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Lunedì, 29 Aprile 2024

Incroci killer e automobilisti incivili. I ciclisti hanno paura: "Sto pensando di abbandonare la bici"

Una foggiana spaventata racconta le sue disavventure: "È diventato veramente pericoloso andare in bicicletta"

“Sto pensando di abbandonare la bici perché ho paura”. Vanessa lo ha confidato all’amico Fulvio Guerra, promotore del modello Città 30, che predica da anni che la strada è di tutti. Lei inforca la sua bici tutte le mattine per andare a lavoro e attraversa col patema d’animo l’incrocio tra Parco Volontari per la Pace, la cosiddetta piazza Libanese, e corso Roma.

Si ritrova troppo spesso a fare i conti con l’arroganza al volante. “Sono veramente poche le persone che si fermano. Alcune addirittura si arrabbiano e ti mandano a quel paese”, racconta Vanessa. “In questa città ultimamente è diventato veramente pericoloso andare in bicicletta”, è la sua amara constatazione. Solo qualche giorno fa, percorrendo via Matteotti, si è presa un bello spavento: “Mi sono salvata per miracolo, perché un automobilista non ha messo la freccia e, all’improvviso, ha girato per parcheggiare. Per fortuna ho avuto il tempo di frenare”.

L’attraversamento ciclabile è ben visibile al trafficato incrocio tra il parco e corso Roma e sono presenti i segnali in corrispondenza delle strisce che invitano a usare prudenza e indicano che bisogna dare la precedenza ai ciclisti che attraversano le strisce. “Tutti gli incroci sono dannatamente pericolosi, perché la maggior parte degli incidenti, come ci dicono i dati, avvengono lì”, afferma Fulvio Guerra.

È un problema culturale secondo il promotore del modello città30, che propone il limite di 30 chilometri orari nelle strade urbane: “Le nostre strade sono pericolose, producono e generano morte, perché l’automobile la fa da padrone. Bisogna ridurre il numero di auto e la velocità. In Italia la strada è proprietà dell’automobile, sulle strisce pedonali continuiamo a morire, degli oltre 600 pedoni morti ogni anno la metà viene investita e uccisa sulle strisce pedonali: non siamo un Paese civile”.

Invita i suoi concittadini a segnalare le strade pericolose e denunciare. “L’incidente non è fatalità, è violenza stradale che nel 95% dei casi dipende dal comportamento errato delle persone alla guida – prosegue Fulvio Guerra - Se l’obiettivo è quello di azzerare i morti in strada o di diminuire drasticamente le vittime, non si può prescindere da realizzare un modello da Città 30 – cioè il limite di 30 km/h in ambito urbano – per rendere le strade più sicure per tutti, a partire dai più fragili”.

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