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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Aggressioni in pronto soccorso "punta d'iceberg" di un lento declino: "Servono misure immediate"

La condanna del sindacato Anaao Assomed. Il segretario aziendale Fabrizio Corsi: "Una vera escalation. Intervenire si può, con misure da mettere in campo con estrema urgenza"

L’ultimo caso è avvenuto nella giornata di ieri, con una dottoressa in servizio al pronto soccorso del Policlinico ‘Riuniti’ di Foggia aggredita da un paziente (qui il caso). Sull’accaduto è intervenuto il segretario aziendale Anaao Assomed del Policlinico di Foggia, Fabrizio Corsi, che ha duramente condannato l’accaduto chiedendo misure da mettere in campo con estrema urgenza

“Le aggressioni a carico dei medici e degli operatori sanitari, ormai, sono una vera emergenza. Una continua escalation. Ma la cosa più preoccupante - dichiara Corsi - è che quelli più gravi che occupano le pagine dei giornali, sono solo la punta di un iceberg: gli episodi di violenza, fisica ma anche verbale, a carico di medici e operatori sono moltissimi di più”.

“Un recente sondaggio curato da Anaao Assomed in occasione della Giornata nazionale contro la violenza sugli operatori sanitari - prosegue il segretario aziendale - ci consegna un quadro che non ha bisogno di ulteriori commenti: l'80% dei colleghi che ha risposto al sondaggio, ha dichiarato di aver subito aggressioni fisiche o verbali. Uno stato di emergenza che riguarda tutti i reparti, sebbene quelli più colpiti siano il pronto soccorso e, per dinamiche diverse, la psichiatria”.

I motivi sono chiari: i parenti - spesso sono loro i protagonisti di questi episodi - si lasciano pervadere da sentimenti negativi che sfociano nell'aggressività, a causa delle lunghe attese che si verificano, specialmente in pronto soccorso. E la causa di queste attese sono le carenze organizzative frutto del costante e continuo definanziamento del Sistema sanitario nazionale. Il paziente sente una inadeguata risposta alla sua richiesta di salute e scarica questa frustrazione sul medico o sull'operatore che, in quel momento, sta lavorando solo ed esclusivamente per il bene del paziente stesso.

Occorre, dunque, rinforzare gli organici, migliorare la comunicazione tra medico e paziente così da poter fornire assistenza anche nell'attesa. “Ma serve con urgenza anche rafforzare il presidio di forze dell'ordine o di addetti alla sicurezza, così che la loro presenza sia un deterrente per azioni di forza. Non ultimo - conclude Corsi - è necessario che il personale, in trincea giorno e notte, avverta la presenza accanto a sé delle istituzioni a tutti i livelli. La procedibilità d'ufficio nei casi di aggressione - oggi possibile grazie alla perseveranza di Anaao Assomed che da tempo ne chiedeva l'approvazione - deve essere accompagnata, nei processi che ne conseguiranno, dalla costituzione di parte civile delle aziende sanitarie e, come recentemente annunciato, della Regione Puglia. Questo allevierebbe, nei medici e operatori, la profonda sensazione di solitudine che avvertono da sempre”, conclude. 

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