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VIDEO | Giustizia per i fratelli Luciani, tutti uniti contro la mafia spietata "che ruba la speranza"

La cultura della legalità, la presa di coscienza dell'esistenza della mafia, il forte richiamo al senso civico, di comunità e di appartenza, l'indignazione per l'uccisione dei fratelli Aurelio e Luigi Luciani, sono questi alcuni temi dibattuti durante la prima riunione del coordinamento antimafia del Gargano che si è svolta ieri pomeriggio al 'Freak' di San Marco in Lamis, a cui hanno preso parte Daniela Marcone, vicepresidente nazionale di Libera, don Antonio Coluccia, il prete sotto scorta originario di Specchia e Vincenzo e Alberto Luciani, fratelli dei due agricoltori innocenti morti nell'agguato di mafia al boss Mario Luciano Romito.

Antimafia sociale, a San Marco in Lamis la prima del nuovo coordinamento

Dopo Ludovico Delle Vergini, è toccato al sindaco Michele Merla introdurre l'argomento 'mafia': “Siamo sempre di più e questo è un bel segnale per la nostra città. Abbiamo deciso di costituirci parte civile nel processo, insieme alla Regione Puglia, perché ci sembra giusto e doveroso e non abbiamo paura di fare questo percorso". Il primo cittadino ha poi rimarcato la "dignità, la compostezza e la forza" dei familiari di Aurelio e Luigi, che non saranno lasciati soli, ha garantito. "L'11 settembre ci sarà un Consiglio monotematico sui problemi che riguardano la mafia" ha poi ricordato Michele Merla.

Breve ma toccante l’intervento di Vincenzo, fratello di Luigi e Aurelio Luciani, visibilmente provato e commosso: “Portate avanti questa iniziativa nel migliore dei modi, perché so che dietro c’è un grande lavoro da fare, ed è un impegno che voi prendete insieme a noi. I miei fratelli erano delle persone oneste che si trovavano in quel posto per il loro lavoro. Vi ringrazio di cuore per tutta la vicinanza che ci avete dato”.

Incisivo come sempre don Antonio Coluccia, il prete sotto scorta originario di Specchia nel Salento, che ha esortato i cittadini di San Marco in Lamis e del territorio ad alzare la testa, a reagire e ad indignarsi di fronte alla morte dei due "cittadini onesti che lavoravano e avevano la loro famiglia, che non sono morti, perché il loro ricordo è vivo”. "Con l’uccisione dei due agricoltori - ha evidenziato Coluccia - hanno ammazzato la produttività di questo paese”. E infine: "La mafia del Gargano è spietata e pericolosa, ruba la speranza e spoglia della dignità i cittadini”.

Successivamente è toccato a Daniela Marcone ripercorrere le tappe, di un percorso lungo e faticoso, che hanno portato gli uomini delle istituzioni, grazie anche al lavoro meticoloso di Libera, a riconoscere l'esistenza della mafia in provincia di Foggia. "E' stata riconosciuta dopo molti anni, e comunque non abbiamo molti provvedimenti che ci raccontano la storia di questa mafia, ma, a distanza di un passato remoto con il quale mi sono trovata a combattere, oggi abbiamo uomini delle istituzioni che sono al nostro fianco e che hanno voglia di spendersi e di raccontare la loro esperienza d’impatto con questo territorio". Prima ancora, il vicepresidente nazionale di Libera, aveva rivelato ai presenti il sentimento provato alla notizia dell'uccisione dei due agricoltori sammarchesi: “Quando sono stati uccisi i fratelli Luciani mi è sembrato di vivere qualcosa di molto terribile che appartiene anche al mio passato e che non finisce di essere mai presente. Ho pensato a quella sera, a come potevano vivere quelle famiglie, ho pensato alle mogli che non avrebbero più rivisto i loro mariti, a questi padri

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