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Giovedì, 18 Aprile 2024
Calcio

Bando agli isterismi, il Foggia di Zeman ha bisogno di tempo

Le fragilità emerse a Palermo sono le stesse che la squadra non è riuscita a dissimulare nelle precedenti apparizioni, anche quelle che hanno visto la formazione rossonera festeggiare un risultato positivo

È bastata una sconfitta, brutta senz’altro, per dar vita al processo. Sul banco degli imputati, Zdenek Zeman e due terzi della squadra. La tipica esagerazione a cui una piazza umorale come poche, come quella foggiana, è abituata.

Lo 0-3 beccato al ‘Renzo Barbera’ ha rappresentato il brusco risveglio solo per gli eccessivamente ottimisti, ma non ha fornito neppure conferme ai cultori del “Lo dicevo io”. Vanno poste in chiaro alcune questioni: il Foggia è una buona squadra? Sì, lo è. Il Foggia è la squadra più forte del campionato? Certo che no. Dove può arrivare? Questo lo dirà il tempo.

Le fragilità emerse a Palermo sono le stesse che la squadra non è riuscita a dissimulare nelle precedenti apparizioni, anche quelle che hanno visto la formazione rossonera festeggiare un risultato positivo. In quelle circostanze è stata proprio la vittoria a offuscare o far passare in secondo piano le debolezze della squadra. Nella conferenza stampa alla vigilia di Palermo-Foggia, lo stesso tecnico boemo aveva rivelato la “preoccupazione” dei difensori a mantenere la linea più alta. L’impercettibile sorriso che ha accompagnato la dichiarazione ha forse indotto a soppesare male il livello di ironia. Ma quella (reale) preoccupazione è figlia di una squadra che ancora fa fatica a entrare appieno nel mondo di Zemanlandia. Questioni tattiche, senza dubbio, e perché no, anche mentali. Perché calarsi in un universo tattico nel quale tutto deve funzionare alla perfezione affinché si raggiunga il risultato, non è affatto semplice. Non lo sarebbe per un giocatore di serie A, figurarsi per uno di Serie C, magari con poche gare ufficiali nel curriculum.

Cruijff sosteneva che giocare a calcio sia semplice, ma che giocare un calcio semplice sia la cosa più difficile. E aveva dannatamente ragione. I codici del calcio Zemaniano sono tanto chiari quanto difficili da acquisire e riversare sul campo. E, non ce ne vogliano i predecessori e neppure i nostalgici del passato prossimo, sarebbe senza dubbio meno impegnativo produrre un gioco impostato esclusivamente sulla fisicità, sull’attacco alle seconde palle, o sulle giocate di due giocatori dal tasso tecnico superiore al resto della squadra poco più che mediocre.

Sulla gara con il Palermo occorre fare valutazioni un po’ più profonde. Perché se è vero che la squadra è sembrata totalmente fuori partita, va data però anche la giusta importanza agli episodi. “Oggi i miei giocatori hanno regalato due gol su tre”, ha commentato il boemo al termine del match. Vero, come è vero che trovarsi al 4’ sotto di un gol, contro una squadra con tre attaccanti rapidi e una naturale predisposizione alle ripartenze, non è proprio il massimo per chi tenta di far gioco tenendo la difesa alta. A nostro modesto parere, il Palermo è una squadra meno forte di quanto il punteggio di domenica scorsa induca a pensare. Una squadra che non fa della qualità in mezzo il suo punto forte. Una dimostrazione sono state alcune palle perse nella propria trequarti che con un maggiore cinismo degli avversari, avrebbero condotto a esiti più infausti per la formazione di Filippi. Certo, due mastini come De Rose e Odjer trovano terreno fertile quando c’è da andare a caccia di palloni da ripulire e far pervenire ai compagni più avanzati. E il lento possesso dei rossoneri, in aggiunta a uno scarso movimento senza palla degli attaccanti, ha senza dubbio agevolato il compito.

“Quella di oggi è una sconfitta su cui lavorare”, ha aggiunto Zeman. Altra dichiarazione condivisibile. Ma la sensazione è che il lavoro da fare sarebbe stato tanto anche se a Palermo fosse giunto un risultato positivo. Ci sono giocatori che ancora fanno fatica a far propri i succitati codici. Come Merola, che dopo timidi miglioramenti, si è di nuovo immalinconito sparendo dal campo quasi subito. O come Rocca, lento di passo e di pensiero, protagonista – suo malgrado – nell’azione del 2-0.

C’è poi l’incognita difesa. Le ultime prestazioni di Markic hanno acceso la spia del dubbio circa una sua effettiva adattabilità al gioco di Zeman. Generalmente, i difensori dal passo lento mal si adattano a un tipo di gioco che preveda la difesa alta e un rischio altrettanto elevato di farsi prendere alle spalle. Salendo di livello, l’esempio più plastico lo ha offerto l’Inter di Conte la scorsa stagione. Quando il tecnico salentino comprese che i suoi tre centrali non fossero adatti per difendere a ridosso della mediana, abbassò il baricentro e la sua difesa divenne la migliore del campionato. Non si pretende ovviamente che Zeman difenda 20 metri più giù, sarebbe come chiedere a uno chef stellato di preparare panini in un fast food. Più semplice, semmai, valutare l’opportunità di pensare ad altri elementi. Stesso discorso per il centrocampo e l’attacco. Rizzo Pinna e Ballarini, per esempio, seppur con un minutaggio abbastanza risicato, qualche messaggio lo hanno inviato. Per tacere di Maselli, forse il più adatto a far muovere la palla velocemente e con qualità come piace al boemo. Per quest’ultimo - l’infortunio alla spalla è ormai stato smaltito – forse, potrebbe esserci una chance già nei prossimi appuntamenti. Gli unici dubbi son dettati dalla sua non eccellente capacità di far filtro in fase di non possesso. L’esperimento del doppio regista con Petermann, a Viterbo fu un fiasco, ma non è detto che non si possa fare un nuovo tentativo.

Qualcuno, a ragione, fa notare che la situazione in classifica resta più che positiva. Al netto del Bari, che nelle prossime settimane proverà a rendere più profondo il solco tracciato tra sé e le inseguitrici, c’è una folta presenza di squadre separate da pochissimi punti. Il pareggio di Latina, fin qui l’unico a generare ancora rimpianti, è il risultato che attualmente separa i rossoneri dal secondo posto.

Ora, però, viene il bello. Il Foggia è atteso da un triplo derby nel giro di sette giorni. Tre partite da giocare alla perfezione tatticamente, ma soprattutto mentalmente. Perché quando si parla di derby, in particolare quelli con Bari e Taranto, c’è in ballo qualcosa che va oltre il semplice risultato. E se questo i giocatori non lo hanno ancora compreso è il caso che la presa di coscienza maturi quanto prima. Per la classifica e per la serenità di un ambiente che ci mette poco a cadere in paranoia.  

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