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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Manfredonia

La 'Babele' di Manfredonia tra agganci politici, dossier, minacce e violenze: "Devo scannarlo come un porco"

Le motivazioni sulle quali poggiano le esigenze cautelari ravvisate dalla gip del Tribunale di Foggia, Odette Eronia, in relazione ai soggetti coinvolti nell'operazione della Guardia di Finanza ‘Giù le mani’

Posizioni influenti e indoli tanto prepotenti quanto persuasive in grado di ‘orientare’ e ‘condizionare’ indirizzi d’azione e persone facendo ricorso ora a minacce, ora a violenza. Poggia su queste considerazioni – e sul rischio di ‘inquinamento’ del quadro probatorio in corso di formazione – l’esigenza cautelare ravvisata dalla gip del Tribunale di Foggia, Odette Eronia, in relazione ai soggetti coinvolti nell’operazione della Guardia di Finanza ‘Giù le mani’, a Manfredonia.

La motivazione emerge chiaramente nella disamina nelle singole posizioni. “L’attività di indagine ha fatto emergere una molteplicità di elementi probatori che denotano la consolidata propensione del Fatone Michele a far ricorso a violenza e minacce per conservare i propri privilegi all’interno dell’azienda pubblica Ase e per risolvere eventuali controversie. Fatone, infatti, risulta aver instaurato un regime di terrore all’interno dell’azienda pubblica Ase, dove i dipendenti e i dirigenti sono messi di fronte all’alternativa di accogliere e/o sottomettersi alle sue richieste ovvero subirne le ritorsioni”.

Ipotesi di accusa condivisa con il figlio Raffaele: i due, si legge nelle 190 pagine di ordinanza, “non hanno avuto riserve nell’aggredire Domenica Manzella a volto scoperto, organizzando una vera e propria spedizione punitiva sulla pubblica via, senza temere di essere riconosciuti; tali circostanze dimostrano da un lato lo sprezzante senso di impunità degli indagati, dall’altro la fiducia nella propria forza intimidatrice”.

La violenza non serve, invece, dove ci sono agganci politici. E’ il caso di Grazia Romito e di Luigi Rotolo. La prima, scrive la gip, “ha l’abitudine di ricorrere alle persone a lei ‘vicine’ nelle istituzioni pubbliche (come nel caso dell’assessore Salvemini) per eludere, ovvero eliminare, i tentativi dell’amministrazione comunale di far luce sulla sua presenza all’interno del cimitero di Manfredonia e sulla sua effettiva attività (il riferimento è all’agenzia funebre formalmente intestata a Rotolo, ndr). La vicenda mostra in modo paradigmatico la capacità dell’indagata Romito di condizionare l’azione amministrativa e quindi inquinare il quadro probatorio”.

Il tutto ricevendo “incondizionato appoggio” da Rotolo,  “offerto nella totale consapevolezza di essere una mera testa di legno di cui la prima potrebbe continuare ad avvalersi per sottoscrivere richieste legate all’attività funeraria inducendo così in errore altri pubblici funzionari e permettendo alla Romito di continuare ad operare in modo occulto alle spalle delle società da lui formalmente amministrata”.

Ampio spazio viene dedicato al ruolo dell’ex assessore e avvocato Angelo Salvemini: “Il pericolo di inquinamento probatorio emerge, concreto e attuale, dal contenuto delle intercettazioni telefoniche e dalle dichiarazioni rese dalle persone informate sui fatti. In particolare, nel corso dell’attività tecnica, è venuta alla luce una vera e propria attività di dossieraggio, svolta in modo sistematico dal Salvemini, il quale in più occasioni riferiva ai suoi interlocutori (in particolare a Michele Romito) di essere in possesso di materiale e/o informazioni, in grado di condizionare l’operato di amministratori e politici locali (‘far saltare teste pesanti’)”.

E’ il caso delle minacce al vicesindaco Giuseppe Basta e si suo padre, responsabile di Forza Italia per gli enti locali, Michelangelo: “In particolare, utilizzando come arma di ricatto una fotografia in loro possesso ritraente – a loro dire – un bacio tra Ricucci Pasquale, esponente di spicco della mala garganica, morto in un agguato, e Basta Michelangelo”. In una conversazione telefonica dell’ottobre 2022, Salvemini riferiva al vicesindaco Basta di essere in possesso “di un dossier con prove e registrazioni” in grado di “far saltare teste pesanti che prima o poi salteranno se non ci … se non la smettono di… perseverare in questo atteggiamento nei confronti di questa situazione e di qualche altra situazione similare”. Il riferimento, per l’accusa, è alle questioni relative agli interesse dei Romito.

“Appare evidente oltreché particolarmente allarmante la capacità e l’attitudine di Salvemini a condizionare in suo favore la posizione e le eventuali dichiarazioni di ogni soggetto che possa frapporsi tra lui e i suoi interessi convergenti con quelli della famiglia Romito; comportamento che potrebbe evidentemente essere portato ad ulteriori conseguenze, una volta avuta cognizione dell’indagine, per indurre i soggetti già escussi a modificare il contenuto delle loro deposizioni, ovvero le persone informate sui fatti a tacere circostanze non ancora riferite  o comunque a fornire versioni di comodo per gli indagati”.

Rispetto a Romito Michele, invece, l’esigenza cautelare sussiste per la personalità del Romito, anche al di la del contesto familiare di riferimento: “propositi di vendetta violenti più volte manifestati nel corso delle intercettazioni rispetto ad una pluralità di soggetti”. In particolare, vengono rilevati i propositi espressi nei confronti del nipote e del fratello del sindaco Rotice (“Io gli taglierei la testa”… “Tu sei il nipote di quello, per me quella razza là è morta”… “Sentimi a me, se le persone di sfanno i film, io vi prendo la testa e ve le taglio a tutti quanti…”).

Ma ancora più preoccupanti sono i propositi criminali rappresentanti riguardo al tecnico comunale istruttore della pratica ‘Guarda Che Luna’: “lo devo scannare, come un porco lo devo scannare!” e ancora “Lo devo sgozzare, adesso lo devo abbabbiare, lo devo fare da mezzo”. “Tali affermazioni - rileva la gip -  mettono bene in luce sia il rischio concreto che il Romito possa influenzare le fonti di prova non ancora escusse ma soprattutto inducono a ritenere che lo stesso possa commettere ulteriori e ben più gravi reati per cui si procede mediante violenza alle persone”.

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