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Cronaca

Preti hot e orge omosessuali, lo scandalo che imbarazza la Chiesa: parla l'escort Mangiacapra

Il gigolò Campano ha verbalizzato presso la Curia di Napoli le informazioni in suo possesso sul prete foggiano coinvolto nella vicenda shock svelata da FoggiaToday

Francesco Mangiacapra, escort e autore di un dossier consegnato al Vaticano sui rapporti omosessuali che si consumerebbero all’interno della Chiesa. Ieri ha verbalizzato in Curia notizie in suo possesso afferenti ad un parroco del Foggiano, tirato in ballo nello scandalo svelato da Foggiatoday. Dove ha verbalizzato e cosa.

Mi sono recato alla Curia di Napoli ed ho verbalizzato quelle che a mio avviso appaiono evidenze fotografiche, indicando accuratamente i motivi che mi inducono a pensarlo. Ci sono poi tutta una serie di altri elementi da quali si evincerebbe come questa presunta condotta omosessuale del parroco in questione non sarebbe occasionale, bensì frutto di uno stile di vita incompatibile con la tonaca.

Perché non si è recato presso la Curia di competenza?

Lo avrei fatto direttamente a mons. Renna in persona ma Sua Eccellenza ha preferito farlo delegando un'altra Curia, probabilmente perché in questo momento così delicato non ha trovato il tempo di ascoltarmi direttamente, cosa che non avrei avuto problemi a fare.

Pensa che prima o poi ci riuscirà

Godo di una ottima credibilità tra i vescovi ai quali ho sottoposto le altre mie denunce, soprattutto perché hanno compreso la mia indole, che non è quella di puntare il dito ma di coadiuvarli nel ricercare la verità. Per questo sono certo che, anche a distanza, arriverò al cuore del Vescovo.

È riuscito comunque a sentirlo telefonicamente?

Sì, mi ha detto che avrebbe pregato per me, e mi fa molto piacere. Spero che, nel frattempo, trovi anche il tempo di prendere delle decisioni nitide, nel rispetto che deve alla sua comunità.

Perché verbalizza oggi e non quando ha redatto il dossier?

Avevo letto il nome di questo sacerdote in una conversazione tra un prete del mio dossier e un seminarista che erano soliti organizzare tra chierici delle orge itineranti nel Mezzogiorno ma, avendo avuto contatti diretti solo con questi ultimi e non con il parroco in questione, non mi ero sentito di coinvolgerlo. Quando è scoppiato lo scandalo sono venuto in possesso di ulteriori informazioni, anche da persone interne alla Chiesa.

Mangiacapra, sul suo blog ha trascritto punto per punto, contestandola, l’omelia che mons. Renna ha fatto alla comunità di fedeli all’indomani dello scandalo. Perché? Cosa non condivide?

Mons. Renna ha colpevolizzato la comunità intera accusandola di «aver svenduto la sua dignità e la sua vita sulla piazza», facendo pettegolezzi e calunnie su Facebook. Ma se la dignità svenduta a cui si riferisce il Vescovo sono le foto bollenti circolate, forse il vero fulcro del problema non è chi e perché ha diffuso queste foto, quanto piuttosto l’esistenza stessa delle foto.

Cos’altro?

Sconvolgente, poi, secondo me, la volontà del Vescovo di negare lo scambio del segno della pace, asserendo che la pace è stata attentata dal comportamento del paese che ha gridato allo scandalo: un anatema dal sapore medioevale. Incolpare una intera comunità, invitandola a dimenticare tutto e a stare lontana dai social network non è un modo per affrontare uno scandalo e superarlo; piuttosto appare come il tentativo di farlo cadere nel dimenticatoio, imbavagliando le persone.

Beh, sarebbe un po’ ingenuo nell’epoca di Internet…

Internet non dimentica, sono i Vescovi a dimenticare che nell’epoca digitale è impossibile consegnare gli scandali all’oblio. Personalmente invito i fedeli a non dimenticare, a non tacere, anzi a parlare se sanno qualcosa. D'altronde il Vescovo ha detto che si sarebbe impegnato a trovare la verità. Ma io credo che già la conosca.

Ha elementi per sostenere che mons. Renna sapesse del suo don?

Non mi è sfuggito che Mons. Renna conosceva il don in questione da quando era rettore del seminario di Molfetta, prima di diventare Vescovo, e quando l'attuale parroco era solo un giovane seminarista, il cui cammino spirituale ebbe anche un arresto momentaneo, per motivi che non è dato sapere. Un parroco dal carattere un po' irruento, non amato da tutti.

E quindi?

Nessuno può dire se già sapesse qualcosa e non ha agito prima ma questo. Adesso che lo scandalo è scoppiato, neppure ci interessa più: pur condannando il gesto di chi ha diffuso le foto - che ritengo inutile e dannoso -, credo che se gli scandali servono a sollecitare i cambiamenti e a far prendere coscienza ai vescovi inermi e a una comunità ignara, allora ben vengano. L’invito all’oblio non è congruo perché se un sacerdote vive una doppia vita, per quanto apparentemente comoda, tacere non è utile a se stesso né a tutte le persone per cui egli dovrebbe rappresentare una guida e un esempio da seguire. 

