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L'atletica leggera parla foggiano. Mimmo Di Molfetta entra in Consiglio federale: "Rappresento il Sud"

Già delegato provinciale del Coni, è stato per anni il responsabile del settore lanci dell’atletica leggera. Era a Sidney, ai giochi olimpici del 2000, quando Nicola Vizzoni conquistò l’argento nel lancio del martello. Adesso raccoglie una nuova sfida, ancora più avvincente

Emozione e orgoglio sono i sentimenti che accompagnano un risultato prestigioso a livello personale e non solo. Perché Mimmo Di Molfetta è un uomo del Sud, un autorevole rappresentante dello sport di Capitanata. “Sono di Foggia e vivo a Foggia”, lo ha ribadito con fierezza durante l’Assemblea Nazionale nella quale è stato eletto il nuovo Consiglio Federale della Fidal, la federazione Italiana di Atletica Leggera. “Tengo molto a questo territorio, una piccola realtà, ma dalle infinite potenzialità”, dichiara Di Molfetta, che è il primo foggiano e pugliese a far parte del Consiglio Federale, nella squadra diretta dal nuovo presidente Stefano Mei, storico ex mezzofondista vincitore di ben quattro medaglie agli europei e due ori alle Universiadi.

Per il foggiano Di Molfetta si tratta dell’ennesimo grande risultato. Già delegato provinciale del Coni, è stato per anni il responsabile del settore lanci dell’atletica leggera. Era a Sidney, ai giochi olimpici del 2000, quando Nicola Vizzoni conquistò l’argento nel lancio del martello. Adesso raccoglie una nuova sfida, ancora più avvincente.

Emozionato?

“Sì, è stata una forte emozione. Ero già stato in Nazionale, vivendo esperienze bellissime come tecnico. Ma entrare in un consiglio federale, in una delle più grandi federazioni, con l’obiettivo di rinnovare l’atletica leggera è stata un’emozione ancora più forte, anche perché molti ci davano per sicuri perdenti. Il fatto di essere un uomo del sud mi rende fiero, rappresento la mia terra in un Consiglio generalmente era appannaggio di società del nord. Rappresento la nostra terra”.

Con Stefano Mei come pensate di rilanciare l’atletica Leggera? I primi passi da compiere quali saranno?

“Diciamo, innanzitutto, che si tratta di una elezione particolare che arriva nell’anno dell’olimpiade (quella di Tokyo, rinviata di un anno per la pandemia, ndr). Solitamente il consiglio federale si rinnova dopo i Giochi per prepararsi al quadriennio successivo. Partiremo da settembre, perché sarebbe sbagliato generare delle turbative in chi ha preparato questi giochi. Gli obiettivi sono tanti: le olimpiadi sono il livello più alto, ma la nostra mission è ritornare all’atletica di base”.

In che modo?

“Siamo convinti che sia necessario ridare dignità a chi sta sul campo tutti i giorni, ai tecnici che operano quotidianamente nella scoperta e valorizzazione dei talenti. Loro fanno opera sociale, eppure non vengono onorati della giusta considerazione. È importante tornare a dare fiducia al tecnico che opera in periferia, dargli la giusta dignità e ripartire da una formazione che sia globale”.

Insomma, il centro che va verso la periferia.

“Esattamente. È importante creare gli stimoli che portino alla crescita del tecnico. È vero che è l’atleta a ottenere il risultato, ma se non abbiamo tecnici all’altezza, l’atletica è destinata a scomparire”.

Nel vostro programma si parla molto di territorio.

“Siamo gli unici ad aver redatto un programma di 60 pagine. Questo è stato possibile attraverso una serie di webinar che abbiamo organizzato, dal Trentino alla Sicilia, ascoltando le esigenze di ogni singola realtà locale”.

Il suo progetto punta molto anche sulle scuole.

“Prima l’atletica era la regina dello sport. Ora ha perso un po’ di appeal che bisogna recuperare. Come detto, il nostro progetto parte dal centro, ma deve essere condotto a livello territoriale, coinvolgendo tutte le società del luogo. Pensiamo alla provincia di Foggia, tra le più grandi d’Italia, eppure c’è un solo campo scuola. Questi ragazzi che partecipano ai campionati studenteschi, ma non vanno oltre. Un ragazzo della provincia è difficile che venga a Foggia a fare atletica leggera, anche se è un piccolo talento. Attraverso questo progetto, partendo dalle scuole primarie fino ai campionati studenteschi, dobbiamo coinvolgere i comitati provinciali, attraverso delle figure che diventino i referenti delle scuole. Il progetto va presentato nelle scuole, va fatto l’aggiornamento per i docenti che devono essere stimolati a fare l’atletica leggera, e coinvolgendo le società che possono essere da tutor delle scuole che orbitano nella zona. Questo genererebbe un duplice beneficio, per le società che aumenterebbero i loro tesserati, ma anche per quei ragazzi che per motivi logistici non andrebbero oltre il campionato studentesco”.

A Foggia e non solo, però, c’è l’annosa questione dell’impiantistica.

