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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Polizia di Foggia prende truffatori: con la tecnica 'phishing' avevano ripulito un conto da 50mila euro

L’operazione della Sezione Operativa per la Sicurezza Cibernetica di Foggia

Al termine di una attività di polizia giudiziaria, la polizia è riuscita ad identificare due individui deferiti all’Autorità Giudiziaria per una truffa perpetrata in concorso attraverso il metodo phishing, procedendo al sequestro del conto a loro in uso pari a 43.300 euro.

Nel corso dell’operazione della sezione operativa per la sicurezza cibernetica di Foggia, è emerso che il giorno prima i due individui, in concorso con soggetti non ancora identificati, avrebbero frodato un residente della provincia di Brescia per l’importo di 49.300 euro, nella falsa convinzione della vittima di essere in contatto con dipendenti del proprio istituto bancario.

La sinergia operativa con la filiale di Foggia di Poste Italiane, che tempestivamente diramava un alert a tutti gli sportelli sul territorio, consentiva agli operatori della Polizia Postale di raggiungere in tempo reale due soggetti mentre stavano eseguendo operazioni di prelievo di contante su un conto corrente intestato ad uno dei due.

Il termine phishing (dall’inglese fishing “pescare”) descrive la tecnica adoperata da soggetti, i quali “adescano” le vittime con un invio massivo di e-mail ed SMS (in questo caso si parla di smshing), o chiamate vocali (c.d. vishing), nella speranza che taluno dei destinatari possa “abboccare”.

Il contenuto delle comunicazioni è artatamente costruito per sembrare legittimamente proveniente dalle banche: indirizzi e-mail, numeri telefonici, o mittenti SMS “appaiono” assolutamente simili se non identici a quelli del reale istituto di credito, al fine di risultare credibili agli occhi del malcapitato.

Lo scopo è quello di ottenere credenziali di accesso alle piattaforme di home banking e, in modo ancora più efficace ed insidioso, indurre la vittima ad effettuare direttamente un bonifico di grosso importo su un conto in uso ai truffatori.

La tecnica di social engineering solitamente adoperata induce la vittima a credere di parlare con un operatore dell’antifrode della banca, il quale comunica che sarebbe in corso un’attività bancaria sospetta, ovvero un hackeraggio sul conto corrente della vittima, e pertanto, al fine di salvaguardare le somme giacenti, la invita a traferirle su un altro conto (che gli stessi chiamano “conto d’appoggio”), per poi essere restituite in un secondo momento.

Il tempestivo intervento del personale consentiva di recuperare la rimanente cifra di 43.300 euro ancora giacente sul conto dei truffatori, evitando così un ulteriore danno alla vittima.

Nella circostanza venivano sequestrate carte prepagate e bancomat risultati intestati ad altre persone, quattro dispositivi telefonici trovati in possesso dei due, nonché vari appunti con numeri di carte e Pin.

Sono in corso ulteriori indagini finalizzate alla ricostruzione dell'intera vicenda.

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