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Sabato, 27 Aprile 2024
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La Regione elimina i vincoli sulle dune. Ambientalisti e geologi contrari: "Decisione pericolosa"

Già 8mila persone hanno aderito alla raccolta firme promossa da Clelia Larenza per opporsi alla rimozione dei vincoli ambientali in Puglia. Wwf, Ordine dei Geologi e Sigea contrari alla modifica della legge

Ha superato quota 8mila firme la petizione online lanciata su Change.org da Clelia Larenza per opporsi alla rimozione dei vincoli ambientali in riferimento alle dune costiere, oggetto della nuova legge regionale approvata poche settimane fa. “La nuova Legge, approvata dalla Regione Puglia, consente agli stabilimenti balneari di inglobare le dune di sabbia costiere, sinora tutelate e messe al riparo dalla sistematica distruzione ad opera di gestori dei lidi in concessione” spiega l’autrice della petizione. Ricordando anche che “le dune di sabbia svolgono un ruolo fondamentale nell’ arginare il fenomeno dell’erosione delle coste e sono un ecosistema che per il loro valore paesaggistico, ambientale e naturalistico deve essere tutelato e protetto. Firmiamo per chiedere la cancellazione di questa norma iniqua”, conclude l’appello, “che conferma il supporto alla politica intrapresa dalla Ministra Santanchè e volta a privatizzare quote sempre più ampie del territorio costiero italiano, senza riguardo degli interessi più generali della popolazione e del territorio nazionale”.

La modifica alla legge regionale ha trovato una opposizione trasversale che coinvolge anche ambientalisti ed esperti: “I cordoni dunali sono un ecosistema complesso ricco di biodiversità e rappresentano l’anello di congiunzione tra gli ecosistemi marini e quelli terrestri. Sono il risultato di equilibri che si instaurano tra le correnti marine, l’ambiente terrestre, il vento e gli organismi vegetali. Da questo delicato equilibrio deriva anche la fragilità di questi ambienti, tant’è che l’impatto anche solo su una delle sue componenti può rompere questo equilibrio”, ha dichiarato Lara Marchetta, delegata Wwf Italia per la Puglia.

Tale modifica normativa, che consente ai privati di richiedere il rilascio di una concessione demaniale marittima anche sui cordoni dunali purché si tratti di interventi consentiti dall’art. 56 Nta del Piano paesaggistico territoriale regionale (Pptr) della Regione Puglia, per quanto si apprende, sembrerebbe essere giustificata dalla necessità di assicurare la manutenzione delle stesse, a fronte dell’asserita impossibilità per i comuni di occuparsene.

“Ebbene, alla luce di quanto sopra riportato, il Wwf Puglia ritiene queste giustificazioni assolutamente non condivisibili. Il nuovo testo normativo, peraltro, non sembra tenere conto di altre norme vigenti e non consente di escludere a priori che dette aree, ai sensi dell’art. 56 Nta del Pptr della regione Puglia, possano essere utilizzate anche per la realizzazione di opere diverse dalle passerelle e dalle pedane richiamate dalla Regione. Il rischio è che questa modifica normativa, ingenerando confusione e rimettendo le scelte nelle mani dei Comuni, possa riproporre la problematica del rilascio di concessioni per finalità turistico-ricreative anche su aree demaniali in cui, in passato, ciò non è stato consentito”, ha aggiunto la Marchetta.

Secondo il Wwf Puglia, la Regione non tiene conto della peculiarità dei cordoni dunali per i quali andrebbe consentita la naturale dinamica di accumulo della sabbia legata all’azione del vento. "Qualsiasi attività antropica altera negativamente questa dinamica naturale, sicché non si comprende davvero come la realizzazione di strutture possa avere un impatto positivo su un siffatto fenomeno geomorfologico. Ancora più impattante, poi, potrebbe essere la reale attività che il privato imprenditore potrebbe andare a realizzarvi, soprattutto in considerazione della concreta difficoltà di garantire un’attività di controllo”, rimarca la delegata dell’organizzazione ambientalista".

“La norma poi – aggiunge la Marchetta - non tiene in considerazione il fatto che in molti casi questi sistemi dunali sono presenti all’interno di Siti di Importanza Comunitaria o Zone Speciali di Conservazione ai sensi della direttiva Habitat 92/43/CEE; la maggior parte degli habitat presenti sulla duna sono classificati prioritari o comunitari dalla stessa direttiva e pertanto qualsiasi intervento che non sia prettamente di ripristino ecologico mal si adatta alla loro tutela”.

Critiche arrivano anche dall’Ordine dei geologi pugliesi. La presidente Giovanna Amedei si dice esterrefatta da quanto appreso, una decisione che oggi risulta ancora più pericolosa per la realizzazione di passerelle sopraelevate e piattaforme per permettere l’accesso alle spiagge libere e non; di fatto vengono eliminati i vincoli gravanti sui sistemi dunali e che ne consentono la loro salvaguardia e tutela: “Oggi le dune rappresentano già ambienti relittuali poiché la stragrande maggioranza di esse sono state smantellate per contribuire allo sviluppo urbanistico/turistico dei territori. E le poche “sopravvissute” sono tuttora minacciate dall’azione antropica e dall’erosione dei litorali che, secondo l’ultimo rapporto Spiagge di Legambiente, in Puglia è aumentata di cinque volte nell’arco di 30 anni; un arretramento della linea di riva che è frequentemente associato proprio alla demolizione delle dune. I sistemi dunali costituiscono, infatti, allo stesso tempo un argine naturale alle acque alte, una protezione per gli ambienti di retro spiaggia e un accumulo di sabbia in grado di alimentare la stessa spiaggia e quindi di contrastare, in parte, proprio gli effetti dell’erosione”.

Sulla stessa lunghezza d’onda la sezione pugliese della Società Italiana di Geologia Ambientale (Sigea): “Secondo il governo regionale la modifica normativa mantiene inalterata la tutela anzi l’incrementa perché viene affidata agli stessi privati che potranno utilizzarla per la fruizione balneare perché anche le dune potranno essere concesse agli operatori balneari. Queste affermazioni appaiono contrarie proprio alla definizione di dune e alle funzioni che esse svolgono contro l’erosione costiera che per loro stessa costituzione necessitano una tutela integrale e alcuna forma di fruizione perché anche la più leggera può distruggerle e richiedere tempi molto lunghi per la loro ricostituzione. La demolizione di una duna non è un fenomeno facilmente reversibile, ma che occorre necessariamente evitare. Anche gli studi effettuati sul litorale costiero dallo stesso Piano Regionale delle Coste hanno dimostrato che i cordoni dunari sono in forte decrescita e che ovunque siano diminuiti non si è più riusciti a favorirne la ricostituzione. Le dune non richiedono una manutenzione ma una protezione integrale che ne consenta il mantenimento e dove possibile una crescita”.

“Pertanto, consentirne la fruizione (anche solo per realizzare gli interventi consentiti dall’articolo 56 delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia come dice la norma regionale) non può che favorire l’impoverimento di questa risorsa che contribuisce al mantenimento anche di tutte le spiagge sabbiose limitrofe, formidabile attrattore turistico della regione”.

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