Foggia, la mia città oggi...(ma ieri eravamo altre persone)
Dedico solo dieci minuti di scrittura, sufficienti a spiegare lo stato di degrado in cui versa il luogo tra quelli che maggiormente amo, la mia città.
Accanto al comune vedo una piramide di vetro con un lato scheggiato da anni, non è mai stato cambiato. Nella piazza alle spalle c’è una scalinata che porta ad un locale chiuso da sempre. Non ho mai capito cosa sia ma ne ho visto le condizioni.
L’ingresso è delimitato da una catena e null’altro. Mi sono sporto per capire e giù c’era di tutto. Era trasformato in una discarica ed anche qualcos’altro. Pochi passi ancora e nella stessa piazza, vicino alle fontanelle non funzionanti, si potevano notare bottiglie di vetro infrante e frammenti non rimossi .
Tutto a poca distanza, qualche metro soltanto, da due edifici che ospitano e dovrebbero rappresentare la vita ed il rispetto dell’ordine e della giustizia: il Comune appunto e la Prefettura .
Per fortuna, allo scempio descritto, si contrappone il palazzo dell’Accademia, quella delle Belle Arti, che con il suo giardino curato dalle mani di studenti avvezzi alla bellezza, sfoggia il suo splendore che diventa luce per i miei occhi quando a Natale gli alberi all’interno vengono addobbati dalle luminarie. Mi fa dimenticare per qualche attimo soltanto dove mi trovo.
Lo stesso effetto che provo guardando la facciata illuminata del teatro Giordano e le opere presenti all’interno di Palazzo Dogana. Basta poco per il ritorno alla cruda realtà della decadenza urbana e civile che restano predominanti.
Le strade che sembrano quelle di una zona di guerra . Versano sempre nel continuo dissesto e vengono parzialmente recuperate in prossimità dell’arrivo di personaggi importanti o delle elezioni .
E mentre già con difficoltà le attraversi in auto devi sopportare gli sguardi minacciosi di pedoni che senza alcun senso civico attraversano dappertutto sbucando all’improvviso e dimenticando che dovrebbero farlo in fretta ed orizzontalmente e non con lentezza ed in diagonale.
Mi tocca anche stare zitto perché se provassi a parlare correrei anche il rischio d’imbattermi in un pistolero od esperto di armi bianchi pronto a far esplodere la sua violenza sul primo malcapitato .
La mia città.
Procedo mano nella mano con mio figlio, è piccolo ed ha incominciato a camminare da poco. Cerco un luogo nel quale provare a fargli muovere i primi passi in sicurezza e penso all’isola pedonale divisa in due tratti, il secondo rifatto da due anni con pregevole gusto.
Potrebbe rappresentare il posto ideale ma monopattini elettrici e biciclette guidati da ragazzi al di fuori di ogni controllo, sfrecciano pericolosamente ed io rischio ogni istante che il mio piccolo venga investito, ammazzato. Non c’è disciplina e la cosa più grave è l’assenza totale di chi dovrebbe tenere in sicurezza la zona che anziché pedonale sembra ormai un circuito .
L’ho fatto presente da alcuni mesi ad un politico amico. Non ha fatto niente tranne il farsi vivo con un messaggio . Era per richiedere il voto del candidato della sua coalizione alle ultime regionali. Sempre la stessa storia. Li senti e si muovono solo nel loro interesse , poi si dileguano nel nulla. Spaventato dalla zona pedonale, non mi resta scelta e decido di spostarmi, nella villa comunale .
Al suo interno ho trascorso alcuni dei momenti più belli della mia infanzia e della mia adolescenza. Pensavo, è qui che ho consentito ad i miei primi due figli di divertirsi in piena sicurezza . Sarà così anche per lui, per l’ultimo dei miei rampolli.
Dopo l’ingresso principale noto che è stata costruita una nuova fontana, bella anche nei giochi d’acqua e di colori. Che bella la villa, è stata migliorata e resa più ospitale, ho pensato. Ma è durato qualche istante.
M’incammino in direzione parco giochi e boschetto, due delle mie mete passate preferite e mi accorgo che la sicurezza, quella che mi auspicavo di riscontrare è un lontano ricordo: non esiste più . Si è trasformata in uno dei siti più pericolosi della città e se sapessi di mia moglie sola al suo interno , per una passeggiata con i miei due ultimi bambini , sverrei per la paura. Troppe presenze pericolose e nessuno ad effettuare controlli .
La mia città.
Non dico altro, non ne ho voglia, mi deprimerei soltanto.
Spero che ritorni ad essere quella di quando ero nato, quella nella quale il rispetto, inteso in senso lato e la sicurezza, predominavano .
Lo spero .
Ma eravamo altre persone .
Maurizio R.