“Abbiamo questo campo ormai vetusto e da riqualificare. Faremo di tutto in sinergia con il Comune, magari cercando anche dei fondi, di rifare quella pista. Ma penso anche al campo del Cus, che in pochi considerano, eppure è a otto corsie, soddisfa i requisiti. Si tratta di una risorsa importante. Bisognerebbe parlarne con l’Ateneo, perché c’è la prospettiva di realizzare un polo sportivo universitario anche di atletica, in grado di assorbire le regioni limitrofe”.

E per i comuni della provincia, che cosa si può fare?

“Un campo scuola come quello di Foggia comporta costi esorbitanti. Però per i comuni esiste la possibilità di attingere ai fondi regionali o a quelli tra sport e periferie. Si potrebbero realizzare dei piccoli impianti, con una pista dei 100 metri, la pedana del salto in lungo e il rettangolo per i lanci e il salto in alto, a costi molto contenuti. Questo comporterebbe la nascita di tanti poli nel territorio, che invoglierebbero le società sportive e le scuole ad avvicinarsi all’atletica leggera. In molti comuni i fondi sono stati investiti per i campi di calcetto, ma con la stessa cifra si potrebbe realizzare una struttura polivalente, buona non solo per fare atletica leggera, ma anche per la preparazione atletica per tanti sport. Si potrebbe realizzare a livello provinciale, quello che in Italia accadde nel 1950 quando in tutti i capoluoghi di provincia si costruì un campo scuola”.

Il progetto si estende anche ad altri profili, come quello dei runners.

“È una fetta importante. Credo che master e runners abbiano un grande potenziale ancora inespresso. La nostra idea è quella di realizzare una Casa Atletica, come alle Olimpiadi. Uno strumento di promozione del territorio italiano attraverso lo sport. Ai Giochi, Casa Atletica era frequentatissima perché, oltre a gustare i prodotti tipici del territorio, attraverso le brochure ci si documentava su tutte le manifestazioni in programma in Italia. In questo momento in cui il turismo è particolarmente legato allo sport, pensi ai vantaggi che si potrebbero generare con una ipotetica Casa Atletica alla maratona di New York; centinaia di migliaia di persone che verrebbero a conoscenza delle iniziative in programma sul nostro territorio. E sono tante le persone che pianificano le proprie vacanze in funzione delle gare che vengono organizzate. È un lavoro che parte dal centro, ma che va coordinato a livello locale. Credo molto nei runners, anche perché si possono legare ad altri progetti legati al benessere, allo sport in cammino riservato alla terza età. Sono tutti vantaggi che ricadrebbero sul territorio e inciderebbero positivamente sul turismo. Nella nostra federazione abbiamo anche il Walking: immaginiamo che nel nostro territorio ci sono 626 percorsi mappati, abbiamo le vie francigene che sono note più agli stranieri. Si potrebbero creare dei percorsi guidati anche nel periodo destagionalizzato che abbinerebbero sport, benessere e cultura”.

Restando a livello locale, la provincia di Foggia è una produttrice infinita di talenti, dalla scherma al nuoto, passando per le arti marziali. Eppure, si parla sempre e solo di calcio, malgrado i risultati poco incoraggianti degli ultimi decenni. Qual è il motivo, secondo lei, e che cosa si può fare per invertire il trend?

“È un discorso che parte a livello nazionale. L’atletica prima era trasmessa in tv, e non mi riferisco solo ai grandi eventi. Adesso c’è solo il calcio. Me ne accorgo anche quando partecipo agli incontri nelle scuole. Quando chiedo agli studenti che sport vorrebbero praticare, i maschi rispondono sempre che vogliono fare calcio, la maggior parte delle ragazze sono per la danza o la pallavolo. È anche normale, perché il calcio muove tanti soldi. Con Stefano Mei siamo d’accordo sulla necessità di consorziarci con le tv locali, per far sì che si parli e si faccia vedere di più l’atletica. Anche una trasmissione su un piccolo evento può fare da traino. Perché in un determinato sport puoi essere anche il migliore del mondo, ma se non gira la tua immagine non ottieni nulla. Dobbiamo fare questa operazione di recupero dell’appeal e in questo il lavoro con i media sarà fondamentale. Da delegato Coni sono attento anche agli altri sport, ci sono tanti atleti foggiani che si impongono a livello mondiale, magari la notizia sul momento arriva, poi non se ne parla più. Ci dobbiamo attrezzare, facendo sì che l’atletica e gli altri sport recuperino i giusti spazi nelle tv. Le faccio un esempio: quando Vizzoni vinse l’argento a Sidney, la gara andò in onda in Italia durante il tg delle 13.30. L’anno dopo, da responsabile dei lanci, registrai un boom di ragazzi che volevano praticare il lancio del martello, perché avevano visto un atleta vincere la medaglia”.

Insomma, l’immagine è fondamentale.

“Dobbiamo valorizzare gli atleti di spicco del territorio. In questo lavoro posso contare sul prezioso aiuto di Antonella Bevilacqua. Dobbiamo portarli nelle scuole, dove potrebbero le loro esperienze, trasmettendo il messaggio che lo sport non è solo calcio, ma sacrificio e organizzazione, valori che ti ritornano nella vita, a prescindere che si diventi un atleta professionista o meno". 

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