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Strade pericolose, pedoni e ciclisti rischiano ogni giorno: si riaccende il dibattito su Foggia 'Città 30 km/h'

Il post del consigliere comunale Antonio De Sabato ha riacceso il dibattito sull'opportunità di garantire maggiore sicurezza per i pedoni e i ciclisti. Discussione ancora in corso sul modello 'Città 30km/h'

Dopo Bologna, la discussione sulle città a 30 all'ora, ha tenuto banco anche a Foggia.

Il più alto sostenitore in grado della misura che ridurrebbe in alcune strade cittadine la velocità massima dei veicoli, è stato il consigliere comunale nonchè ex candidato sindaco Nunzio Angiola. Tuttavia, in parecchi, in linea di massima, sarebbero d'accordo. Va da se che ci vorrebbero molti più controlli, un piano del traffico, un periodo di tempo in cui sperimentare la misura e soprattutto una responsabilità straordinaria degli automobilisti. 

A riaccendere il dibattito sulla sicurezza stradale, e, quindi, sull'opportunità di seguire l'esempio di Bologna, ci ha pensato il consigliere comunale Antonio De Sabato, che pur non riferendosi alla misura specifica, ha definito "sconcertante notare come non sia ancora possibile procedere con un piano del traffico che possa garantire sicurezza ai cittadini che non intendono prendere auto e desiderano muoversi a piedi o in bicicletta". 

Tuttavia, bisognerà tener conto anche di una direttiva del Ministero dei Trasporti, redatta dopo le polemiche tra il ministro Matteo Salvini e l'amministrazione comunale di Bologna, primo grande comune a dotarsi del modello '30 km/a', per spiegare che "l'imposizione generalizzata di limiti di velocità eccessivamente ridotti" avrebbe potuto creare "intralcio alla circolazione e risultare pregiudizievole sotto il profilo ambientale, nonché dell'ordinata regolazione del traffico, creando ingorghi e code stradali". 

Nel documento erano state indicate le principali condizioni perchè si potesse procedere ad abbassare il limite di 50 km/h, a partire dall'assenza di marciapiedi e movimento pedonale intenso; ma anche in presenza di anomali restringimenti delle sezioni stradali, pendenze elevate, andamenti planimetrici tortuosi tipici di nuclei storici e vecchi centri abitati: frequenza di ingressi ed uscite carrabili da fabbriche, stabilimenti, asili, scuole e parchi. E in presenza di pavimentazioni sdrucciolevoli o curve in vario modo pericolose.

Quindi, deroghe per aree delimitate, che giustificherebbero il ricorso ad una diversa regolazione del traffico, "a tutela di primarie esigenze della collettività" si legge nella direttiva: "Analogamente, si giustificano anche deroghe al predetto limite generale dei 50 km/h temporalmente delimitate, ad esempio in ragione dell'esigenza di imporre limiti diversi da quelli previsti dal legislatore in presenza di afflussi turistici nei periodi di alta stagionalità, ovvero in coincidenza con flussi straordinari di traffico".

L'organizzazione che più di tutte le altri si esposta contro il Mit è stata Legambiente, che ha provato a smontare alcune tesi che continuano a circolare sul modello città 30, bollandole come 'fake news'.

"È dimostrato che i 30km/h, senza rallentare la circolazione, diminuiscono drasticamente le percentuali di rischio di mortalità e migliorano mobilità e qualità dell’aria. Già diverse città europee hanno scelto di moderare la velocità registrando dati rilevanti a breve termine come Londra e Bruxelles”.

Legambiente ha individuato 5 presunte bufale: "Non è vero che andare a 30 km/h o a 50 km/h sia la stessa cosa in termini di sicurezza stradale, la scienza ci dice ben altro. Non è vero che con la città 30 “i problemi, soprattutto per i lavoratori, rischiano di essere superiori ai benefici per la sicurezza stradale”. Non è vero che a 30 km/h si impiega più tempo a spostarsi e che si inquina di più. Non è vero che per salvare vite basta inasprire pene per chi abusa di sostanze e alcool. È staticamente accertato che nei casi di incidenti mortali una delle cause è dovuta all’elevata velocità".

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