Prepotenti!
Dal blog 'Una panchina per due' di Leonardo De Santis e Michele Sisbarra
LEO: Azioni aggressive, comportamenti di manipolazione sociale tipici dei gruppi , o di alcuni singoli, perpetrati in modo intenzionale e sistematico . Ne sentiamo parlare molto in questi giorni, ma non è solo Napoli, una cosa è certa , non possiamo più tollerare un fenomeno che si ciba di un terreno soprattutto culturale ed in alcuni casi anche sociale che stimola comportamenti deviati e non intervenire tempestivamente.
Sottovalutato dai ragazzi e spesso anche dagli adulti il fenomeno desta in realtà molta preoccupazione, nelle famiglie, nella scuola, nelle istituzioni e nell'opinione pubblica. Ognuno nel suo piccolo si chiede "cosa si può fare?". Le Questure hanno dato vita ad alcune iniziative tra cui opuscoli, brochure e consigli vari , negli anni passati, grazie alla sinergia tra gli assessorati all’Istruzione, Sicurezza e Polizia Municipale del Comune di Foggia , con l’ausilio di città educativa e delegato alla legalità si tennero Forum ed incontri nelle scuole.
Oggi le vittime di “bullismo” sono considerate vittime di un reato ed hanno diritto ad essere risarcite, gli avvocati devono dare voce alle vittime, i giudici devono con le loro sentenze dare l’esempio, le famiglie, a cui spetta il compito più difficile, non devono farsi fermare dalla lunghezza dei processi , diventa necessario fornire una rivincita ai perseguitati. Spesso le vittime sono sole e non hanno un buon rapporto con i compagni e dunque di non trovano facilmente aiuto da parte loro, gli adolescenti testimoni di questi episodi, a scuola, come online, non intervengono a favore della vittima, per paura delle conseguenze o per impotenza sul come poter essere d’aiuto.
Se diamo per assodata una tendenza al silenzio, ecco che diventa importante che i genitori prestino attenzione ad alcuni campanelli di allarme, come lo stato dei vestiti dei figli, lividi, piccole ferite, mancanza di vita sociale. La prevenzione e qui mi ripeto, è la strategia per arginare il fenomeno, la creazione di un clima emotivo che possa scoraggiare sul nascere i comportamenti di prevaricazione, prepotenza e denuncia, ma si devono attivare Istituzioni scuola e famiglia.
SISBARRA: il bullo è sempre esistito, ha sempre assunto la connotazione del capo che, con i suoi comportamenti e la sua gestualità, sottomette psicologicamente i suoi adepti permettendosi violenze che riscuotono il consenso di chi lo corteggia, uomini e donne, nessuno escluso. La cinematografia ne è piena, soprattutto quella che si è sviluppato negli anni cinquanta e sessanta.
Oggi la connotazione del fenomeno non è più analoga a quello stereotipo, sembra non esistere più il bullo e i suoi discepoli (a meno che non si parli di gruppi malavitosi) ma ha acquisito spazio il concetto del gruppo degli anonimi che si riuniscono tra loro per cercare nella molteplicità degli individui la forza che mancherebbe al singolo. Si è passati, cioè, dal bullo al bullismo che, proprio per tale trasformazione, esprime in se un male sociale, una caratterizzata debolezza che si fa forza nell'unione delle paure.
È un fenomeno altrettanto pericoloso se non peggiore del primo. Mentre infatti al bullo a volte ci si ribellava, oggi il gruppo non elegge, tutti sono capi e fanti e, in questo gioco, tutti sono forti e tutti comandano. Il fenomeno, così, si allarga a macchia d'olivo e, maggiore è il disagio sociale di un luogo, maggiore è la contaminazione per cui i processi di affiliazione si moltiplicano poiché si concretizzano nel l'odio condiviso verso il debole singolo, verso le diversità, nei confronti di chi non è codificabile nella "normalità".
La risposta, dunque, al male sociale è la disseminazione del pensiero inclusivo, dell'analisi costruttiva del valore della diversità. Sensibilizzare vuol dire informare, la conoscenza delle differenze è anche accettazione del concetto di normalità, si è uguali poiché si può essere tutti diversi. E qui arriva la mia solita nota dolente.
Hai ragione Leonardo quando affermi il valore di ciò che era stato messo in moto dalla precedente amministrazione e, ancora una volta, devo constatare l'assenza attuale di una politica di crescita dell'individuo attraverso energie profuse per creare, con l'informazione, terreno fertile per la crescita di tutta la comunità. Sono fermamente convinto, infatti, che una collettività diviene consapevole se cresce l'esigenza, il desiderio di scambio tra le mille diversità che creano il vivere di un luogo.