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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Caporalato nel Foggiano, centinaia di braccianti sfruttati: fino a 10 ore di lavoro con paghe misere e nessuna tutela

Le attività investigative consentivano di ricostruire lo sfruttamento di centinaia di braccianti di origine africana, perlopiù reclutati a Borgo Mezzanone ed impiegati in condizioni di lavoro degradanti

È di quattro persone arrestate il bilancio dell'operazione condotta dai Finanzieri del Gruppo di Foggia e dai Carabinieri del Comando provinciale. I quattro sono indagati per intermediazione e sfruttamento del lavoro (caporalato) nei confronti di centinaia di braccianti agricoli extracomunitari illecitamente impiegati nell'agro foggiano.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Foggia e svolte in collaborazione con lo Scico (Servizio Centrale di investigazione sulla criminalità organizzata) di Roma e il Gico (Gruppo d'investigazione sulla criminalità organizzata) del Nucleo Pef Bari, sono state avviate a seguito della denuncia di un cittadino extracomunitario che segnalava di aver lavorato, unitamente ad altri suoi connazionali nella raccolta delle olive, senza essere stato messo in regola e retribuito. Le attività investigative hanno consentito di ricostruire lo sfruttamento di centinaia di braccianti di origine africana, perlopiù reclutati a Borgo Mezzanone ed impiegati in condizioni di lavoro degradanti.

 Al centro delle indagini un 'caporale' proveniente dalla Costa d’Avorio che, in contatto con alcune cooperative agricole locali, si occupava di reperire i braccianti e trasportarli, stipati in un furgone, dalle baracche della ex pista di Borgo Mezzanone ai campi. I lavoratori, con turni di lavoro anche di oltre 10 ore, senza alcuno strumento di protezione individuale ed in ogni condizione meteorologica, percepivano, nella maggior parte dei casi, circa 15 euro al giorno, pagati a 'a cottimo' poco più di un euro per ogni contenitore di ortaggi lavorato; dalla paga giornaliera veniva decurtata una somma anche di 5 euro per il trasporto.

Sulla base del quadro indiziario raccolto, anche mediante intercettazioni telefoniche e documenti (brogliacci, appunti, “pizzini”) rinvenuti nel corso delle perquisizioni effettuate mentre erano in corso i lavori nei campi, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Foggia, su richiesta della Procura della Repubblica, ha disposto gli arresti domiciliari per il presunto “caporale” ed i gestori di due cooperative agricole, unitamente al sequestro del mezzo utilizzato e dell’illecito profitto conseguito.

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