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I mancini tengono in piedi il Foggia, l'attacco stecca ancora

Petermann, Costa e Peralta i più ispirati, Nicolao firma il gol del pari. Ogunseye sciupone

Che cosa resta della gara di Viterbo? Restano più i rimpianti per una vittoria alla portata del Foggia. È forte la sensazione che la squadra di Gallo, al di là della settimana ‘di passione’ vissuta, potesse superare il Monterosi, squadra reduce da tre sconfitte consecutive e, nel complesso, apparsa poco pericolosa davanti e non proprio una corazzata dietro. Sarebbe bastata una dose più generosa di convinzione negli ultimi quindici metri per portare a casa i tre punti, che avrebbero fatto bene alla classifica e ancor di più al morale. Fortuna (o forse no?) che fra due giorni si torni nuovamente in campo. Allo ‘Zac’ arriverà il Messina. Da un lato è l’occasione buona per rimettersi in sesto e riavvicinarsi ai picchi di autostima raggiunti dopo la vittoria di coppa con il Crotone. Dall’altro, c’è da attenzionare la tenuta fisico-atletica della squadra, chiamata a un tour de force pesante co in mezzo anche la doppia sfida con il Catanzaro (tra campionato e coppa). Affidarsi alle rotazioni, nella speranza di non perdere elementi per strada, sarà fondamentale. Anche perché questa squadra ha dimostrato che solo con una intensità sostenuta può restare competitiva e, cosa più importante, compensare le strutturali mancanze in alcune zone del campo. A partire dal reparto avanzato, nel quale il solo Peralta ha dimostrato di avere testa (e soprattutto piedi) di altro livello. Ogunseye, malgrado la fisicità e l'impegno, ha ancora una volta sciupato una chance dal 1'. Non che Vuthaj, subentrato a inizio ripresa, abbia saputo fare meglio. Nel grigiore offensivo, Gallo può almeno contare sulla forza dei mancini (Petermann, Costa e Peralta), migliori in campo insieme al jolly Nicolao. Altro mancino.

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