Sulla base degli elementi che ha, ritiene che ci sarà un provvedimento di sospensione?

Nel congedare il parroco, al quale è stato dato il beneficio di un'ultima concelebrazione proprio insieme al Vescovo, quest'ultimo dal pulpito non ha chiarito - non so se volutamente o per distrazione - in quali termini il parroco si allontanasse: se spontaneamente o per ordine del Vescovo. E, nel caso sia stato il Vescovo a volere questo provvedimento, non è chiaro se si tratti di una sospensione formale o di un invito amichevole. Forse l’incertezza non è casuale, se è utile a non dare troppe spiegazioni alla comunità: di certo i dubbi che hanno portato all’allontanamento del curato sarebbero già stati di per sé un motivo valido per evitare di farlo salire sull’altare a concelebrare e a consacrare l’Eucarestia.

Avrà avuto i suoi buoni motivi, non spetta a noi dire cosa può o non può fare un Vescovo.

Di certo deve assumere una presa di posizione netta e pubblica, che tutti avremo il diritto di leggere nel bollettino diocesano. La ricezione delle mie informazioni e del mio incartamento sul caso di Candela ha comportato l'apertura ufficiale di un procedimento canonico che dovrà necessariamente concludersi con un provvedimento. Quando le macchie sulle tonache diventano significative, non si possono più lavare in famiglia. Non so se questo prete tornerà mai a Candela: in molti casi si spostano le pedine e il gioco continua.

E’ quello che è successo a seguito del suo dossier?

A distanza di molti mesi dal mio dossier, alcuni preti sono stati ufficialmente sospesi, altri sono spariti dalle parrocchie in sordina, qualcuno si è casualmente allontanato per "motivi di studio", qualcuno è entrato in terapia riparativa. Un solo Vescovo ha fatto delle scuse pubbliche, e ne ho apprezzato la sincerità. Un altro Vescovo in Sicilia, che non aveva preso provvedimenti sui suoi sottoposti a seguito delle mie segnalazioni, è stato beccato anche lui a scambiare foto bollenti in chat! Fondamentale sarebbe avere la consapevolezza che non tutte le situazioni insane possano sempre essere riparate e che in molti casi il vero rimedio non è affossare ma rassegnarsi alla incompatibilità con il sacerdozio e orientarsi verso la riduzione allo stato laicale, perché quel colletto bianco rappresenta una vocazione, non già un lavoro.

Il suo dossier consta di 1300 pagine. Ed ha contenuti scioccanti. Ci sono preti giovanissimi, finanche seminaristi. Nessuno pare porsi alcuno scrupolo, come se avessero scelto la vita in Chiesa non già per vocazione ma per nascondere una vita da omosessuali. Una vita che oggi, tra l’altro, è davvero assurdo nascondere. Lei come la vede?

Il dossier conteneva un campionario esemplificativo ma purtroppo non esaustivo dei nomi che potrei ancora fare alla Curia. Ho però dimostrato che esiste una vera e propria lobby di preti gay, una massoneria, un sottobosco: si frequentano tra di loro, si conoscono tutti, si avallano, si confrontano, si sostengono a vicenda. Il campionario umano che ho raccolto è frutto di anni di incontri personali e di segnalazioni da parte di ex seminaristi ed ex sacerdoti che, per coscienza e senza obblighi, hanno deciso di abbandonare l'abito talare per vivere onestamente il proprio orientamento sessuale.

Ma perché “andare con i preti” e poi denunciarli? Potrebbe sembrare un comportamento “estorsivo”.

Nel caso di questi preti avrei avuto tutto da guadagnare a mantenere il segreto, soprattutto economicamente: pagano bene e non avrebbero di certo avuto problemi a pagare per farmi tacere sulle loro abitudini. Ma mai mi è passato per la testa di ricattare nessuno, anzi ho denunciato sapendo di veder falciata la mia clientela. Ciò che mi ha sempre mosso è stata una sorta di ribellione di fondo, non moralistica ma profondamente umana, all’impunità e alla falsità di questi personaggi, capaci di scendere ai livelli più bassi della perversione pur mantenendo sempre una facciata pulita e onorata con cui permettersi di giudicare pesantemente gli altri dal loro pulpito.

Intanto oggi ad essere sotto accusa è chi accusa.

L’insulto morale di chi vede in questi preti delle vittime è un capovolgimento di ruoli tra il peccatore che denuncia l’immoralità e la guida morale che la commette che sfiora il paradosso e che dà una sola certezza: le pietre sul colpevole non le può lanciare nessuno, ma solo perché la Chiesa fa in modo di farle sparire tutte. Per questo ho deciso di creare questo filone di denunce ecclesiastiche, avvalendomi della credibilità che ho guadagnato mettendoci la faccia nel dare la voce anche a nome di tante persone che non trovano il coraggio di puntare il dito contro dei mostri che appaiono invincibili ma che in realtà sono dei vinti. In fin dei conti oggi continuo a combattere per altri una battaglia che ho già vinto per me.

Quindi, a suo modo, si sente un missionario anche lei…

Mi piace pensare che i preti che vengono con me non siano anime da salvare ma solo cuori e menti da liberare: fondamentalmente il mio lavoro di gigolò è simile a quello dei preti, solo più scrupoloso.

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