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Cronaca

Amica, falso in bilancio e malversazione: tutti assolti perché “il fatto non sussiste”

Alla vigilia del fallimento milionario della società comunale di igiene urbana, indagati entrarono a vario titolo nel mirino della Guardia di Finanza. Non ha retto l'impianto accusatorio

Sui conti e sui bilanci di Amica non si consumò alcun reato di natura fiscale e tributaria. E’ questa la conclusione a cui è giunto il giudice Carlo Protano, presidente di un collegio a tre, che nella giornata di oggi ha assolto con formula piena tutti gli indagati che, alla vigilia del fallimento milionario della società comunale di igiene urbana, entrarono a vario titolo nel mirino della guardia di Finanza.

“Il fatto non sussiste” la formula pronunciata dal presidente del collegio giudicante che ha smontato l’impianto accusatorio del pm Antonio Laronga. Era il febbraio 2010 quando un terremoto raggiunse l’ex azienda comunale di corso del Mezzogiorno.

Dieci le persone che furono raggiunte da altrettanti avvisi di garanzia tra amministratori pro-tempore di Amica spa, componenti di due cda. E del collegio sindacale per presunti illeciti fiscali e tributari: l’ex presidente di Elio Aimola, Saverio Balestrucci, Raffaele Brigida, Mario Mancaniello, Carlo Marconi, Michele Milano, Giovanni Ricci, Giuseppe Salvato, Michele Simone, Maria Teresa Zingrillo.

Le indagini, partite nel 2006, avevano rilevato una serie di reati tra cui falso in bilancio per le annualità dal 2006 al 2008, evasione milionaria di imposte dirette e indirette, omesso versamento di contributi previdenziali per ingenti importi nonché, per alcuni di essi il reato di malversazione.

Nove in tutto i capi d’accusa. In particolare, la malversazione, contestata 4 indagati (Giovanni Ricci, Carlo Marconi, Elio Aimola e Michele Simone), riguardava il presunto non corretto utilizzo dei finanziamenti comunali erogati in Boc (Buoni ordinari comunali) destinati ad investimenti, utilizzati al contrario – secondo l’accusa - per spese correnti quali debiti, pagamenti di conti correnti e stipendi ai dipendenti.

In base all’indagine svolta dai militari della Finanza si riteneva che parte dei fondi fossero stati “dirottati per i pagamenti dei lavori di ampliamento della discarica compiuti dall’Agecos e per contratti stipulati con la ditta Frisoli”.

Ma l’impianto accusatorio non ha retto al processo, la cui udienza si è svolta prima dell’estate. Tutti gli indagati vengono assolti con formula piena. Le motivazioni si leggeranno tra 60 giorni. E già si prevede un novembre infuocato, che chiamerà a responsabilità altre ed ulteriori. 

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