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Sabato, 27 Aprile 2024

Matteo Ciavarella non si arrende e si reca di nuovo in Procura: "Io emarginato sul lavoro"

Il dipendente del Consorzio di Bonifica della Capitanata, insieme alla segretaria nazionale del Sifus, questa mattina ha presentato un esposto-denuncia presso la Procura della Repubblica di Foggia

Matteo Ciavarella non si ferma. Determinato come non mai e affiancato dai sindacalisti del Sifus, dopo aver denunciato l'assenteismo tra i dipendenti del Consorzio di Bonifica di Foggia va avanti nella sua battaglia personale, convinto di essere stato vittima di sfruttamento e mobbing da parte dell’Ente.

In mattinata, infatti, il 63enne di San Severo, accompagnato da Lucia Inzirillo, responsabile nazionale Ufficio Vertenze, si è presentato in Tribunale per depositare un nuovo esposto in Procura: “Ritengo di essere stato vittima di un vero e proprio sfruttamento e mobbing da parte del Consorzio per la Bonifica di Foggia”, denuncia Ciavarella, assunto per svolgere la mansione di guardiano presso l’impianto idrovoro ‘Palude Lauro’, tra Lesina e San Nicandro Garganico.

“Fin dall’inizio tale lavoro mi ha provocato malattia e frustrazione, portandomi allo sconforto e all’emarginazione totale. Col tempo infatti mi sono accorto che la mia presenza e la mia costanza nel lavoro infastidivano i colleghi dell’equipe lavorativa, poiché era prassi ed usanza non presentarsi sul luogo di lavoro”. Tali comportamenti hanno fondato la denuncia sporta da Ciavarella per assenteismo, già all’attenzione dell’autorità giudiziaria ma a rischio prescrizione (qui tutta la vicenda)

Assunto come custode e idrovorista, Ciavarella svolgeva la sua mansione “24 ore su 24, in assenza di ferie, tredicesime, momenti di pausa, poiché nessuno si presentava per rispettare la turnazione prevista”, spiega. “Ero diventato un ‘workaholic’, ossia un totale dipendente e maniaco del lavoro”, confessa. “Ho dovuto subire un forte terrore psicologico soggetto a mobbing lavorativo, che ha compromesso la mia salute e il mio benessere mentale e fisico. Ho in passato denunciato per le vie legali le innumerevoli ore di lavoro, stanco di minacce, angherie, ingiustizie ed offese”.

Ma è dal 2016 che inizia il momento di maggiore degrado fisico e psicologico. Prima di essere licenziato, in data 8 maggio 2016, Ciavarella ha subito un infortunio sul lavoro (un trauma contusivo alla spalla destra e al piede destro). “In tale momento di dolore ed estrema difficoltà sono stato ritenuto ‘assente ingiustificato’ dal Consorzio, poiché mi sono rivolto ad una struttura diversa da quella assegnata, più facilmente raggiungibile dai mezzi pubblici”, su legge nel documento.

Reintegrato a lavoro nel 2017, la situazione “peggiorò a dismisura”, continua. “Fui vittima di soprusi, angherie, sfruttamenti ed ingiustizie da parte del Consorzio. Successivamente fui trasferito presso Palude Grande a Lesina, presso una struttura completamente abbandonata, non igienizzata e isolata, piena di fossi e priva di illuminazione e mi era stato installato pure un gps per monitorare e controllare gli spostamenti”.

Per Ciavarella i vertici del Consorzio non si sarebbero mai preoccupati del suo disagio psico-fisico, "pur conoscendo i folli orari e le gravose condizioni in cui lavoravo" denuncia.

Il dipendente del Consorzio di Bonifica della Capitanata si appella di nuovo alla Magistratura perché si accertino i fatti e si individuino gli eventuali profili di responsabilità: "Isolare un collega vuol dire non coinvolgerlo, non informarlo ma semplicemente screditarlo in pubblico. L’isolamento sociale è dunque una forma di mobbing silenzioso e pericoloso che mina il benessere fisico e mentale di chi né è vittima. Mi sono sentito incompreso di fronte alle autorità, in una situazione senza via d’uscita in cui non so come e perché sono entrato".

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