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Tifosi avversari negli stessi settori, da nord a sud un coro di dissenso: "Stadi come laboratori di controllo sociale e noi siamo le cavie"

In una nota congiunta oltre ottanta tifoserie d'Italia ribadiscono il no al mescolamento delle tifoserie: "Si utilizzano i tifosi per verificare se una misura restrittiva possa essere allargata anche alle manifestazioni non sportive"

Con un comunicato congiunto, oltre 80 tifoserie italiane alzano la voce contro gli "esperimenti sociali" negli stadi e nei palazzetti dello sport, ovvero la collocazione dei tifosi avversari nei settori riservati ai supporter locali.

"Nelle scorse settimane - si legge nel comunicato - in molti avranno letto le notizie riguardanti i fatti avvenuti in curva 'Primavera' a Torino e, più recentemente, in curva Sud a Brescia. In entrambi i casi, i tifosi avversari sono stati piazzati in mezzo alle tifoserie di casa. Almeno nel primo caso, le autorità convocate in conferenza stampa hanno chiaramente parlato di "esperimento sociale", salvo poi ritrattare e gridare alla fake news. 

Un esperimento sociale è uno strumento di ricerca in ambito psico-sociologico volto a testare la reazione di una persona o di un gruppo di persone, sottoposto a determinate situazioni o eventi, spesso insolite, impreviste e anche estreme. C'è dunque un esperimento in atto negli stadi (palazzetti) italiani? Cominciamo col dire che questo accade già da tempo: sono anni ormai che si sperimentano sui tifosi e sugli ultras in particolare, diverse forme di repressione, dispositivi di privazione della libertà poi successivamente introdotti anche in altri ambiti, dal Daspo senza un processo alla tessera del tifoso per schedare i singoli. 

Si utilizzano, insomma, i tifosi per verificare se una misura restrittiva possa essere allargata anche a manifestazioni che non siano sportive. Di fatto, stadi e palazzetti sono diventati laboratori di controllo sociale, luoghi in cui questi esperimenti sono sempre più frequenti. In seguito ai fatti già citati di Torino, sono stati emessi un centinaio di Daspo: ma cosa ci facevano i sostenitori avversari nello stesso settore dei tifosi della squadra di casa? Nonostante frettolose smentite, il sospetto è che si sia pensato di mescolare due tifoserie avversarie per vedere che cosa sarebbe successo, magari trattando i tifosi ancora una volte come cavie. 

Il sospetto è quindi che si sia voluto raggiungere il fine ultimo di fare piazza pulita del tifo organizzato, dando fuoco alle polveri e poi strillando all'incendio. Non è certo normale che, al grido "Le famiglie devono tornare allo stadio" - slogan sempreverde per giustificare ogni forma di repressione - chi dovrebbe garantire la sicurezza metta invece a repentaglio l'incolumità delle persone creando le condizioni ideali per generare tafferugli e poi approfitti dell'occasione per eliminare "i cattivi" delle curve. Se questa fosse la verità sarebbe un fatto gravissmo, davvero preoccupante. Rischiare sulla pelle delle persone inconsapevoli, pur di raggiungere un obiettivo, stabilirebbe un precedente da tenere in considerazione, oltre a scatenare l'effetto esattamente opposto, allontanando per sempre la gente dalle curve. 

Si arriva a tanto pur di "riprogrammare" dei tifosi in meri fruitori di un servizio di intrattenimento. È questa la nuova strategia scelta per sradicare decennali esperienze di aggregazione, per cancellare la presenza popolare sugli spalti e far posto a spettatori muti e paganti, statuine in grado di pagare biglietti dai costi sempre più folli, di sottoporsi all'indice di gradimento delle società, sempre accondiscendenti davanti al caro biglietti, alle speculazioni finanziarie, agli scandali del grande business del calcio? Noi temiamo di sì, ma non lasceremo i nostri gradoni prima di aver fatto luce sulle oscure manovre, la sospensione dei diritti, gli abusi e le mire speculative di chi vuole distruggere il nostro mondo e un'idea di calcio appassionato, libero e ribelle che inevitabilmente - è bene che tutti sappiano - finirà con noi". 

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