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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Presunta combine in Picerno-Bitonto, deferiti società e calciatori: Foggia riammesso in C?

La Procura Federale ha deferito sei calciatori e tre dirigenti del Bitonto, un dirigente del Picerno e uno del Potenza (che fece da tramite). Deferita anche la società barese per responsabilità diretta e oggettiva. Rischia la retrocessione a tavolino

Potrebbe non essere necessario il ripescaggio al Foggia, per far ritorno in Serie C. Nella giornata di ieri, infatti, sono arrivati i deferimenti da parte della Procura Federale a società e calciatori ad alcuni calciatori del Bitonto e alla società per responsabilità diretta, per la presunta combine della gara con l’Az Picerno valida per l’ultima giornata del campionato di serie D, girone H, della stagione 2018/2019, al termine della quale la formazione lucana conquistò la promozione in serie C.

Il primo a essere deferito è Michele Anaclerio, all’epoca dei fatti calciatore del Bitonto e, secondo l’accusa, promotore dell’accordo per la combine, alla quale avrebbe fatto da tramite Vincenzo De Santis (deferito anche lui), all’epoca dei fatti, direttore sportivo del Potenza Calcio. Entrambi sono accusati di aver violato l’art. 7 co, 1, 2 e 5 del Codice di giustizia sportiva (oggi trasfuso nell’art. 30, comma 1, 2 e 5) “per aver, in concorso tra loro, con i soggetti indicati e con altri soggetti allo stato non identificati, posto in essere atti diretti ad alterare il regolare svolgimento e il conseguente risultato finale della gara Picerno- Bitonto, disputata in data 05/05/2019 e valevole per la determinazione della classifica finale del Campionato di Serie D, Girone H ; in particolare, per avere direttamente e personalmente delineato i dettagli dell’accordo illecito, a seguito del quale Anaclerio concordava con De Santis la consegna della somma di 25mila euro (proveniente dalla società A.Z. Picerno) come contropartita dell’illecito accordo volto a determinare un risultato finale della gara favorevole al Picerno e, comunque, utile per la promozione nella serie superiore, somma, che ricevuta dal capitano, Francesco Cosimo Patierno, veniva da quest’ultimo ripartita e distribuita, fra i tesserati della U.S.D. Bitonto coinvolti nell’illecito, riservando una quota-parte a Desantis che ne faceva richiesta”.

Deferiti anche i calciatori Antonio Giulio Picci, Daniele Fiorentino, Giovanni Montrone, Onofrio Turitto e Francesco Patierno, capitano del Bitonto, che avrebbe ricevuto la somma di 25mila euro e distribuita ai compagni. “In particolare – si legge nel provvedimento – a Patierno, pur avendo richiesto la somma di 1.700 euro, veniva riconosciuta la somma di 1.450 euro”.

Analogo provvedimento anche per Nicola De Santis, all’epoca dei fatti, direttore generale del Bitonto, il quale – dopo aver informato l’allora vicepresidente Francesco Rossiello (anche lui deferito) – circa il progetto di combine, “consentiva e autorizzata l’accordo illecito così come rappresentatogli da Anaclerio, ricevendo, altresì, la quota parte di sua spettanza della somma concordata e consegnata per l’illecito, pari a 500 euro”. Deferito anche il dirigente-segretario Paolo D’Aucelli reo di non aver informato la Procura Federale di essere venuto a conoscenza della ‘combine’. Infine, deferimento anche per Vincenzo Mitro, all’epoca dei fatti direttore generale dell’Az Picerno.

Per le due società lucane è arrivato anche il deferimento per responsabilità oggettiva. Più grave la posizione del Bitonto, deferito “a titolo di responsabilità diretta e oggettiva” che, qualora venisse acclarata, sancirebbe di fatto la mancata promozione in serie C o, nella peggiore delle ipotesi, una retrocessione all’ultimo posto nel campionato di serie D da poco conclusosi, con conseguente retrocessione in Eccellenza. Situazione che, gioco forza, interessa il Foggia. In caso di mancata promozione della società barese, i rossoneri sarebbero riammessi di diritto in terza serie, essendo arrivati secondi nell’ultimo campionato di Serie D girone H a un punto dal Bitonto. Se così fosse, la società rossonera non avrebbe bisogno di corrispondere i 600mila euro (300mila di contributo a fondo perduto e 300mila di fideiussione a garanzia degli emolumenti) richiesti per ottenere il ripescaggio, fermo restando la necessità di risolvere quanto prima le beghe interne alla società. 

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