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Cronaca

Il "massacro" in carcere, la spedizione punitiva dopo l'affronto all'ispettrice: "Urla di dolore e rumore delle botte"

Il pestaggio avvenuto l'11 agosto nel carcere di Foggia, la denuncia di una delle due vittime e la testimonianza di un altro detenuto

Le indagini sui pestaggi avvenuti nel carcere di Foggia l'11 agosto 2023, che ha portato all'arresto di dieci agenti penitenziari, sono scattate all'indomani di una missiva fatta pervenire in Tribunale proveniente da via delle Casermette 22, ossia l'indirizzo della casa circondariale.

L'incartamento - oltre al foglio di un detenuto che si diceva pronto a testimoniare "nel massacro, sanguinoso pestaggio" - che secondo lo scrivente avevano cagionato gravi danni di salute a due detenuti, conteneva un manoscritto firmato da un recluso della provincia di Bari, una delle due vittime della spedizione punitiva insieme al compagno di cella originario di Taranto. 

Nella lettera c'era scritto che l'ispettore Di Pasqua, un brigadiere ed altri agenti, erano entranti in cella per una perquisizione, ma in realtà avrebbero cominciato a torturare violentemente il recluso con calci e pugni per più di mezz'ora. "Dalle 8.30 alle 9.15. Ci sono le telecamere". Stessa violenza sarebbe stata compiuta all'indirizzo del compagno di cella: "L'ho visto sanguinare e massacrato". Nel foglio c'era scritto anche che gli agenti avevano impedito loro di essere visitati. 

A margine della lettera la vittima chiedeva di essere visitato e di poter sporgere querela, che formalizzava il 24 agosto: "Di Pasqua mi colpì con uno schiaffo che mi fecero volare gli occhiali sotto il tavolo. Poi mi buttarono sul letto e mi colpirono in testa e nel costato destro. Per tre minuti mi colpirono".

Il detenuto di Bitonto ha raccontato di essere stato preso anche a ginocchiate da un altro agente di polizia penitenziario finito anch'egli agli arresti domiciliari. Il compagno di cella sarebbe stato invece colpito mentre dormiva e trascinato via dalla cella alla stanza del telefono.

Alla base dell'aggressione, secondo la testimonianza della vittima, gli atti di autolesionismo che il giorno prima il detenuto aveva compiuto alla presenza della vice ispettrice Santacroce, che l'avrebbero talmente impressionata da scatenare la reazione dei colleghi. "Io non reagì, non ebbi modo di reagire perché non avevo nemmeno le scarpe".

In sede di denuncia la vittima ha raccontato di essere stato portato presso l'ufficio della sorveglianza generale e che lì, Di Pasqua e l'appuntato "con gli occhi celesti", gli avrebbero fatto firmare delle dichiarazioni in cui sosteneva di non essere stato toccato. "Mi dissero firma perché altrimenti te ne vai al carcere di Perugia" e che non avrebbe potuto più parlare con il Comandante:

"Allora firmai. Mi dissero pure di starmi zitto altrimenti mi avrebbero denunciato perché il giorno prima, il 10 agosto, io mi autolesionai dinanzi all'ispettrice Santracroce. Di Pasqua mi disse che se lui avesse raccontato ai detenuti foggiani che mi ero ragliato davanti all'ispettrice Santacroce mi avrebbe fatto picchiare dai detenuti foggiani".

La vittima del pestaggio ha poi aggiunto di aver avuto la possibilità di fare una videochiamata alla moglie: "Dopo l'aggressione io avevo dolori alle costole però non fui visitato il giorno stesso dell'aggressione". Portato in infermeria qualche giorno dopo, il medico gli prescrisse di fare i raggi per trauma cranico e costola rotta.

Il detenuto ha raccontato anche che alcuni giorni dopo l'aggressione, Di Pasqua gli avrebbe fatto fare una donazione da un prete di circa 80 euro, 78 euro per l'esattezza: "Io in cambio però avrei dovuto stare zitto, cioè non raccontare a nessuno quello che avevo subito".

Il 23 agosto, dopo il colloquio con la psicologa, Di Pasqua gli avrebbe detto di stare tranquillo e che gli avrebbe fatto accreditare altri 100 euro.

Ascoltato sui fatti il 30 agosto dello stesso mese, il compagno di cella ha confermato le violenze:

"Io ho provato a fermarli ma hanno picchiato pure me nella cella...mi hanno dato cinque o sei schiaffi in faccia. Sulla faccia si sono buttati...io in faccia stavo gonfio".

Il detenuto ha raccontato anche che l'ispettrice indagata gli avrebbe fatto firmare un verbale in cui sosteneva che il compagno di cella era un suo nemico e che aveva le lamette. "Io firmai per paura".

L'altro detenuto, quello che ha convinto e aiutato la vittima del pestaggio a denunciare l'episodio, ha raccontato di non aver assistito alla scena in quanto gli sarebbe stato sbarrato il passaggio.

Tuttavia avrebbe udito il rumore e le urla dell'aggressione: "Sentivo dei rumori di colluttazione, le grida di.....e le urla e le parolacce dell'ispettore Di Pasqua che gridava cornuto e bastardo, provenienti dalla cella 5 che stato dopo quella mia. Io stato nella cella 4...sentivo le urla di dolore di...insieme ai rumori delle botte. Sentivo....che gridava ooooh basta, basta e contemporaneamente i rumori delle botte!"

"Io vidi sporco di sangue in faccia, con l'occhio destro gonfio, senza occhiali, con la schiuma alla bocca che era portato in braccio....Vidi la stanza in disordine e il sangue sul cuscino e anche a terra sul pavimento c'era molto sangue".

Testimoniò anche di aver visto l'altro recluso insanguinato e sotto choc: "Mi disse che lo avevano trascinato per il corridoio fino a rinchiuderlo nella stanza del telefono dopo averlo picchiato".

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