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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Turista disperso tratto in salvo con un intervento 'estremo': premiato il 'top gun' foggiano Antonio Troisi

Foggiano, classe 1976, è attualmente il Comandante della parte operativa del Reparto di Volo della Base di Sarzana, in Liguria. Riceve la medaglia di bronzo al Merito della Marina Militare per “lo straordinario esempio di elevatissima professionalità, coraggio e spirito altruistico”

Un intervento ‘estremo’, portato a termine con successo nonostante le condizioni meteo-marine proibitive. Obiettivo: salvare un uomo rimasto aggrappato ad un costone roccioso, in balia del mare forza 5. Per questa operazione, il capitano di fregata Antonio Troisi, pilota della Guardia Costiera, è stato insignito della Medaglia di bronzo al Merito della Marina Militare, onorificenza che gli verrà consegnata il prossimo 16 dicembre, in una apposita cerimonia, che si terrà nella storica Biblioteca di Palazzo Marina, a Roma.

Pilota ‘top gun’ foggiano, classe 1976, Troisi è attualmente il Comandante della parte operativa del Reparto di Volo della Base di Sarzana, in Liguria. Ed proprio lì, nello scenario delle Cinque Terre, che si è svolto l’intervento. Una medaglia “allo straordinario esempio di elevatissima professionalità, coraggio e spirito altruistico”, si legge nel decreto con il quale il Ministero della Difesa decreta la concessione dell’ambita medaglia. “E’ per me un grande onore. La medaglia di bronzo al Merito della Marina Militare è l’onorificenza massima per noi soccorritori marittimi appartenenti alla Guardia Costiera”, spiega soddisfatto Troisi, che a FoggiaToday ripercorre i momenti dell’intervento, dello scorso 1° agosto.

Cosa è successo quella notte?

Siamo stati allertati per un intervento di soccorso notturno nell’area di Corniglia, dove un turista risultava disperso a seguito di un repentino peggioramento delle condizioni meteomarine. La forte risacca creata dal mare a forza 5 e il vento di burrasca impedivano alla motovedetta e ai vigili del fuoco di avvicinarsi al costone della parete rocciosa, sia via mare che via terra, per questo è stato necessario l’intervento dell’elicottero Nemo (di cui Troisi era pilota e capo equipaggio, ndr). Solo dopo un’ora e mezza circa di perlustrazione in zona siamo riusciti ad individuare il disperso, rimasto aggrappato alla parete rocciosa, a strapiombo sul mare, e ormai allo stremo delle forze.

Cosa ha resto così complesso l’intervento?

Una serie di elementi. Innanzitutto il vento a 38 nodi (il massimo sopportato dall’elicottero è 35), la presenza di cavi dell’alta tensione, rocce e alberi sporgenti dalla parete che rappresentavano pericoli per il rotore principale dell’elicottero, il tutto scarsamente visibile per la totale mancanza di luce o fonti artificiali di luminosità. Inoltre, sull’area di lavoro, proprio in prossimità del punto di recupero del naufrago, il mare creava una forte risacca con onde e ‘schiaffi’ alti oltre 25 metri.

Nonostante ciò, con movimenti millimetrici si è riusciti a raggiungere il malcapitato e a portarlo in salvo…

E’ stato difficile, a causa del forte vento, sia avvicinarsi alla parete che mantenere la posizione. Dopo una lunga ricognizione dell’area per individuare il disperso, avevamo appena il carburante necessario per effettuare il recupero e ritornare alla base. Abbiamo dovuto quindi operare in maniera chirurgica, senza esitazioni né margini di errore. Ho effettuato tutti i calcoli per il mantenimento della posizione ottimale, sapendo di essere nei limiti massimi della possibilità del mezzo. A quel punto abbiamo calato il soccorritore, recuperato il malcapitato e lo abbiamo trasportato a Sarzana, dove ci aspettava una ambulanza.

In che condizioni era?

Era in ipotermia, stremato, con vestiti bagnati e strappati, scarpe rotte, graffi e ferite ovunque.

Cosa vi ha detto?

Nulla, era in forte stato di choc. A malapena è riuscito a fornirci nome e cognome. Successivamente è stato ricostruito che era un turista, ed era stato sorpreso dal maltempo mentre era nella caletta: il mare si è ingrossato e aveva invaso la piccola spiaggia, che è a picco sul mare, 'mangiando' la scaletta per salire e scendere; si era quindi aggrappato alle rocce, cercando di salire il più possibile per non essere preso dalle onde. Non aveva alcuna possibilità di movimento e, sono certo, le sue forze avrebbero ceduto da un momento all’altro.

Per determinare il piazzamento migliore del mezzo, ci sono formule e decisioni da prendere in una manciata di secondi…

Esatto. Noi ovviamente siamo addestrati ad operare in qualunque situazione meteo-climatica e su qualunque tipo di soccorso. Siamo abituati a ragionare, nel più breve tempo possibibile, su come gestire l’intervento ottimizzando il tutto. Ma ogni circostanza è unica e c’è sempre la ‘variabile x’ che può sballare tutto. Più sei preparato a terra più lo sei in volo. Quindi se la lucidità deve essere sempre al 100%, la preparazione deve essere al 110%. In questo caso, posso dire di aver fatto bene i calcoli e tutto ha funzionato bene.

Quando ha deciso che questa sarebbe stata la sua strada?

E’ sempre stato il mio sogno. Da bambino la mia passione più grande era il modellismo aero-navale, poi a 16 anni ho lasciato Foggia cogliendo l’opportunità di proseguire gli studi presso Scuola Navale Militare ‘Morosini’ di Venezia. Sono stato sempre sostenuto dai miei genitori nei miei sogni e io mi sono impegnato al massimo per raggiungerli. Ho studiato tanto e mi sono sempre portato avanti rispetto agli obiettivi di carriera: volevo entrare in accademia, formarmi e fare il pilota. Ci sono riuscito.

Nel suo percorso ci sono delle tappe importanti, dall’esperienza a bordo dell’Amerigo Vespucci alla preparazione da ‘Top gun’ oltreoceano…

Quella a bordo dell’Amerigo Vespucci, la nave più bella del mondo, era un’esperienza dedicata ad alcuni allievi selezionati del Morosini. Lì peraltro trovai un nostromo mio conterraneo (era di Manfredonia) che mi ha insegnato tanto. E’ stata un’esperienza dura, ma che consiglierei a tutti di fare. Oltreoceano, invece, ho avuto la possibilità di seguire il corso di pilotaggio e l’iter addestrativo (corso, preparazione fisica, addestramento nelle scuole di volo americane) da ‘top gun’. E’ una possibilità concessa a due soli piloti italiani, un altro obiettivo che ho perseguito con tenacia e impegno: seguire la ‘top gun’ americana e prendere le famose ‘Wings of Gold’ è stata la realizzazione di un sogno.

E’ stata più fortuna, tenacia o talento?

Un mix di tutto. Ho studiato tanto, non ho mai mollato e ci ho sempre creduto.

Questo lavoro l'ha portata lontano da Foggia e dalla famiglia. Che messaggio lancerebbe ai giovani di Capitanata, spesso fiaccati e sfiduciati dal contesto generale?

Di non arrendersi mai, perché le nostre possibilità sono sempre superiori rispetto a quello che vogliono farci credere. Studiate, non vi fermate e non vi accontentate. Ci sono infinite opportunità da cogliere, e se queste ci portano lontano da casa poco importa: le vere radici non si spezzano mai.

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