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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca San Giovanni Rotondo

Licenziato, vince la battaglia con i frati cappuccini ma viene di nuovo sospeso: "Mi sento profondamente ferito"

La vicenda di Antonio La Porta, 22 anni al servizio della Chiesa, dopo aver vinto la battaglia davanti al giudice del lavoro, ha ricevuto la pec di sospensione dell’atteso reintegro al lavoro

Licenziato in tronco dopo aver chiesto ed ottenuto, nelle opportune sedi, l’adeguamento del Contratto collettivo nazionale del lavoro, vince la causa istruita (ricorso ex articolo 700) dinanzi al Tribunale del Lavoro di Foggia, contro la Fondazione San Pio da Pietrelcina. Ma quando la vicenda sembrava essersi conclusa (la sentenza, pronunciata dalla giudice Aquilina Picciocchi porta la data del 26 settembre), ecco che il sagrestano-sindacalista Antonio La Porta, 46enne di San Giovanni Rotondo, si vede recapitare una pec, con la quale viene informato della sospensione dell’atteso reintegro al lavoro: la Fondazione, infatti, non solo ha deciso di impugnare la sentenza, chiedendo un giudizio collegiale, ma accusa il lavoratore di aver offeso, con la sua azione, l’immagine della Chiesa.

LA VICENDA | L’uomo, difeso dagli avvocati Ottavio, Marco e Matilde Pannone, è un dipendente storico e sacrista del Santuario di San Giovanni Rotondo. Dal 2002, infatti, svolge attività di “sacrista con mansioni di addetto alla preparazione ed assistenza delle sacre funzioni liturgiche, custodia della chiesa, degli arredi e delle suppellettili, pulizia della chiesa e della sacrestia, ordinarie e straordinarie, accoglienza dei pellegrini”.

Nell’ottobre 2022, viene eletto ad una carica nazionale (è membro della Giunta Nazionale della Federazione Italiana Unioni Diocesane Addetti al Culto e Sacristi) e legittimato a sedere al tavolo rappresentativo dei lavoratori di tutte le chiese italiane per rinnovare il Contratto collettivo di lavoro, scaduto nel dicembre 2021. In qualità di lavoratore del segmento ‘grandi santuari’, porta la sua esperienza e consiglia, alla sua categoria e alla controparte, presieduta dall'associazione sindacale dei sacerdoti (Faci), di aggiornare il contratto, fermo da più di 10 anni, con paga base di circa 5/6 euro l'ora, per 44 ore settimanali e domeniche retribuite senza nessuna maggiorazione.

Riesce nel suo intento, ottenendo un'appendice dedicata appunto ai ‘grandi santuari’, con le specifiche esigenze di accoglienza dei pellegrini: viene quindi regolamentata la maggiorazione delle domeniche, portando l'orario settimanale da 44 a 40 ore e adeguando la paga oraria a 9 euro l'ora. In sostanza, un aumento in busta paga di circa 300 euro. L’uomo, però, viene accusato dai frati di essere “più avvezzo a fare il sindacalista occulto di sé stesso che il sacrista” e viene licenziato in tronco lo scorso 20 giugno. Motivazione? “Problemi economici dovuti al rinnovo contrattuale”.

L'ITER GIUDIZIARIO | La vicenda, sottoposta al giudizio del Tribunale del Lavoro, si era conclusa con “l’annullamento del licenziamento intimato con lettera del 20.6.2023”, condannando la Fondazione dei Frati Cappuccini a “reintegrare La Porta”, recuperando anche “le retribuzioni maturate dalla data del licenziamento a quella della reintegrazione, in misura non inferiore a 5 mensilità”. Nelle 16 pagine della sentenza, la giudice Aquilina Picciocchi non solo esclude “la sussistenza del giustificato motivo” in relazione al licenziamento, ma ne valuta anche il “motivo ritorsivo e/o discriminatorio” lamentato dal lavoratore: “Anche a voler escludere, come dedotto da parte resistente, che il licenziamento sia stato intimato per un motivo discriminatorio non essendo la Fiudac/s una associazione sindacale, bensì religiosa, e non rivestendo quindi La Porta Antonio, eletto membro della Giunta Nazionale della Fiudac/s, il ruolo di sindacalista, deve ritenersi che il motivo determinante del licenziamento sia di carattere ritorsivo  avendo il ricorrente svolto un ruolo fondamentale per l’approvazione dell’Appendice A del CCNL”.

LA NUOVA CONTROVERSIA | La vicenda è però tutt’altro che definita. I frati, infatti, contestano integralmente la sentenza ritenendola ingiusta. Il licenziamento del dipendente potrebbe essere quindi invocato ‘per giusta causa’ per aver “causato grave nocumento a tutto il mondo ecclesiale”. “E’ questa la parte più sorprendente della vicenda. E, da uomo profondamente religioso, che ha speso 22 anni della sua vita al servizio della Chiesa, mi ferisce profondamente”, spiega La Porta a FoggiaToday. I legali del 46enne sottoporranno ad horas alla Fondazione la proposta di un tavolo di trattativa per trovare una soluzione consensuale alla vicenda. Per il lavoratore resta l’amarezza: “Mi sono sentito abbandonato da ogni categoria sindacale: in questo modo passa il messaggio che chi si batte ad un tavolo per il benessere comune (il nuovo CCNL è a beneficio di tutti i lavoratori della categoria) viene fatto fuori”.

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