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Domenica, 28 Aprile 2024
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La 'missione' antartica di Matteo Villani, il ricercatore foggiano dell'Enea: "È sempre bello tornare qui"

Lo scorso 19 ottobre è ufficialmente partita la 38esima campagna del programma di ricerche in Antartide con l'attivazione della stazione italiana Mario Zucchelli a Baia Terra Nova. Tra i tecnici, presente anche il ricercatore foggiano, alla sua sesta partecipazione

Ha preso il via lo scorso 19 ottobre, con l’arrivo del primo contingente tecnico alla stazione Mario Zucchelli a Baia Terra Nova, la 38esima spedizione italiana in Antartide. Ben 240 le persone che saranno impegnate (tra tecnici e ricercatori) in diversi progetti dedicati alle scienze dell’atmosfera, geologia, paleoclima, biologia, oceanografia e astronomia.

La missione è finanziata dal Ministero dell’Università e Ricerca (Mur) nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (Pnra), gestito dall’Enea dell’Enea (L’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) per la pianificazione logistica e dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) per la programmazione scientifica.

Le operazioni di apertura della stazione sono state condotte da una squadra di 20 tecnici italiani del Pnra, giunti in Antartide a bordo di un Basler Bt-67 dalla base antartica statunitense di McMurdo. I tecnici sono stati impegnati nella riattivazione degli impianti della base, chiusa lo scorso febbraio, ma anche per la verifica del ghiaccio marino propedeutica all’allestimento della pista di atterraggio dei successivi voli per il trasporto di materiali e personale tecnico-scientifico.

Ricercatori Enea in Antartide

Tra i tecnici, c’è anche il foggiano Matteo Villani, ricercatore dell’Enea, che nella spedizione antartica si è occupato proprio della logistica e di tutte le attività condotte per la riattivazione della stazione. Villani è ormai quasi un veterano essendo alla sua sesta 'missione' antartica: “Per me è un orgoglio essere qui e rappresentare il mio Paese. È sempre bello ogni volta che ci torniamo, malgrado le condizioni climatiche proibitive e quel nemico invisibile, il vento, che quando si scatena fa piuttosto male”, spiega a FoggiaToday.

Insieme agli altri tecnici, Villani ha avuto un ruolo importante nella riattivazione di quella che a tutti gli effetti è una piccola cittadina: “Perché la base sia attiva abbiamo dovuto rimettere in moto la centrale termica, quella elettrica, il dissalatore dell’acqua di mare, il depuratore delle acque e il termoinceneritore per i rifiuti. Solo dopo aver portato tutto a regime, possono cominciare le ricerche”.

La spedizione di quest’anno è partita non senza qualche piccolo disagio. La considerevole riduzione dello spessore del ghiaccio marino, infatti, ha reso impossibile l’approdo degli aerei militari più pesanti. La causa è dovuta al forte vento che ha impedito al pack marino di compattarsi: “Dai primi carotaggi effettuati abbiamo notato che lo spessore non superava i 120 centimetri”, spiega Villani. Come detto, sono diverse le ricerche effettuate, ma un ruolo principale lo svolge senza dubbio quello relativo ai cambiamenti climatici. Sei partecipazioni sono forse poche per percepire qualche cambiamento: “Alcuni miei colleghi, oggi in pensione, che hanno partecipato alle prime spedizioni hanno evidenziato che trent’anni fa di questi tempi le temperature fossero assai più rigide”.

Con l’arrivo dell’estate australe, infatti, le temperature restano sotto lo zero pur essendo lontane dai picchi registrati nel resto dell’anno, epperò non sono mancati dei giorni in cui si è registrato il segno più: “È capitato alcuni anni fa di registrare temperature anche di 4°. Quest’anno ci siamo trovati con -15°, ma quando l’estate entrerà nel vivo – tra fine dicembre e inizio gennaio – non escludo che si possano verificare nuovamente giornate con temperature positive. In ogni caso, non credo che saremo troppo distanti dallo zero”.

Tra gli studi ai quali partecipa l’Enea c’è anche la campagna di perforazione profonda della calotta glaciale nell’ambito del progetto ‘Beyond Epica Oldest Ice’, grazie alla quale è possibile ricostruire la storia climatica della terra: “Sono studi che coinvolgono autorevoli ricercatori”, aggiunge Villani, il quale ricorda anche la figura del prof. Talarico, che nel 2016 coordinò una ricerca grazie alla quale si scoprirono nell’area di Allan Hills i giacimenti fossili di una foresta risalente a circa 250 milioni di anni fa.

Non mancano le curiosità, come quelle emerse dallo studio di alcuni animali: “È stato scoperto un piccolo insetto che nel periodo invernale si nasconde sotto le rocce antartiche e si iberna. Con l’arrivo dell’estate il granito si scioglie e lui torna a vivere. E poi ci sono i Channichthyidae, comunemente noti come icefish (peschi ghiaccio) che sopravvivono alle rigide temperature delle acque, poiché il loro sangue è privo di emoglobina”. Spettacoli della natura, come quello dei pinguini imperatori e della suggestiva ‘marcia’ che effettuano per fronteggiare il freddo: “Sono gli unici animali che vivono qui tutto l’anno”.

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