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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca San Marco in Lamis

Addio a Nick Petruccelli, lo scultore-pittore garganico tra i più illustri in Puglia. Nelle sue opere temi "forti come pugni nello stomaco"

Tra le tante opere, di lui si ricordano i pannelli scolpiti in legno di noce con le storie della vita di San Matteo Evangelista che si trovano presso l’omonimo Convento di San Marco in Lamis

San Marco in Lamis piange Nick Petruccelli, morto ieri sera presso l’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza all’età di 80 anni. E’ stato uno degli artisti più illustri del Gargano e della Puglia. Tra le tante opere, di lui si ricordano i pannelli scolpiti in legno di noce con le storie della vita di San Matteo Evangelista che si trovano presso l’omonimo Convento. Emigrato in Germania e poi in Australia, si è formato alla Technics School di Melbourne, grazie alla spinta del fratello Peter. Tornato in Italia, negli anni Ottanta nella sua città di origine dà vita ad un laboratorio-museo in zona porta San Severo. Qui formerà giovani scultori e pittori e custodirà le sue preziose opere.

"I suoi lavori evocano, in una iterazione ossessiva costruita con i “relitti”della società dei consumi, la follia umana nelle sue espressioni più crudeli, rendono manifesto il dolore del Cristo nel tempo ed esprimono l’esigenza di un rinnovamento spirituale ed umanistico al quale anche l’arte può contribuire. L’approdo mistico-metafisico della ricerca di Petruccelli, partita dall’esplorazione archetipica della spiritualità, di cui è intrisa la sua terra d’origine, il Gargano, è contenuto all’interno di costruzioni formali, innovative e materiche che danno nuova luce alla dimensione sacrale dell’arte” scriveva di lui Gaetano Cristino.

'Nel coraggio di ricordare', Katia Ricci sottolinea come “i temi della vasta produzione di Petruccelli,sia che si tratti di pittura o di scultura in marmo e legno, o di assemblaggio di materiali di scarto sono sempre forti, aspri come pugni nello stomaco. Le sue opere sono come discese negli inferi o nelle zone più scure e indicibili dell’umanità, apparentemente senza riscatto e senza speranza. Così la serie di opere,Orrori della guerra, che trattano la violenza, il dolore e l’orrore, come la serie pittorica sulla Shoha e sulle Foibe. I colori usati sono quasi esclusivamente, il nero e il rosso, sono quelli della morte e del sangue che delineano un’umanità ferita e disumanizzata dalla violenza, che rende irriconoscibili volti e deformate le linee dei corpi”

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