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Lunedì, 29 Aprile 2024
Economia

Il vino fa grande la Puglia: seconda regione per vendite Igp, ma annata da dimenticare per la vendemmia

L'analisi di Coldiretti Puglia. Quarto posto della top ten delle regioni con i vini rosati e al quinto per i vini rossi. C'è un problema di aumento dei costi

La Puglia è la seconda regione in Italia per la vendita di vini Igp, un gradimento che i consumatori conferma anche sul fronte della qualità, facendola salire al quarto posto della top ten delle regioni con i vini rosati e al quinto per i vini rossi. E’ quanto emerso in occasione del primo salone del Vigneto Puglia, organizzato da Coldiretti Puglia, nel corso del quale sono stati diffusi i dati sui consumi dei vini pugliesi, elaborati da Wine Monitor di Nomisma a Conversano.

Per il 13% dei consumatori il Primitivo di Manduria è adatto al pasto di tutti i giorni: per l’11% si tratta di un vino maturo, mentre per il 9% esprime tradizione, ma anche il Negroamaro viene ritenuto idoneo ai pasti quotidiani dall’11% dei consumatori, mentre il 10% lo considera un vino maturo ed il 9% ritiene che riesca ad esprimere tradizione.

Alla prima mostra del Vigneto Puglia il percorso è tra tralci e terre rosse, nere, argillose o calcaree del Primitivo di Manduria e quello di Gioia del Colle, del Salice Salentino, del Bombino e del Nero di Troia, della Verdeca e del Susumaniello fino alla Malvasia, da nord a sud della Puglia, su una straordinaria superficie vitata che si estende per circa 95mila ettari, per la maggior parte in pianura.

Con un totale di 38 vini Dop e Igp, la Puglia si posiziona al quinto posto della classifica nazionale dei prodotti certificati, come da Dati Ismea-Qualivita, con il settore vitivinicolo che vale 407 milioni di euro, con il comparto dei prodotti agroalimentari che pesa per il 7,3% e quello vitivinicolo per il 92,7%.

Grande exploit, dunque, della Puglia dei rossi e dei vini rosati che rappresentano il 40% della produzione nazionale totale dei rosati con oltre 1 milione di bottiglie l’anno, quando quasi 2 bottiglie su 4 di rosé ‘Made in Italy’ è pugliese.

La Puglia si sta imponendo anche con gli spumanti, dove grande è la capacità di innovazione dei produttori pugliesi che hanno puntato, soprattutto, sulla distintività e sul legame con il territorio e la cultura locale per vincere la competizione sul mercato globale, facendo concorrenza a territori storicamente imbattibili. La popolarità a internazionale di eccellenze varietali uniche, con il successo di vini Dop quali il Primitivo di Manduria, il Salice Salentino e il Castel del Monte, per citarne solo alcuni, hanno fatto del settore vitivinicolo pugliese il riferimento per vocazione, capacità di raccontare e promuovere al meglio il territorio, innovazione e grande propensione all’internazionalizzazione.

Secondo uno studio della Coldiretti, la raccolta di un grappolo alimenta opportunità di lavoro in 18 settori: agricoltura, industria trasformazione, quello del commercio/ristorazione; vetro per bicchieri e bottiglie; lavorazione del sughero per tappi; trasporti; assicurazioni/credito/finanza; accessori come cavatappi, sciabole e etilometri; vivaismo; imballaggi come etichette e cartoni; ricerca/formazione/divulgazione; enoturismo; cosmetica; benessere/salute con l'enoterapia; editoria; pubblicità; informatica e bioenergie.

Sottolinea Coldiretti: "Per difendere il patrimonio vitivinicolo italiano è necessario intervenire per contenere i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro. In quest'ottica il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza può essere determinante per sostenere la competitività delle imprese sbloccando le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese e anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo".

