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Domenica, 28 Aprile 2024
Comunali Foggia 2023

Il cerino in mano ai Cinquestelle

Sono il bersaglio preferito degli avversari, anche perché da loro potrebbe dipendere la fortuna del campo largo progressista

Il voto degli elettori M5S vale doppio, ha ragione Mainiero, al di là dei modi talvolta poco ortodossi. Senza un risultato a due cifre, il partito di Conte farebbe affondare il campo largo progressista, ma se sfondasse potrebbe risparmiargli il ballottaggio.

Il candidato sindaco civico, e non solo lui, ha mirato al bersaglio, provando a sgonfiare il fenomeno M5S. Colpisce il pallino per mandare in buca tutte le altre biglie.

A margine della visita di Giuseppe Conte, si è rivolto direttamente agli elettori M5S, screditando i guru del partito locale che, per la verità, questa volta non si sono scomposti più di tanto: “Se portiamo i Cinquestelle al 2% date un segnale forte a questi signori”. Ai competitor farebbe comodo neutralizzarli, non c'è che dire.

Mainiero ha dedicato una diretta ai grillini nostrani, teorizzando l’esistenza di una casta, in quello stesso partito che l’ha combattuta. La chiama oligarchia.

In un Consiglio comunale, probabilmente, ad un certo punto sarebbe stato interrotto per fatto personale, perché quei Cinquestelle sono gli stessi che erano pronti a scommettere su di lui fino a pochi mesi fa, salvo poi imbastire il campo largo progressista e virare su una candidata che potesse mettere d’accordo tutti, a cominciare dal Pd.

Ma di certo, le sorti del campo largo progressista dipendono in buona parte dal Movimento, e l’ex premier di Volturata Appula lo sa bene, tanto da presenziare personalmente e assiduamente alla campagna elettorale, promessa mantenuta, formulata sin dalla sua prima apparizione a giugno.   

M5S e Pd si contendono la leadership nella coalizione. L’ipoteca sulla candidata sindaca non basta, il valore si misura sulla pattuglia in Consiglio comunale e, dunque, sui seggi conquistati.

I Dem possono contare su rastrellatori di voti e un consenso ormai consolidato. Tempi Nuovi per Foggia, la lista trainata da Sergio Clemente in tandem con Italia Viva, promette un exploit e se la batte con gli emilianisti di Con Foggia, ma sarà l’alleanza giallorossa a fare la differenza in termini percentuali.

Nel 2019 il Movimento 5 Stelle è risultato il secondo partito in città con il 13,43 dopo Forza Italia (13,59), seguito dal Partito Democratico all’11,44%. Ma all’epoca Giuseppe Conte era ancora premier, l’onda gialla era bella gonfia e il M5S correva da solo.

Alle Regionali del 2020 ha confermato il trend: 14,4%, dietro il Pd al 16,31%.

Il 45,58% delle ultime Politiche ha caricato a pallettoni i pentastellati, pur consapevoli che le elezioni comunali siano ben altra cosa rispetto a quelle per il rinnovo della Camera e del Senato.

Ma anche solo un riverbero di quel voto d’opinione può contribuire alla causa ed è quello che rincorrono, a discapito del voto organizzato. In altre parole, vanno a caccia della croce sul simbolo e i volantini distribuiti parlano chiaro: gli aspiranti consiglieri devono vedersela da soli. 

Il voto personale ai candidati della lista è pressoché un’incognita. Sono quasi tutti alla prima esperienza e, a parte le performance di attivisti storici come Mario Dal Maso, non è facile pronosticare i risultati. Alcuni forse hanno scelto il simbolo M5S per andare sul sicuro, abbandonando altri progetti. Non è semplice stimare neanche il peso elettorale dell’ingegnere Giovanni Quarato, alle scorse Amministrative candidato sindaco.

Sull’effetto Conte i Cinquestelle ripongono grandi speranze. Le piazze, però, rispondono a fatica, senza i soliti bagni di folla. Ma una passeggiata, rallentata da selfie e strette di mano, funziona. Insomma, effettivamente, l’avvocato del popolo tira ancora, ma oggi è pressoché impossibile stabilire quanto può spostare alle urne.  

Peraltro, a minare il voto d’opinione è quel campo che non tutti gli elettori di fede grillina considerano ‘giusto’. Sono i delusi che non perdonano l’alleanza con il Pd e le altre forze progressiste e tocca recuperare anche loro.

I Cinquestelle se la giocano con la giusta ansia da prestazione, convinti più che mai della loro intuizione su Marida Episcopo, con un carico di responsabilità non indifferente.

E se l’ex segretario Pd Pier Luigi Bersani sorride sulla definizione di “campo giusto” del leader Conte, anche Beppe Fioroni a Foggia ha sfoderato la sua ironia: “Speriamo che i Cinquestelle aiutino il campo largo e non stappino il tappo che ci fa affondare, ma sono convinto che non succederà”.

Al Movimento l’onere della prova.

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