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Tra Lecce e Foggia vince… la Juve Stabia. Al ‘Via del Mare’ finisce 0-0.

Pari a reti bianche nel derby tra pugliesi, che vengono raggiunte dal Matera al secondo posto e superate dalle 'vespe' ora in cima alla classifica. Tante occasioni, un legno per parte, ma nessun gol

Vince l’equilibrio, festeggia la Juve Stabia. Lecce e Foggia non si fanno male, pur avendoci provato per tutta la partita. Le 'Vespe' di Fontana possono festeggiare il primato. Né vincitori né vinti nella sfida tra il palleggio dei rossoneri e le ripartenze dei salentini. Rimpianti ce ne possono essere, ma sono davvero pochi. Perché il Foggia ha imposto il proprio gioco per quasi tutto il match, costruendo nel complesso più occasioni da gol, e palesando una superiorità a tratti schiacciante specie nella prima mezz’ora della prima frazione. I leccesi sono usciti fuori alla distanza, pur senza mostrare una manovra altrettanto organizzata come quella degli avversari. Non ha vinto nessuno, ma entrambe le squadre hanno di che rallegrarsi per quanto visto in campo, soprattutto i ragazzi di Stroppa.

SOMIGLIANZE E DIFFERENZE – La sfida del ‘Via del Mare’ mette di fronte due squadre che fanno del 4-3-3 la propria ragion d’essere, pur con modi di interpretazione differenti. Stroppa perde Coletti, risolvendo così forzatamente i dubbi in difesa, dove Empereur ritrova il posto da titolare accanto a Martinelli. Confermato il resto della squadra che ne ha rifilati 4 al Monopoli. Nessuna novità anche in casa Lecce. Padalino punta sui suoi fedelissimi, scelta che finora ha senz’altro pagato. Le esperienze di Matera e Castellammare sono servite a Stroppa e ai suoi, perché per circa mezz’ora il suo Foggia fa la partita, aggredendo alto, soffocando sul nascere i tentativi di ripartenze di un Lecce piuttosto in difficoltà. Possesso palla e verticalizzazioni improvvise, il dogma del tecnico rossonero, come il lob con il quale Agnelli pesca Rubin, la cui violentissima volée centra in pieno la traversa. È un gran bel Foggia a tratti, e le espressioni di un accigliato Padalino lo confermano.

MEGLIO IL FOGGIA – Il Lecce va in difficoltà soprattutto perché la manovra rossonera non è mai scontata. Guidata da un Vacca in formato “cosa ci sto a fare in Lega Pro?" la truppa rossonera crea occasioni su entrambe le corsie ma anche per le vie centrali. Fondamentale il lavoro delle due mezzali, pronte ad appoggiare il lavoro dei tre attaccanti. L’unico difetto che si può imputare ai satanelli, è la mancanza di concretezza sotto porta, a causa anche della scarsa vena di Padovan, spesso pescato a litigare con il pallone e a non capitalizzare alcune ottime palle orbitate nella sua zona.

RISVEGLIO GIALLOROSSO – Con il gran bel Foggia della prima mezz’ora, capace di impensierire Bleve in più di una circostanza, non è un caso che il Lecce riesca a quagliare qualcosa di concreto nel momento in cui i rossoneri logicamente cominciano a tirare il fiato. Le due occasioni capitate a Caturano nascono dalle veloci transizioni concesse dai rossoneri che per circa dieci minuti perdono pericolosamente le distanze, e rallentano l’intensità del palleggio. Sul proprio lato sinistro, il destro del Foggia, i salentini scoprono la zona dove poter far breccia con gli inserimenti soprattutto di Torromino. Insomma, nel bene e nel male è determinante l’atteggiamento del Foggia. E ciò certifica la superiorità dei satanelli nei primi tre quarti d’ora di gara.

SECONDO TEMPO – Per metà ripresa il canovaccio è lo stesso. Il Foggia palleggia e stazione nella trequarti avversaria, lasciando le briciole ai salentini, che riemergono quando i ragazzi di Stroppa allentano la pressione. Tuttavia al Lecce basta poco per mettere a repentaglio l’immacolatezza della porta di Sanchez. Mancosu pareggia il conto dei legni colpendo il palo esterno al termine di una bella percussione centrale. Ma sono lampi, estemporaneità giallorosse di fronte al gioco corale del Foggia. Tuttavia l’equilibrio continua a resistere, anche perché le due squadre fanno alla perfezione ciò che richiedono i rispettivi allenatori. Si spiega forse in tal senso la reticenza ai cambi, che si verificano solo a ridosso della mezz’ora, quando Stroppa inserisce Maza per uno stanco Mazzeo, e Padalino si gioca la freschezza di Fiordilino al centro della mediana. C’è spazio anche per Sarno e Doumbia nei minuti finali. Ma il tempo per incidere è poco, anche perché il furore agonistico delle due formazioni si è lentamente assopito. Finisce in parità, e forse è giusto così.

LECCE (4-3-3) Bleve; Vitofrancesco, Cosenza, Giosa, Ciancio; Lepore, Arrigoni (28’st Fiordilino), Mancosu (41’st Tsonev); Pacilli (45’st Doumbia), Caturano, Torromino. A disposizione: Chironi, Gomis, Contessa, Monaco, Vutov, Capristo, Vinetot, Maimone, Persano. All. Padalino

FOGGIA (4-3-3) Sanchez; Angelo, Martinelli, Empereur, Rubin; Agnelli, Vacca, Gerbo; Chiricò (35’st Sarno), Padovan, Mazzeo (27’st Sainz Maza). A disposizione: Tucci, Loiacono, Quinto, Letizia, Agazzi, Sicurella, Dinielli, Riverola, Sansone. All. Stroppa

Arbitro: Guccini di Albano Laziale

Marcatori:

Ammoniti: Empereur (F), Sanchez (F), Cosenza (L), Rubin (F), Vacca (F)

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