Tuttavia, in Puglia è un'annata da dimenticare per la vendemmia, che paga il conto degli eventi estremi e degli attacchi di peronospora che hanno caratterizzato il 2023, per cui le quantità risultano crollate dal 30% fino al 90% in alcuni areali, mentre sono aumentati in misura esponenziale i costi di produzione.

Lo ha affermato sempre Coldiretti in n occasione del confronto sull’andamento del vino a Conversano, dove è stato stilato il bilancio ella vendemmia 2023.

L’impennata del costo del vetro cavo per le bottiglie che hanno fatto segnare un aumento che ha raggiunto il 58% nell’arco di 18 mesi mette a rischio la competitività del vino italiano sul mercato nazionale ed estero dove per la prima volta dopo oltre un decennio sono calate le vendite del vino Made in Italy in valore (-1%), dopo che Coldiretti e Filiera Italia avevano evidenziato l’anomalia in riferimento all’avvio dell’istruttoria da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per una presunta intesa restrittiva della concorrenza nella vendita delle bottiglie di vetro.

Secondo l’analisi del Centro Studi Divulga su un campione di 300 aziende nel periodo dicembre 2021-maggio 2023, se nel 2022 il balzo dei costi è stato giustificato dai picchi di prezzo per l’elettricità (543 euro per megawattora) e per il gas (233 euro per megawattora), la successiva discesa delle quotazioni energetiche non ha avuto però effetti positive sui prezzi del vetro. “Servono misure per il riequilibrio del mercato come l’attivazione dello schedario vitivinicolo, quale strumento fondamentale conoscitivo delle produzioni regionali”, afferma Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Puglia, nel sottolineare la necessità dell’applicazione “degli strumenti di gestione delle DO/IG quali la riduzione delle rese per ettaro delle produzioni a IGP della nostra Regione, l’eliminazione delle deroghe produttive per i vini comuni sopra le 30 Tn, la valutazione della fattibilità di ipotesi di sospensione della concessione delle autorizzazioni per nuovi impianti, ma anche la necessaria applicazione di una misura di distillazione, per alleggerire le attuali giacenze di magazzino e una possibile verifica di una misura per lo stoccaggio”, insiste il presidente Cavallo.

“La contrazione dei volumi di vendita – insiste Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Puglia - sia sul mercato interno che su quelli esteri, la permanenza di prezzi di commercializzazione dei vini sfusi piuttosto bassi, a fronte del considerevole incremento dei costi di produzione, sta riducendo considerevolmente i margini aziendali, con il serio rischio non solo di mettere in difficoltà le imprese ma di avere una negativa forte ripercussione sui produttori”.

A fronte dell’aumento dei costi quest’anno frenano le vendite all’estero che si fermano ad un modesto +3%, rispetto alle performance stellari degli anni precedenti, una difficoltà per un settore che è la prima voce dell’export agroalimentare pugliese costretto ad affrontare quest’anno il pesante taglio dei raccolti provocato dai cambiamenti climatici.

A questo rischio, inoltre, la Puglia è ancora più esposta per proprie motivazioni di natura endogena, nella considerazione che questo aumento non regolato della produzione non sia anche il risultato di erronee scelte fatte nel passato e della scarsa capacità di gestione delle dinamiche del sistema vitivinicolo regionale.

Coldiretti Puglia chiede il sostegno ad iniziative commerciali che vadano a stimolare i consumi oggi rallentati ed in estrema ratio l’attivazione della distillazione d’emergenza per soli vini Dop e Igp per liberare le cantine di vino dell’annata precedente, anche attraverso norme di flessibilità per l’Ocm, come l’aumento percentuale di contribuzione sulle singole misure, o la possibilità di modifiche strategiche dei progetti anche con varianti al ribasso per la riduzione dei budget inizialmente previsti. Ma lo scenario del settore vitivinicolo va analizzato anche alla luce delle preoccupazioni dei consumatori per il ‘carovita’ a seconda dei canali di vendita su cui le diverse strutture di produzione e commercializzazione indirizzano le proprie produzioni.

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