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Nulla da fare per 400 famiglie foggiane: "no" della Regione al piano di recupero del Salice

Landella sbotta, il Comune impugnerà il provvedimento di inammissibilità: "isporne l'improcedibilità per via del fatto che i terreni oggetto del Piano di recupero sono stati confiscati, vuol dire negare esattamente il presupposto dell'intervento"

“Il provvedimento con il quale gli uffici del Dipartimento Mobilità, Qualità Urbana, Opere Pubbliche, Ecologia e Paesaggio della Regione Puglia hanno dichiarato inammissibile il Piano di Recupero del Salice rappresenta una decisione incomprensibile sul piano tecnico e che impedisce al Comune di Foggia di procedere alla valorizzazione del suo patrimonio.

La Regione Puglia cancella con un colpo di spugna una procedura partita nel 1997, e con essa circa due decenni di deliberazioni e interlocuzioni tecniche ed istituzionali. È esattamente il contrario di ciò che il Governatore Michele Emiliano ha sostenuto di recente, quando ha invocato maggiore collaborazione istituzionale ed ha assicurato l'attenzione del Governo regionale. L'operato dei suoi uffici, rispetto al quale il presidente dovrebbe probabilmente aumentare la vigilanza, smentisce però in radice quelle parole: dalla condizione di stasi in cui versa il progetto per l'housing sociale sino alle determinazioni assunte, appunto, sul Piano di recupero in zona Salice.

Le motivazioni poste alla base del diniego espresso dalla Regione ci paiono prive di fondamento, perché muovono da considerazioni che contraddicono in radice lo spirito e le finalità dell'azione di recupero, che sono espressamente disciplinate sul piano normativo. Parliamo di un Piano a consumo di suolo zero e senza mutazione di destinazione d’uso, totalmente pubblico, che dispiega i suoi effetti su aree pubbliche, la cui regia è interamente dell'Amministrazione comunale e che restituisce alla legalità, con oneri completamente a carico dei privati, una situazione di antico abusivismo. Disporne l'improcedibilità per via del fatto che i terreni oggetto del Piano di recupero sono stati confiscati, vuol dire negare esattamente il presupposto dell'intervento. D’altronde, le uniche cause di improcedibilità appartengono all’ambito della vincolistica di carattere urbanistico e paesaggistico e non a quello giuridico, che è proprio il perimetro in cui ricade il caso della confisca.

Per dirla ancora più chiaramente: il Piano di recupero proposto dal Comune, contrariamente a quanto sostenuto dagli uffici regionali, non sottrae 'ai cittadini rispettosi della legge la potenzialità edificatoria delle aree di loro proprietà', per la banale ragione che le aree oggetto del recupero sono già nella titolarità dell'Amministrazione comunale dopo la confisca. Da questo punto di vista sarebbe opportuno che gli uffici della Regione Puglia chiarissero quale sarebbe il riferimento giuridico cui fanno riferimento quando sostengono la decadenza del ‘vincolo di coerenza tra l'istruttoria condotta ed il provvedimento finale a cui si tende’. Perché nel provvedimento questa circostanza è soltanto accennata, con modalità vaghe e generiche.

Consideriamo gravi ed inspiegabili la leggerezza e l’approccio scarsamente tecnico con cui la Regione Puglia ha disposto l'inammissibilità di un Piano di recupero così importante. E siamo stupiti circa l'assoluta mancanza di aderenza tra ciò che il presidente Emiliano sostiene nelle sue dichiarazioni pubbliche e l'operato delle strutture regionali.

La buona amministrazione si misura attraverso la capacità di dare risposte e mettere in campo una virtuosa interlocuzione tra istituzioni, soprattutto in termini di copianificazione del territorio. Nel caso specifico, invece, siamo in presenza di una pretestuosa presa di posizione che ci impone di difendere le nostre ragioni in sedi che non dovrebbero essere quelle in cui Comune e Regione discutono, si confrontano e prendono decisioni. Di fronte all'atteggiamento degli uffici regionali, quindi, ci vediamo costretti a predisporre gli atti necessari ad impugnare il provvedimento di inammissibilità del Piano di recupero, nella certezza che la magistratura amministrativa saprà fare chiarezza, confermando la bontà del lavoro svolto dal Comune di Foggia e delle finalità contenute nell'intervento proposto. Probabilmente la Puglia, oltre alla legge sulla bellezza evocata dal Governatore Emiliano, avrebbe bisogno anche di una norma che regolamenti meglio l’attività degli organismi tecnici della Regione”.

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