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Il futuro del Foggia e i ricordi di Biagioni, Rambaudi e Padalino

Si ritorna a parlare degli interessamenti di Esposito, Pedemonte e di alcuni imprenditori locali. Biagioni: "Non doveva finire così". Rambo: "Una brutta tegola". Padalino: "Foggia è speciale"

A pochi giorni dalla scomparsa del Foggia dal calcio che conta, quello professionistico, tre grandi ex rossoneri hanno espresso il proprio dispiacere per il fallimento della società: sono Oberdan Biagioni, Roberto Rambaudi e Pasquale Padalino.

Tre ex calciatori che nei Novanta hanno calcato l’erba del Pino Zaccheria, fatto sognare e urlare di gioia il tifo rossonero. Un difensore, un’ala e un fantasista. Ad avercene ancora così in squadra.

Oggi, vent'anni dopo Zemanlandia, nel capoluogo dauno c’è aria di rassegnazione mista ad orgoglio. Le dimissioni del primo cittadino, che si era speso molto per evitare il default del calcio foggiano, hanno acuito una crisi mai doma, sociale, culturale, sportiva, politico-istituzionale e soprattutto d’identità.

E mentre i supporters rossoneri si mobilitano alla ricerca del nuovo nome - Foggia Calcio, Foggia 1920 e Sporting Club Foggia, sono solo alcuni nomi che si fanno – si ritorna a parlare degli interessamenti di Esposito, Pedemonte e di alcuni imprenditori locali.

Ma la Sud dello Zaccheria è stata chiara: “No agli imprenditori made in Foggia, complici del fallimento”.

Per l’iscrizione alla Serie D non dovrebbero esserci problemi, ma restano i dubbi sulle capacità tecniche e imprenditoriali dei protagonisti interessati alla compagine rossonera. Non tramonta infatti l’idea dell’azionariato popolare, al quale, però,  l'ex Pasquale Padalino crede poco.

OBERDAN BIAGIONI: “Non doveva finire così. Dispiace molto, sono legato a Foggia città e come squadra. I ragazzi e tutto il gruppo storico che ha vissuto le annate di Zeman ha scritto la storia del calcio italiano degli anni 90. Foggia era l'elite del calcio pugliese e il rammarico più grande è vedere che una società così, per colpa della crisi, deve chiudere baracca e burattini. Il ricordo più grande? Compagni, staff e dirigenti andavano tutti dalla stessa direzione. Dal martedì già non si trovavano più i biglietti per andare allo stadio. C'era un'atmosfera magica. Il calcio passa, ma i ricordi restano.

ROBERTO RAMBAUDI: E' stata una brutta tegola quando ho letto la notizia. A Foggia c'è fame di calcio, c'è competenza, c'è passione e anche interessi. Sia nel bene, che nel male. E' un vero peccato che sia finita così perché Foggia meritava platee importanti come la Serie B o la Serie A. Con Zeman, nonostante le difficoltà del primo anno, abbiamo Vissuto delle esperienze magiche. Società, giocatori e città sono cresciuti insieme. I tifosi quando c'era da criticare lo hanno fatto e quando c'era da gioire lo hanno fatto con noi. Ci eravamo fatti conoscere per il gioco e per i giocatori che sono venuti fuori da lì. Adesso l'importante è rialzarsi.

PASQUALE PADALINO: Sono di Foggia, sono nato lì. Ho tanti ricordi, sia calcistici che umani. Ho sempre sperato e pensato che una città così avrebbe potuto ambire e meritare palcoscenici importanti. Foggia è speciale ma con le parole non si fa nulla. Purtroppo bisognava pensarci prima, senza criticare a priori. C'è stata una gestione sbagliata è evidente e se si vuole ripartire, questa volta, bisognerà essere chiari dall'inizio. E' normale che gli imprenditori che entrano nel mondo del calcio vogliono guadagnare, ma bisogna essere chiari. Si devono avere responsabilità serie e rispetto per la gente e per i tifosi evitando di speculare ogni volta. L'azionariato popolare? Non credo molto a questo tipo di situazione. La gente di Foggia ha il cuore grande ma c'è bisogno di un progetto serio per ripartire.

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