il farmaco ha raggiunto una porzione maggiore di tumore. Questa è un'ulteriore prova del fatto che la proteina hrBMP4, agendo come regolatore inibitorio delle cellule staminali neoplastiche, può essere in grado di bloccarne la crescita".

Lo studio, sostenuto con oltre 14 milioni di euro da una biotech italiana nata all'interno dell'Università di Milano-Bicocca, è stato ideato e coordinato del dottor Angelo Vescovi e ha visto il coinvolgimento di diversi ricercatori e fondazioni internazionali ed è stato pubblicato su una delle più importanti riviste oncologiche, ‘Molecular Cancer’. Ora, per passare alla fase 2 della sperimentazione clinica, sarà necessario raccogliere ulteriori finanziamenti.

"Negli studi di fase 2, che partiranno non appena avremo raccolto i fondi necessari – continua Vescovi – arruoleremo circa 250 pazienti sia con recidiva di glioblastoma multiforme sia di nuova diagnosi. Potremo, inoltre, disporre di sonde molto più efficienti, che permettono di infondere più farmaco e di veicolarlo con maggiore precisione sulla massa tumorale, coprendola fino al 90% (3 volte l'attuale), per tempi fino a 10 volte più lunghi. Pertanto, ci aspettiamo dati di efficacia ancora più consistenti".

Se la fase 2 dovesse anche solo riprodurre su più ampia scala i medesimi risultati, hrBMP4 potrebbe essere utilizzato come farmaco orfano (categoria di medicinali impiegati per la cura delle malattie rare), dato che sia l'European Medicines Agency sia la Food and Drug Administration americana gli hanno già riconosciuto questo status.

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