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"Zeman certezza". Beppe Gol alla città: "Vi auguro di tornare ai tempi nostri"

Il calore della città ha infuocato i locali del Piccolo Teatro, dove Signori ha presentato il suo libro 'Fuorigioco', evento organizzato dagli attivisti del Comitato Rossoneri per sempre

È bastato un lungo e caloroso applauso al suo ingresso in scena, per cancellare ogni proposito di trattenere l'emozione. Perché a distanza di 30 anni dalla sua ultima gara con la maglia rossonera, il legame tra Beppe Signori e il Foggia non si è mai neppure allentato. Perché non ci sarebbe stato quel Beppe Signori che il calcio italiano ricorda, senza quel triennio rossonero. Una esperienza breve, ma intensa, nella quale BeppeGol ha scritto pagine indelebili della storia rossonera, uno dei protagonisti di quella che a oggi resta l'ultima promozione in serie A del Foggia. Il calore della città ha infuocato i locali del Piccolo Teatro, dove Signori ha presentato il suo libro 'Fuorigioco', evento organizzato dagli attivisti del Comitato Rossoneri per sempre. 

'Fuorigioco' è un contenitore di storie e di emozioni. Quelle belle, legate esclusivamente alle prodezze sul campo, e quelle un po' più dolorose da ricordare, riferite al passato più recente: un incubo durato dieci anni, durante i quali Signori ha dovuto difendersi da una delle accuse più infamanti che un uomo di calcio possa ricevere, l'aver contribuito a truccare le partite. Un contributo notevole, a giudicare da quello che si sostenne inizialmente: "Ero considerato il capo di una associazione a delinquere", rimarca l'ex bomber rossonero, che dal 2011 al 2021 ha lottato per dimostrare la propria estraneità ai fatti, poi confermata dalle recenti assoluzioni. Dieci anni che lo hanno sicuramente cambiato: "Ho capito tante cose, sono diventato più maturo. Ho capito anche chi frequentare. Ho la consapevolezza diversa, è ovvio che ho tanta rabbia per com'è andata la vicenda. Sono dieci anni che nessuno mi può restituire. Ma come dico sempre, non bisogna guardare al passato. Il futuro può essere solo roseo". 

In 'Fuorigioco' non poteva mancare un lungo capitolo sul Foggia. E quando si parla di Foggia, il pensiero converge verso mister Zeman in maniera quasi naturale. Il boemo che, nel lontano 1989, lo accolse all'Hotel President con un "Ciao Bomber", che destò più di qualche perplessità nel giovane attaccante: "Evidentemente aveva visto in me delle cose che io ancora non avevo capito di avere. Io dico sempre di avere avuto tanti allenatori e un maestro. Lui è riuscito a trasformarmi da un centrocampista che faceva cinque gol a stagione in un attaccante vero. Lo Zeman di oggi? L'ho ritrovato con lo stesso spirito e la voglia di allora. Le difficoltà iniziali sono normali, accadde anche a noi il primo anno, quando rischiammo seriamente di retrocedere. Ma bisogna crederci. Ai tifosi auguro di tornare ai tempi nostri. Nella vita bisogna avere obiettivi, non a caso è stato chiamato il mister. Una certezza". 

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