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Zeman torna nella "sua" Palermo e cerca conferme dai suoi: "Vorrei una difesa più alta. Spero che la squadra abbia fatto altri passi in avanti"

Il tecnico rossonero tornerà nella città in cui allenò le giovanili: "Ho lavorato nel settore giovanile per nove anni, ho ancora casa lì, non torno come nemico". Sulla squadra: "Vorrei la difesa un po' più alta, ma i difensori sono ancora troppo preoccupati"

Torna in quella che definisce la sua seconda città ed è difficile dargli torto, visto i nove anni consecutivi trascorsi a cavallo tra gli anni '70 e '80 quando lavorò nel settore giovanile del Palermo. Per Zdenek Zeman la sfida con i rosanero non sarà mai una battaglia tra nemici: "Per me è un ritorno a casa, ho ricordi positivi. Ho ancora la casa lì che frequento d'estate", dice il boemo. 

Al 'Barbera' si fronteggeranno due squadre, una imbattuta in casa (il Palermo), l'altra che non ha mai perso in trasferta (il Foggia) subendo un solo gol peraltro su penalty: "Spero si riesca a produrre qualcosa di positivo sul campo. Giochiamo contro una squadra con maggiore esperienza, mi auguro che la nostra voglia di fare bene superi la loro esperienza". 

Palermo squadra ostica e organizzata: "La si può battere facendo le cose meglio di loro. Ho visto qualche partita, compresa l'ultima con la Juve Stabia che è stata molto equilibrata come quella allo Zaccheria. Spero che i ragazzi abbiano fatto qualche passetto in avanti rispetto a prima e che questo basti per fare risultato". 

C'è poi spazio per la tattica, a cominciare dalla collocazione di Rocca, il cui dirottamento dal centrosinistra al centrodestra sembra abbia giovato non poco: "A sinistra con Rocca si giocavano uno sopra l'altro. Con Merola o Merkaj a destra non ha questi problemi. Ma è tutto il centrocampo a essere migliorato come posizioni e tempi di giocata", puntualizza il boemo, che si sofferma anche su alcune situazioni di gioco, particolari, come quella in cui le squadre avversarie mettono sotto pressione il regista rossonero per far inceppare sul nascere la manovra: "Le contromisure sono due: o si tira il regista più dietro tra i due difensori centrali o lo si porta più avanti. Penso che domenica scorsa (contro il Messina, ndr) Petermann abbia giocato anche se marcato. Il problema è che siamo diventati troppo passivi e quando lasci giocare, giocano tutti". 

Per 'Sdengo' l'applicazione tattica resta un dogma da cui non si può prescindere: "Per me è la base, una squadra diventa tale quando si capisce quello che vuole fare, altrimenti diventa solo gioco individuale e la squadra non funziona. Il problema è mettere in campo un gruppo che abbia quattro soluzioni e poi scelga la migliore. La tattica è importante perché i giocatori devono capirsi. Vedere gente che corre senza sapere dove né perché, non mi rende contento". 

Analizzando i numeri, balza agli occhi la media delle reti subite, sotto il gol a partita. Secondo Zeman ciò non dipende né da precise novità tattiche né da una maggiore bravura degli attuali difensori rispetto a quelli avuti nelle passate esperienza: "Il discorso è che io voglio la difesa un po' più su, loro sono preoccupati e si mettono più giù (sorride, ndr). Siamo un po' ibridi in queste situazioni, ma anche sotto questo punto di vista la squadra sta facendo qualche passo in avanti. Quando impareranno a stare più alti, magari prenderemo qualche gol in più, ma ne faremo tanti di più". 

Sulla formazione non si scompone, ma sul sostituto di Nicoletti qualche indicazione la dà: "Ho due soluzioni, Di Jenno e Martino che può giocare sia a destra che a sinistra. Bisogna anche vedere l'avversario chi ci propone dall'altra parte". Per quanto riguarda Maselli, servirà ancora un po' di pazienza: "Sta bene, ma non è ancora pronto. Spero che la prossima settimana sarà a disposizione". 

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