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La forza della panchina per domare la Turris, ma ad Avellino servirà il miglior Foggia

Gli innesti di Di Grazia e Garofalo determinanti per sbloccare il match. Curcio ancora decisivo, Dalmasso certezza. Male Rocca

A dieci giorni di distanza, sarà di nuovo Foggia contro Avellino. Cambieranno il luogo della contesa (si gioca al 'Partenio') e lo status di partenza. Per i rossoneri la vittoria, che con la Turris era una opzione, adesso diventa un dogma, la condicio sine qua non per proseguire il percorso. Compito tutt'altro che semplice, perché è facile ipotizzare che dopodomani scenderà in campo un Avellino totalmente diverso da quello visto poco più di una settimana fa allo Zaccheria. Senza contare i precedenti. Gli irpini hanno un ottimo rapporto con i playoff (tre finali vinte) e i rossoneri lo ricordano bene. E quindi, servirà il miglior Foggia della stagione, sicuramente meno impulsivo e impreciso di quello visto nella prima parte di gara con la Turris, possibilmente con la medesima compiacenza della buona sorte. Perché i due legni colpiti dai campani nel primo tempo (soprattutto il secondo, in chiusura di frazione) sono lì a testimoniare le criticità di una prestazione non impeccabile. Lo stesso mister Zeman non ha lesinato critiche nel post gara. Servirà anche una maggiore concretezza lì davanti, per non dilapidare la spropositata quantità di ripartenze che i satanelli hanno avuto nel secondo tempo. Conterà anche la tenuta nervosa, ma ancora di più la freschezza atletica. Un fattore che nella partita di ieri si è rivelato determinante. Perché la Turris si è letteralmente sgonfiata nella seconda parte del match, lasciando campo e iniziative agli avversari.

FOGGIA (4-3-3) Dalmasso 7; Garattoni 7 Sciacca 6,5 Di Pasquale 6,5 Rizzo 7; Rocca 4,5 (22'st Garofalo 7) Petermann 5,5 (45'st Rizzo Pinna s.v.) Di Paolantonio 6; Merola 5,5 (43'st Girasole s.v.), Ferrante 6 (22'st Di Grazia 7) Curcio 7. A disposizione: Alastra, Vitali, Maselli, Turchetta, Tuzzo, Martino, Nicolao, Allenatore: Zeman 7

TURRIS (3-4-3) Perina 6; Manzi 6 Esempio, 6,5 Varutti 6; Ghislandi 6,5 (35'st Nunziante s.v.) Tascone 7 Bordo 6 (18'st Finardi 5,5) Loreto 6 (18'st Pavone 6); Giannone 5,5 (35'st Nocerino s.v.) Longo 5,5 Leonetti 6 (45'st D'Oriano s.v.). A disposizione: Abagnale, Colantuono, Zanoni, Lame, Rosolino, Iglio. Allenatore: Salvatore (Caneo squalificato) 6

ARBITRO: Monaldi di Macerata 5

ASSISTENTI: Bonomo di Milano 5,5 – Pressato di Latina 6,5

Le pagelle dei rossoneri 

Dalmasso 7 – Rischia subito, quando Longo prova a beffarlo sul primo palo. Malgrado un terreno bagnato oltremodo, mostra una freddezza da veterano sui rilanci. Inappuntabile sulle prese alte e attento tra i pali, come quando Longo tenta di uccellarlo con un mezzo lob, che cancella con un volo felino. Ma la parata determinante la compie sulla incornata ravvicinata di Varutti. Più scenografico, ma non meno prezioso, lo schiaffetto con cui censura la rovesciata di Leonetti nella ripresa.

Garattoni 7 – L'arbitro lo castiga con un giallo che genera sardonici sorrisi. L'infausta decisione non accentua le insicurezze difensive. Anzi. È proprio in copertura che dà il meglio di sé.

Sciacca 6,5 – Anche lui gioca con il fardello del cartellino, ma non se ne accorge nessuno. Neppure Longo, che fisicamente potrebbe sovrastarlo, ma deve accontentarsi delle briciole.

Di Pasquale 6 – Graziato dal legno, che nega il gol a Leonetti e derubrica l'opposizione non proprio inappuntabile. Unica grossa macchia di una gara comunque solida, malgrado un giallo tutto sommato evitabile. Una cosa è certa: con lui e Sciacca, la squadra e Dalmasso, sono assai più tranquilli.

Rizzo 7 – Bene, come Garattoni. A sinistra regge l'urto, anche se la Turris prova a far breccia di più sull'altro fronte. Il suo mancino è produttivo: per poco non confeziona con Merola il terzo gol consecutivo. Anche il gol annullato a Di Pasquale è di sua ispirazione.

Rocca 4,5 – Giornata storta, che più storta non si può. Come un rappresentate della Folletto, tira fuori il campionario, ma espone solo quello degli errori. Alcuni a tratti imbarazzanti. Non indovina neppure il modello dei tacchetti, a giudicare dalla precaria stabilità (22'st Garofalo 7 – Da regista consumato l'imbucata che premia l'inserimento di Curcio sul primo gol. La sua bordata respinta da Perina è propedeutica al raddoppio del capitano. C'è sempre lui nei momenti chiave e non è affatto un caso),

Petermann 5,5 – Primo tempo da incubo o quasi. Tanti, troppi palloni persi che si sommano a una inconsueta imprecisione in fase di impostazione. Tascone, finché ne ha, lo sovrasta. Nella ripresa prende campo e potrebbe determinare di più, ma i capricci del suo sinistro non lo aiutano affatto (45'st Rizzo Pinna s.v.).

Di Paolantonio 6 – Anche nel primo tempo un po' così dei suoi, si arrangia come può. Conferisce maggiore pulizia ai palloni che gestisce, anche se a volte mancano i tempi giusti. Sale in cattedra nella ripresa, avviando anche l'azione del 2-0,

Merola 5,5 – I movimenti giusti sono quasi di default, manca la giusta concretezza. Sfiora il gol nel primo tempo, in quella che è l'unica vera occasione che gli capita (43'st Girasole s.v.).

Ferrante 6 – Non è al meglio e si vede, ma cerca di compensare con la tipica cazzutaggine sudamericana. Da lustrarsi gli occhi la giocata con la quale per poco non porta in vantaggio i suoi. Poi, tanta lotta non accompagnata dalla necessaria concretezza, anche per demeriti altrui (22'st Di Grazia 7 – Voleva il primo gol in campionato, lo realizza nei playoff, quando conta di più. Gol semplice, quanto pesante. Ma tempismo e bontà del movimento sono da apprezzare. Ci si conceda una parentesi dietrologica: chissà che cosa sarebbe accaduto con lui a disposizione per tutto il campionato).

Curcio 7 – Corre e anche tanto. A volte troppo, il che ne obnubila le scelte. Ma la sua intelligenza tattica è vitale per la squadra. Non a caso, è l'unico del tridente che Zeman tiene fino al 90'. E infatti, assist con movimento perfetto e gol della sicurezza. What else?

Zeman 7 – Gli impacci del primo tempo non gli sono piaciuti granché. Forse, la totale disabitudine ai playoff e il vantaggio del doppio risultato a disposizione, ha annebbiato le idee dei suoi. Ma la squadra ne è uscita bene, con le gambe e i nervi. Il resto lo ha fatto lui, con i cambi che hanno modificato la storia del match.

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