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Il sanguinario Killer Annacondia a Le Iene: "Tre di San Giovanni Rotondo fatti sparire nella fornace"

Nell'intervista rilasciata a Giulio Golia e Francesca Di Stefano de 'Le Iene', ripercorre la sua ascesa criminale, iniziata negli anni Settanta e proseguita per circa 20 anni, durante i quali Annacondia si è lasciato alle spalle una spaventosa scia di sangue: omicidi, regolamenti di conti, agguati e vendette.

"Penso solo alla mia famiglia, ma non venite a risvegliarmi". Le parole di Salvatore Annacondia, detto 'Manomozza', ex boss della Sacra Corona Unita, suonano come un avvertimento. Dal 1992, il sanguinario boss di Trani, con oltre 70 omicidi sulle spalle, ha voltato pagina, decidendo di collaborare con la giustizia. 

Nell'intervista rilasciata a Giulio Golia e Francesca Di Stefano de 'Le Iene', ripercorre la sua ascesa criminale, iniziata negli anni Settanta e proseguita per circa 20 anni, durante i quali Annacondia si è lasciato alle spalle una spaventosa scia di sangue: omicidi, regolamenti di conti, agguati e vendette.

"Per me ammazzare una persona era niente, come bere un caffè", spiega ad uno sbigottito Golia. Tra omicidi e barbarie commesse, ricorda anche tre uomini di San GIovanni Rotondo, casi di lupara bianca degli anni Novanta, fatti sparire in una 'fornace' artigianale allestita dietro il cimitero di Trani, insieme a tanti altri malcapitato: "Avevamo una tecnica micidiale: in 20 minuti, dei cadaveri non restava nemmeno la cenere", spiega. "Ci sono stati periodi in cui la fornace fumave per giorni interi".

Un killer freddo e spietato, il cui ingresso nella malavita è iniziato a causa di un incidente: una esplosione in mare durante una battuta di pesca gli causa la perdita di una mano; inizia così a commettere i primi reati, con il soprannome di 'Manomozza': dal contrabbando fino all'ingresso nel mondo del narcotraffico, gancio tra la Puglia e la Lombardia e connessione tra varie organizzazioni mafiose, come Cosa Nostra, Sacra Corona Unita, Camorra e 'Ndrangheta. L'intervista

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