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Merola e Nicolao castigano l'Avellino, il Foggia vince in rimonta: il sogno rossonero continua

Finisce 2-1 al 'Partenio-Lombardi' la sfida del secondo turno dei playoff gironi. Grande prova di orgoglio della squadra di Zeman che rimonta l'iniziale vantaggio di Bove con le reti dell'attaccante e del terzino, da poco subentrato a Rizzo. Per i satanelli ora cominciano le fasi nazionali

31 anni dopo l'ultima vittoria al 'Partenio', poco meno di 15 dopo l'amarissima finale playoff persa, il Foggia si prende la sua rivincita. Non è un caso se l'artefice dell'impresa sia colui il quale guidò i rossoneri quella gara del 1991. Mister Zeman torna a vincere lì dove molti suoi predecessori avevano raccolto delusioni cocenti e regala una serata di quelle magiche a tutto il popolo rossonero. 

Dieci giorni dopo è di nuovo il Foggia a prevalere sull'Avellino, malgrado i ritorni dei pezzi grossi in casa irpina e il favore del pubblico di casa. Fattori che non hanno inciso, neppure dopo il vantaggio firmato da Bove a metà primo tempo, sugli sviluppi di un calcio piazzato. Un gol sporco, in un'azione confusa, la perfetta fotografia del gioco tutt'altro che spettacolare della formazione di casa. Non che i rossoneri abbiano disputato la gara dell'anno, ma comunque si sono fatti apprezzare per concetti e proposte, per una volta, trovando il conforto della dea bendata (si veda il palo di Murano al 5' della ripresa). Era ora. 

È stata una partita nervosa, sporca, ma non per questo spiacevole. Per questo si spiega la scelta di mister Zeman di affidarsi ai muscoli di Gallo e Garofalo, scudieri di Petermann in mediana, rinunciando contestualmente alla fisicità di Ferrante per la imprevedibilità di Di Grazia. I propositi del boemo si sono dissolti al 20' del primo tempo, quando la spalla dell'ex Pescara è uscita malconcia in seguito a un contrasto rendendo necessario il cambio. Tre minuti prima, l'Avellino l'aveva sbloccata con Bove, sugli sviluppi di un corner, dopo un inizio di gara equilibrato, soprattutto nelle occasioni (una per parte). 

Il Foggia non ha mai rinunciato a giocare, pur senza produrre una manovra pulita. Compito difficile contro una squadra fisica e scorbutica come quella di casa. Poi ci sono gli episodi, i famosi "dettagli mouriniani". Quelli che fanno vincere le Champions, ma che possono decidere anche gare con una posta in palio meno prestigiosa. E quindi capita che al 5' della ripresa il Foggia regali una palla di platino a Murano, che indugia un attimo di troppo dopo aver dribblato Dalmasso, e centra il palo grazie anche alla salvifica deviazione di Rizzo. Cinque minuti dopo, è sempre il terzino ex Juve Stabia a ispirare la sponda di Ferrante per la comoda deviazione sotto porta di Merola. Partita nuovamente in bilico e le gambe dell'Avellino che iniziano a tremare. Anche perché Zeman alza la qualità, affidandosi a Rocca e Di Paolantonio oltre a Nicolao per lo stesso Rizzo. Cambi, in particolare gli ultimi due, che si riveleranno decisivi. Perché l'ex Monterosi, al 29', fa partire l'azione con un lancio che Bove ricaccia indietro nel peggiore dei modi, offrendo il più succulento degli assist per Nicolao. È 1-2. L'errore di Ferrante, quattro minuti dopo costringe i rossoneri all'apnea fino al 95', per il più dolce dei sospiri. 

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