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Domenica, 28 Aprile 2024

Sei anni fa l'eccidio di San Marco, Don Ciotti: "A fare la differenza è l'indifferenza"

Nella vecchia stazione di San Marco in Lamis, il ricordo dei fratelli Luigi e Aurelio Luciani, tra le vittime del quadruplice omicidio. Don Ciotti: "Se la politica non fa le politiche contro le ingiustizie, diventa criminogena a sua volta"

9 agosto 2017 - 9 agosto 2023. Sei anni fa la Capitanata fu scossa da uno dei delitti di matrice mafiosa più gravi della storia. L'agguato nella vecchia stazione di San Marco in Lamis colpì anche due fratelli, Luigi e Aurelio Luciani.

Due onesti cittadini, due umili lavoratori, due padri di famiglia, trovatisi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Luigi e Aurelio, da sei anni fanno parte del lunghissimo elenco di vittime innocenti delle mafie. Nella giornata di oggi Libera, come ogni anno, ha voluto offrire il proprio tributo organizzando una cerimonia di commemorazione, con l'obiettivo di tenere viva la memoria di Luigi e Aurelio, ma anche rinnovare l'impegno quotidiano nella lotta alla mafia.

Un impegno che va stimolato quotidianamente, anche per scongiurare gli atteggiamenti di chi, nonostante tutto, continua a minimizzare la forza o addirittura la presenza stessa della mafia in Capitanata. Timori corroborati dalla presenza di poche persone alla cerimonia: "Ho scritto una lettera e l'ho indirizzata al presidente della Repubblica, ho scritto di questa terra, di Luigi e Aurelio, della lotta alla mafia che tante persone fanno in prima linea, molto spesso in silenzio, ho scritto i chi continua a minimizzare o negare la presenza della mafia", ha commentato Arcangela Petrucci, vedova di Luigi.

Sulla stessa lunghezza d'onda anche Don Luigi Ciotti presente alla cerimonia di commemorazione: "A fare la differenza è l'indifferenza", il commento tranchant del presidente di Libera, secondo il quale la presa di coscienza del crimine organizzato mafioso ha ceduto il passo al "crimine normalizzato. Una delle tante cose". "Se la politica non fa le politiche contro le ingiustizie, diventa criminogena a sua volta, non permette di affrontare il problema. Problema va estirpato alla radice".

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