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Cronaca Vieste

Il fiato sul collo degli investigatori sul cugino del boss Raduano: "L'aria qua è brutta Francù"

L'attività di spaccio di Franco Raduano e della moglie con il sistema del cestino calato dall'alto e della cocaina ceduta tramite una canalina. Le indagini scattate dopo l'esplosione davanti al portone del cugino del boss

Le indagini che hanno svelato il sistema dell'attività di spaccio di cocaina a Vieste sono scattate dopo l'esplosione di un ordigno artigianale avvenuta davanti al portone d'ingresso dell'abitazione di Franco Raduano, alias 'Franchino', nonché cugino del boss 'Pallone'.

Il 7 gennaio 2022 i carabinieri della città del faro, durante un servizio perlustrativo in via Pola, giunti all'altezza del 'Museo Malacologico', avvertirono un forte boato seguito da un bagliore provenire da una stradina del centro storico.

Arrivati a piedi sul luogo della deflagrazione, constatarono che il lato inferiore del portone, il citofono e la soglia del marmo, erano stati danneggiati dalla deflagrazione, tant'è che nelle vicinanze del portone recuperarono frammenti di carta con parte della miccia di innesco. 

Nel corso dei rilievi eseguiti nell'immediatezza dell'accadimento, i militari dell'Arma accertarono la presenza di un sofisticato impianto di videosorveglianza lungo tutto il perimetro dell'abitazione di Franco Raduano, arrestato insieme alla moglie il 22 febbraio 2020 in flagranza di reato, per detenzione ai fini di spaccio di cocaina 

Già in quella occasione i carabinieri trovarono in camera da letto, in cucina e fuori dal balcone, alcuni monitor collegati alle telecamere che riprendevano la strada e l'abitazione, senza però registrare le immagini. 

"...nonostante la patita esplosione, manteneva con gli operanti un atteggiamento palesemente reticente, sminuendo la portata dell'accaduto".

Convocato in caserma dopo l'atto dinamitardo, Franco Raduano non fornì alcun elemento utile per il prosieguo delle indagini, negando di aver avuto problemi e/o minacce da qualsivoglia persona. 

Durante le indagini è emerso un andirivieni incessante di assuntori di cocaina a qualsiasi ora del giorno e della notte, dalle 30 alle 50 cessioni al giorno, con lo stesso modus operandi.

Nel vicolo perpendicolare alla via di residenza dei coniugi pusher, veniva calato un 'panariello' verso il basso mediante una corda: gli assuntori mettevano le banconote nel cestino e ritiravano la sostanza stupefacente fatta pervenire dal terrazzo dell'abitazione attraverso un canale di scolo. 

Di 30mila euro l'entrate al mese stimata dagli inquirenti, analisi economica al ribasso perché non tiene conto dell'eventuale attività di spaccio compiuta in altri luoghi. Il rifornimento della droga avveniva a Cerignola tramite il grossista Umberto Sforza (anch'egli raggiunto da una misura cautelare in carcere).

Nelle carte dell'inchiesta c'è una intercettazione in cui un acquirente fa sapere a Raduano di aver subito un controllo e il sequestro della sostanza stupefacente appena ritirata: "E' sorto un problema quando me ne sono andato, immaginati, non gli ho detto niente, tutto apposto".

In un'altra circostanza, uno degli arrestati, per gli investigatori il 'galoppino' Antonio Ruggeri finito agli arresti domiciliari, fa sapere ai coniugi Raduano-Cariglia di sospettare della presenza delle forze dell'ordine, in particolare di un carabiniere: "L'aria qua è brutta Francù".

Da un'altra conversazione emerge invece la caratura criminale di Raduano, che con 'tono minaccioso e imperioso impone la sua volontà a Ruggeri' ed 'evidentemente indispettito dal fatto che non aveva risposto al telefono alle precedenti chiamate, lo minaccia pesantemente invitandolo a recarsi immediatamente a casa sua'.

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