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Voilà Busellato, equilibratore e portafortuna del Foggia: “La squadra sta migliorando, ma occhio all’Ascoli”

Il centrocampista analizza la prova di Benevento e i suoi primi mesi a Foggia: "Squadra sempre vittoriosa con me in campo? Solo un caso". Ma si pensa già alla gara di sabato: “I tre punti sono fondamentali per noi”

Nel calcio contano gli attaccanti, i registi, i difensori, ma soprattutto è fondamentale il lavoro di chi fa sì che il giocattolo funzioni nella sua interezza, che le componenti facciano il proprio lavoro senza scompensi. Insomma, serve chi garantisca l’equilibrio. Massimiliano Busellato è uno di quei giocatori lì, elementi poco appariscenti ma, diamine se non sono utili. L’equilibratore, quello che protegge la difesa e dà sostanza alla mediana, è il giocatore al quale anche il più spregiudicato degli allenatori difficilmente rinuncerebbe.

E la figura di Busellato serve al Foggia, eccome. Forse non è un caso se i tre successi fin qui ottenuti dai rossoneri siano giunti sempre con il centrocampista in campo il quale era assente a Crotone e Pescara e nella gara persa col Palermo allo Zaccheria. Una sorta di talismano, oltre che equilibratore “ma il problema è che i giocatori forti sono quelli che rompono gli equilibri” esordisce in conferenza strappando un sorriso alla stampa. “Mi fa piacere che diciate che la squadra giochi meglio con me. Ma penso sia un caso se abbiamo vinto tre partite nelle quali ero in campo, non è di certo merito mio”.

Piedi per terra, anche se sa il fatto suo. Busellato, dopo un’estate travagliata partita con un ritiro (con il Bari) finito prima ancora che iniziasse, e la nuova chance pugliese giunta un po’ più a nord, ha diversi obiettivi, a cominciare dalla massima serie, che pensava di cogliere con il Bari. “Non sono più giovanissimo per arrivarci come giocatore di prospettiva, e quindi l’obiettivo è di arrivarci con la squadra”. Il triennale con il quale si è legato ai rossoneri la dice lunga sulle intenzioni del centrocampista, che a Foggia dice di trovarsi bene, malgrado della città e dell’ambiente gli avessero detto cose non proprio tranquillizzanti: “Mi avevano parlato di una piazza pesante, cattiva e di una città brutta, ragion per cui sono arrivato con un po’ di timore. Ma non ho trovato nulla di tutto ciò. Certo, la piazza è dura ma si sapeva, siamo in Italia mica nel campionato asiatico. A Foggia sto bene, è una città dove la pressione è alta, ma è importante per un giocatore. Perché ti permette di dare sempre qualcosa in più. Ho trovato un gruppo solido, fatto di persone umili, e questo è un aspetto importante per la squadra”.

Corre, lotta, fa anche degli assist, ma segna poco. Il piccolo ‘difetto’ non è però un cruccio: “Probabilmente mi manca qualcosa a livello tecnico o mentale, ci credo poco. Se non segno è perché mi manca qualcosa. E’ un aspetto in cui devo migliorare e spero di farlo magari qui, nel più breve tempo possibile, cosa che renderebbe felici me e la squadra”.

E a proposito di gruppo c’è chi gli fa presente che oltre a dare equilibri è in grado di far giocare bene i compagni, come Marco Carraro: “Lui ha delle potenzialità enormi, arriverà in alto. Ha grande personalità e gioca con una naturalezza incredibile. In campo cerco di dargli una mano anche parlandogli, siamo veneti e ci capiamo anche in dialetto (sorride, ndr), siamo compagni di stanza e sta nascendo una bella amicizia. Ma lui è un giocatore che può giocare con chiunque, semmai è lui che fa giocare meglio gli altri”.

E sabato c’è l’Ascoli, sfida tosta e da non sottovalutare, specie dopo la vittoria di Benevento la cui sbornia deve essere smaltita: “Dobbiamo immaginare che sabato inizi una nuova stagione, perché i tre punti sono importanti per noi”. Servirà il miglior Foggia, dunque. Quella squadra i cui miglioramenti delle ultime settimane sono più che mai evidenti: “Era normale che ci volesse del tempo per esprimere il nostro gioco, anzi, credevo che i miglioramenti sarebbero arrivati più tardi. Se lavoriamo bene ci toglieremo grosse soddisfazioni”.

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