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Lunedì, 29 Aprile 2024
Attualità San Giovanni Rotondo

Cento anni fa la lettera testamento di Padre Pio: "Le mie ossa siano composte in un tranquillo cantuccio di questa terra"

Il 12 agosto del 1923 il frate con le stimmate scrisse una lettera all'allora sindaco di San Giovanni Rotondo don Ciccio Morcaldi, in merito alle voci fondate sul trasferimento presso un altro convento, che avevano generato agitazioni e proteste nel comune garganico

Compie oggi cento anni la lettera-testamento di Padre Pio. La missiva scritta dal frate con le stimmate fu indirizzata all'allora sindaco di San Giovanni Rotondo, don Ciccio Morcaldi. Oggetto della lettera, le voci riguardanti il trasferimento del futuro santo dal comune garganico al convento di Cingoli, in provincia di Ancona.

La decisione del Sant'Uffizio si diffuse presto tra i cittadini di San Giovanni Rotondo: fioccarono le proteste, le agitazioni tra i fedeli. Addirittura fu organizzato un picchetto all'ingresso della chiesetta per impedire a chiunque di portar via il frate. Il 10 agosto, al termine della Santa Messa nell'anniversario dell'ordinazione sacerdotale del Frate, il fattaccio: un giovane muratore, Donato Centra, urlò a Padre Pio armato di pistola: "vivo o morto starai qui". L'uomo venne subito bloccato dai fedeli e Padre Pio venne accompagnato al sicuro.

La sera stessa, il 10 agosto, Padre Pio scrisse una lettera in cui chiese il perdono per l'uomo e per chiunque si fosse macchiato di qualsiasi malefatta a sua causa: "Non voglio venga torto un capello per causa mia, seppur occasionale, a chicchessia. Ho sempre amato tutti, ho sempre perdonato", scrisse. Al 12 agosto del 1923, invece, risale la lettera con il quale il Frate dichiarò la sua predilezione per il popolo sangiovannese.

Illustrissimo Sig. Sindaco, i fatti svoltisi in questi giorni mi hanno profondamente commosso e mi preoccupano immensamente perché mi fanno temere che io possa essere involontariamente causa di luttuosi avvenimenti per questa mia cara cittadina. Io prego Iddio che voglia allontanare tale iattura, riversando su di me qualunque mortificazione. Però se, come ella mi ha comunicato, è stato deciso il mio trasferimento, io la prego di adoperarsi con ogni mezzo perché si compia la volontà dei superiori che è volontà di Dio ed alla quale io obbedirò ciecamente. Io ricorderò sempre codesto popolo generoso nelle mie povere ed assidue preghiere, implorando per esso pace e prosperità e quale segno della mia predilezione, null'altro potendo fare, esprimo il desiderio che, ove i miei superiori non si oppongano, le mie ossa siano composte in un tranquillo cantuccio di questa terra. Con osservanza mi dico tutto nel dolce Signore

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