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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca San Severo

Problemi strutturali e situazione sanitaria preoccupante nel carcere di San Severo

L'analisi della situazione e l'allarme arrivano dall'associazione 'Antigone' in visita questa mattina al penitenziario del Tavoliere

Clima sereno, ma forti problemi strutturali. E’ la fotografia del carcere di San Severo scattata dall’associazione Antigone, al termine della visita di stamattina. “Il clima sereno è testimoniato anche dagli eventi critici per i quali la direzione non ha segnalato, nell'anno 2022, nessun suicidio, tentativo di suicidio e una sola aggressione ai danni del personale – fa sapere l’associazione con una nota – ma il problema più grande sta nella struttura che avrebbe bisogno di interventi di ristrutturazione molto ampi”.

L’analisi parte dall’atavica questione del sovraffollamento, comune alla quasi totalità delle carceri italiane. In quello di San Severo si trovano 87 persone a fronte dei 65 posti regolamentari e, di conseguenza, le stesse celle contengono più detenuti rispetto a quanto previsto. Inoltre mancano spazi per le lavorazioni e le stanze per la socialità sono molto piccole. Ma c’è molto altro. “Preoccupante”, infatti, viene definita la situazione sanitaria.

Quello che più colpisce – riporta la nota – è il fatto che i bagni presenti nelle celle, pur non essendo a vista, si trovano dietro dei separè in legno o metallo che, non arrivando al soffitto, lasciano diffondere tutti gli odori nella cella, dove le persone detenute vivono in due, quattro o cinque a seconda della grandezza della stessa. Oltre al wc, in questo separè non c'è un lavandino, presente invece nella cella, subito fuori dalla porta del bagno. A rendere persistente la presenza di odori è anche il fatto che le finestre siano schermate in molte delle celle, cosa che normalmente si rintraccia nelle carceri cittadine, per evitare che oggetti possano essere lanciati da fuori a dentro e viceversa”.

Ma non solo. A San Severo manca una copertura medica e infermieristica h24, e per le visite specialistiche da effettuarsi fuori dal carcere, i tempi di attesa arrivano ad essere anche di molti mesi. Va meglio per quanto riguarda il supporto psicologico: ci sono 2 psichiatri per 15 ore settimanali complessive e 3 psicologi per una copertura di 22 ore a settimana. Però qualcosa di buono c’è, anche se con dei ‘ma’.

Dall'anno scorso, per ovviare in parte al problema del caldo estivo, la direzione ha fatto installare dei ventilatori a soffitto nelle sezioni e, da quest'anno, ha autorizzato i detenuti a comprare piccoli ventilatori per le celle (uno per ogni cella). Tuttavia, soprattutto nelle stanze di pernottamento più grandi, non sembrano sufficienti a combattere il caldo, che colpisce tanto i detenuti quanto il personale che lavora nelle sezioni.

Nel carcere è previsto il regime delle celle aperte, per cui le persone detenute sono libere di muoversi in sezione durante la gran parte della giornata (una soluzione ottima visti gli spazi angusti delle celle), accedendo anche ai passeggi, una zona all'aperto dove, tuttavia, nei giorni di gran caldo, quasi nessun detenuto va per la mancanza di una zona d'ombra.

Nel penitenziario di San Severo sono istituiti alcuni corsi scolastici, compreso uno di istruzione superiore (istituto tecnico commerciale). Quest'ultimo, tuttavia, prevede la frequenza solamente fino al 4° anno, per cui le persone detenute per ottenere il diploma, ad oggi, devono attendere di finire di scontare la pena e, eventualmente, iscriversi fuori dal carcere per completare il ciclo scolastico. “Ci è stato detto che si sta ragionando per un ampliamento del corso fino al 5° anno – fa sapere Antigone – così da consentire alle persone detenute di ottenere il diploma frequentando fino all'ultimo anno”.

Da parte della dirigenza, però, Antigone rileva una certa apertura che fa ben sperare: è attivo un corso di formazione sull'imprenditorialità che attualmente coinvolge 15 detenuti e che è attivo anche in queste settimane estive, ed è stato mantenuto un regime di telefonate extra, stabilito ai tempi dell'emergenza Covid-19, per cui la maggior parte delle persone detenute hanno tre telefonate a settimana a disposizione, ognuna di 10 minuti (anziché l'unica telefonata da 10 minuti prevista dai regolamenti).

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