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Domenica, 28 Aprile 2024
Politica Manfredonia

Colpo di scena a Manfredonia, due consiglieri ci ripensano: Rotice resta in sella da dimissionario

Il segretario cittadino del Pd la definisce una "situazione surreale" e spiega perché le firme non erano state protocollate

Si è rivelata azzeccata l’ultima mossa del sindaco di Manfredonia Gianni Rotice che, sfiduciato dalle firme di 14 consiglieri che non risultavano ancora gli atti, aveva protocollato ieri pomeriggio le sue di dimissioni, firmate a favore di telecamere durante una conferenza stampa. Era stata presa per una boutade, un coup de théâtre. Ma oggi ha venti giorni di tempo per rimettere insieme i pezzi della sua maggioranza.

Due consiglieri che martedì sera avevano firmato le dimissioni davanti al notaio le hanno ritirate: si tratta di Vincenzo Di Stato, capogruppo di Forza Italia, e Adriano Carbone, indipendente nel Gruppo Misto. Le firme scendono a 12 e non possono determinare lo scioglimento del Consiglio.   

Viene da chiedersi perché non fossero state protocollate al Comune. È Matteo Panza, segretario cittadino del Partito Democratico, a spiegare, senza troppi giri di parole e senza infingimenti, cosa sia andato storto. “La crisi politica all’interno della maggioranza è precipitata in maniera francamente inaspettata anche per gli addetti ai lavori - racconta il segretario Dem - Noi avevamo due consigliere che erano fuori città e a parecchi chilometri di distanza. Purtroppo, una cosa del genere andava svolta in maniera veloce, e quindi abbiamo aspettato che le dimissioni firmate dai notai nelle rispettive città in cui si trovavano le due consigliere arrivassero qui con la posta urgente, e che poi fossero depositate da un delegato che era stato scelto a maggioranza".

Non c'è stato il tempo, perché i due consiglieri hanno fatto dietrofront. Quelle firme non arriveranno a Palazzo San Domenico. L'operazione è saltata. "Io non credo sia da addebitare a noi, piuttosto, sorprende -  ma ormai in politica ci si può aspettare di tutto -, che la parola data ben venga meno in questo modo. Se per Adriano Carbone, indipendente, senza partito e con questioni molto serie alle spalle, forse sarebbe stato prevedibile, non lo era assolutamente per il capogruppo di Forza Italia. Lo dico non per la persona, o perché uno non possa cambiare idea, ma soprattutto perché fa parte di un partito strutturato, che esprime un deputato, un deputato che ci ha messo la faccia in questi giorni chiedendo scusa alla città, archiviando sostanzialmente, a parole, la stagione di governo di centrodestra qui a Manfredonia con Gianni Rotice. Purtroppo, è tutta qui la verità. Non c'è stato un ritardo, non c'è stata inerzia, non c'è stato da parte nostra alcun prestare il fianco. Si è trattato semplicemente di una questione procedurale, che per legge va fatta in una maniera accorta. E adesso ci hanno ripensato. Se non ci fosse stato il problema delle due consigliere, a questo punto, mi viene da pensare che Carbone e Di Staso forse quelle firme non le avrebbero nemmeno apposte, come hanno deciso di fare, legittimamente, anche altri consiglieri”.

I due consiglieri sapevano che le firme sarebbero arrivate dopo due giorni. “Una decisione del genere non si matura dalla sera alla mattina - prosegue il segretario cittadino del Pd - per quante pressioni possano arrivare dall'esterno, dalla maggioranza che, naturalmente, in maniera legittima, ha provato a rincorrere ogni consigliere. Però, credo che quelle firme non le avrebbero nemmeno apposte se si fosse presentata l'occasione di depositarle immediatamente. Poi, si possono fare tante altre valutazioni. Le opposizioni restano salde. Andremo avanti, anche alla luce di quello che sta succedendo: una situazione surreale che, secondo me, a breve diventerà anche un caso nazionale. Sicuramente - conclude Panza – a questo punto cercheremo di istituzionalizzare la crisi portandola in Consiglio”.

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