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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Manfredonia

Terremoto a Manfredonia: arrestati ex assessore, i Romito imprenditori e padre e figlio dipendenti di Ase

Estorsione, concussione e corruzione, peculato, falso, lesioni personali, minacce e violenza privata. Tre i filoni d’indagine diretti dalla Procura della Repubblica di Foggia

I finanzieri della compagnia di Manfredonia hanno eseguito sette misure cautelari a carico di altrettanti indagati tra cui alcuni funzionari pubblici del Comune sipontino e una società partecipata, professionisti e imprenditori, con le accuse di estorsione, concussione, corruzione, falso, peculato, minacce e violenza privata e lesioni personali. Tre i filoni d’indagine diretti dalla Procura della Repubblica di Foggia. L'operazione è stata ribattezzata 'Giù le mani'. 

Le immagini video del blitz 

Arrestati padre e figlio dell'azienda partecipata

Il primo filone ha riguardato l'azienda municipalizzata Ase di Manfredonia.

Michele Fatone, dipendente classe 1961, avrebbe costretto altri dipendenti ad effettuare interventi di bonifica e lavorazioni presso terreni a lui riconducibili avvalendosi dei mezzi e dei materiali della municipalizzata, paventando, in caso di rifiuto, conseguenze negative attraverso minacce dirette o del proprio intervento presso gli organi dirigenziali o presso esponenti politici locali. 

In altri casi l’indagato si sarebbe appropriato di materiali dell’azienda pubblica per soddisfare le proprie esigenze personali.

L'uomo, destinatario della misura custodiale in carcere, insieme al figlio Raffaele Fatone classe '92, anch’egli dipendente della municipalizzata e ai domiciliari, avrebbero anche aggredito uno dei responsabili del personale, procurandogli lesioni gravi con calci, pugni al volto e continuando a colpirlo mentre era riverso in terra. Episodi violenti e intimidatori a seguito del rifiuto di aderire ad un’imposizione dei due circa i turni di servizio del più giovane dei due Fatone.

Anche l’amministratore dell’azienda pubblica sarebbe stato minacciato per costringerlo a ritirare il provvedimento con cui l’indagato era stato adibito a mansioni diverse corrispondenti al suo effettivo inquadramento.

L'agenzia funebre e il ruolo dell'ex assessore

Il secondo filone d’indagine riguarda l’autorizzazione all’esercizio dell'attività di onoranze funebri di Grazia Romito classe 1971, persona già destinataria di provvedimento interdittivo antimafia disposto dalla Prefettura di Foggia, che attraverso un prestanome, avrebbe eluso il divieto proseguendo nell’attività di impresa.

La donna è stata sottoposta alla misura degli arresti domiciliari, il prestanome al divieto di dimora nel Comune di Manfredonia.

In questo contesto è emersa la posizione di un ex assessore ai Lavori Pubblici in carica dal 2021, l'avvocato penalista Angelo Salvemini classe 1980, raggiunto dalla misura degli arresti domiciliari, che avrebbe sollecitato la struttura amministrativa al rilascio dell’autorizzazione, inducendo in errore la dirigente responsabile e i funzionari addetti ai controlli antimafia sull’effettiva conduzione dell’attività funebre e sull’assenza di motivi ostativi.

L'arresto dell'amministratore di un ristorante

Il terzo capitolo d’indagine riguarda la vicenda del ristorante 'Guarda che Luna', riconducibile ad un altro indagato e alle azioni finalizzate a contrastare la sua rimozione.

In primis, con minacce implicite ed esplicite fondate anche sulla propria fama criminale personale e familiare, Michele Antonio Romito, il 60enne amministratore di fatto del ristorante finito in carcere, avrebbe esercitato pressioni sulla struttura amministrativa e sull’apparato politico del Comune per evitare lo smontaggio del manufatto abusivo, con la collaborazione attiva dell’ex assessore, il quale, avrebbe riferito all'indagato informazioni carpite in Comune e concordato tutte le iniziative da adottare.

Le minacce sarebbero state indirizzate anche a funzionari, di tecnici ed esponenti politici. Pressioni esercitate avvicinando, tramite l'ex assessore, esponenti politici della maggioranza per indurli a mutare orientamento sulle posizioni assunte.

L’intimidazione nei confronti dei funzionari comunali sarebbe proseguita da parte di entrambi, quando a gennaio 2023 erano cominciate le operazioni di rimozione, con insulti e prospettazioni di gravi conseguenze per la loro incolumità. Le minacce sarebbero state proferite anche all’interno degli uffici comunali.

Inoltre, alla Polizia Locale sarebbe stato ordinato, da parte dell’assessore indagato, di non dare assistenza alla dirigente incaricata di tale attività.

Le azioni di salvataggio mediante l’attività indebita di ostruzionismo allo smontaggio della struttura illegale sarebbero passati, altresì, attraverso il tentativo di avocare il procedimento ad altro settore del Comune, dove erano inquadrati funzionari e dirigenti sottoposti alla direzione politica dell’assessore indagato.

Il tentativo veniva posto in essere mediante lo scambio di utilità tra l’assessore indagato ed il segretario comunale pro tempore, Maria Giuliana Galantino, destinataria della misura di interdizione dai pubblici uffici o servizi per 12 mesi.

Un ulteriore tentativo di bloccare le operazioni di smontaggio della struttura sarebbe stato posto in essere, sempre dall’ex assessore, esercitando pressioni su un funzionario della Polizia Locale, per costringerlo al sequestro dell’area, in modo tale da impedire che le operazioni fossero portate a termine.

Altro funzionario dell’ufficio tecnico comunale e un dirigente della Polizia Locale, non destinatari di misura cautelare, sono indagati perché si ritiene abbiano reso false dichiarazioni al Pubblico Ministero o taciuto in parte ciò che sapevano. 

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